Perché dovrà ritornare il risparmio alle aziende

Perché dovrà ritornare il risparmio alle aziende Perché dovrà ritornare il risparmio alle aziende Conferenza alla Associazione nazionale aziende di credito Roma, 18 dicembre. I rapporti tra capitale di impresa, indebitamento delle aziende, banche e potere politico, sono stati esaminati in una riunione dell'Associazione nazionale delle aziende di credito ordinarie tenutasi oggi a Roma, con una relazione introduttiva di Carlo Bombieri, ex amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana. Bombieri, dopo avere constatato che la copertura con debiti degli immobilizzi aziendali ha assunto dimensioni tanto massicce da relegare ad un ruolo marginale l'apporto dPl capltRle di rischio, ha sostenuto che buona parte delle responsabilità di questa situazione vanno attribuite al potere politico. Fare colpa, oggi, agli imprenditori di avere cercato di sopravvivere e di essersi eccessivamente indebitati, proporre di trasformare 1 crediti delle banche in partecipazioni, in modo tale che il rischio imprenditoriale venga di fatto assunto dai creditori delle imprese anziché dai loro partecipanti, equivarrebbe a mutuare i nostri mali attuali in una isti¬ tuzione permanente. Né la soluzione può essere — ha proseguito l'ex amministratore delegato della Comit — nel buttare all'aria la legge bancaria che, nel complesso, ha funzionato bene. Ciò che invece occorre fare è di creare le premesse per rendere attrattivo e possibile l'Impiego valutarlo in capitale di rischio. Ma per far questo bisognerebbe eliminare tutta una serie di elementi che pesano in modo negativo su una adeguata capitalizzazione delle società: la concorrenza del Tesoro sul mer- i cato dei capitali, attraverso tassi di remunerazione (al netto di imposte) molto più elevati di quelli che il mercato può normalmente offrire; la concorrenza, sempre del Tesoro, sulla massa di risparmio disponibile, imponendo speciali condizioni come l'utilizzo preferenziale dei titoli di Stato o l'esenzione di particolari imposte. C'è, infine, da considerare l'effetto negativo determinato dall'imposizione fiscale sull'impresa e sul partecipanti alla stessa. Un azionista per poter percepire un 9 per cento al netto di imposte (lo stes¬ so reddito cioè dei titoli di Stato), dovrebbe poter trovare una società che abbia la possibilità di distribuire, al lordo di imposte, un dividendo corrispondente al 28 per cento del capitale che per l'azionista, pagata la cedolare secca, si riduce al 9 per cento. Per fare però una distribuzione di questo genere occorrerebbe che la società avesse un flusso di liquidità (una differenza tra costi e ricavi) di almeno il 56°i. Oggi è imponibile. n. g.

Persone citate: Bombieri, Carlo Bombieri

Luoghi citati: Roma