Il pc di Castro, dieci anni dopo

Il pc di Castro, dieci anni dopo All'Avana, il primo congresso dei comunisti cubani Il pc di Castro, dieci anni dopo L'Avana, 17 dicembre. Il primo congresso del partito comunista cubano si è aperto oggi all'Avana, alla presenza di 3136 delegati di tutta l'isola, 86 delegazioni di partiti comunisti esteri e numerose organizzazioni politiche d'America Latina, Asia, Europa occidentale e degli Stati Uniti. In cinque giorni di lavori, il congresso ha il compito di fissare i grandi orientamenti politici, economici e sociali per i prossimi cinque anni. In particolare si pronuncerà sul progetto di nuova Costituzione, rinnoverà il comitato centrale ed elaborerà gli statuti definitivi del pc cubano. Il discorso inaugurale è stato pronunciato da Raul Castro, secondo segretario del partito e fratello del primo ministro Fidel Castro, poi il congresso ha proceduto alla elezione degli organi direttivi della sessione. E' previsto poi un intervento di Fidel Castro, che presumibilmente durerà diverse ore. (Ansa) II partito comunista cubano è nato ufficialmente nel 1965 ed è il risultato della fusione (già annunciata nel '61 ) tra il partito socialista popolare (psp), il « Movimento rivoluzionario 26 luglio » e il « Direttorio rivoluzionario del 13 marzo ». Del vecchio partito comunista è rimasto, con il culto ancor vivo di Juan Antonio Mella, fondatore del primo pc cubano nel 1925, il prestigio del suo leader Blas Roca, ancor oggi membro della segreteria. Ma il partito è diretto di fatto dagli uomini del « 26 luglio », cioè dai fedelissimi di Castro. Dal Comitato centrale composto d'un centinaio di dirigenti (raramente convocato, l'ultima occasione risale al 1972, prima del vittg- gio di Castro in Algeria) e- merge un « ufficio politico » di otto persone, di cui sette — Fidel Castro, il fratello Raul, Juan Almeida, Armando Hart, Guillermo Garda, Sergio del Valle e Ramiro Valdes — so-no veterani della guerriglia contro Batista; l'ottava è il presidente della Repubblica Osvaldo Dorticos, indipenden- te, ma anch'egli uomo d'as-soluta fiducia del premier Fi- del Castro. Vappuntamento del primo congresso era stato fissato per il 1967. A otto anni dalla vittoria della rivoluzione, Castro voleva inaugurare la nuova fase del « consolidamento ». Il leader cubano intendeva cioè chiudere la prima fase, quella « eroica », che era stata impropriamente dilata- ta oltre il momento rivoluzionario dall'atteggiamento ostile degli Stati Uniti, culminato con l'aggressione del '61. Lo sbaì'co dei gusanos finanziati dalla Cia (ormai ciò è provato e documentato anche dagli Usa), la controffensiva che in pochi giorni liquidò il tentativo alla Baia dei Porci, generarono nei cubani una specie di permanente stato di agitazione che, se scoraggiò eventuali nuovi tentativi controrivoluzionari, contribu\ pure ad accentuare nei primi anni errori e sbandate in politica economica. Fin dal 1960, in realtà, Fidel Castro parlava di « seconda fase », esortava i cubani ad affrontare seriamente i problemi del « consolidamento »: fin da allora, con il realismo che l'ha sempre distinto dall'avventurismo guevarista. non s'illudeva che Cuba segnasse l'inizio d'una generale rivoluzione latino-americana. Nella concezione di Castro, e nella realtà, l'esperienza di Cuba era isolata e solitaria, i cubani dovevano adattarsi ad un futuro di grandi sacrifici se volevano difenj dere il loro socialismo, Spirito di sacrificio ed una ! innegabile carica di entusia\ smo non sono mai mancati j al popolo cubano, anche quanj do difficoltà esterne (l'isola1 mento cui lo condannarono \ nel contesto americano gli : Stati Uniti e l'Organizzazione | degli Stati americani, il boi cottaggio sul mercato mon. diale della canna da zucche \ ro) ed errori interni (sopratj tutto economici) misero a du- ! ro prova l'esperienza di quel ! particolare « socialismo in un Paese solo ». D'altra parte Fidel Castro, evitando molti pericoli d'una rivoluzione adolescente (come il culto della personalità), ha tenuto saldamente il timone del Paese e da questa posizione di forza ha potuto valersi d'una spietata autocritica per rafforzare ancor più il suo prestigio. Con l'abituale franchezza, il 26 luglio del 1970, constatato il fallimento della campagna per la gran zafra, cioè per un raccolto che avrebbe dovuto raggiungere i 10 milioni di tonnellate di canna da zucchero, Castro disse ai cubani: « I nostri nemici sostengono che abbiamo delle difficoltà, e hanno ragione. Essi dicono che abbiamo un mare di problemi, e hanno ragione. Affermano che nel nostro Paese c'è molta irritazione, e anche in questo hanno ragione ». Con questa autocritica Castro annunciava la « svolta dei '70 ». E' un fatto che, eliminando molte delle incrostazioni burocratiche del primo periodo, denunciando le forzature demagogiche della rivoluzione, promuovendo lo sforzo per una maggior produttività, l'economia cubana ha registrato un notevole miglioramento. Il tasso di sviluppo, dal '70 a quest'anno, è stato molto vicino al 9 per cento annuo, un risultato non trascurabile che si aggiunge alla pratica assenza di tensioni sociali, non solo perchè il regime conserva inetìitabilmente strumenti repressivi molto efficienti, ma soprattutto perché è stato attuato un rigidissimo controllo sui prezzi dei generi di consumo, che peraltro rimangono razionati. La stragrande maggioranza dei cubani ha accettato il livellamento della condizione sociale, e oggi, in una « decorosa povertà », lo considera una conquista. Il regime castrista negli ultimi anni avrebbe così tentato per la gestione del partito e nel governo della cosa pubblica (due momenti che Castro si è sempre sforzato di mantenere distinti e autonomi), la sperimentazione di una più larga partecipazione popolare e tale sperimentazione è nella democratizzazione dei sindacati e nell'abbozzo d'un « potere popolare» nella provincia di Matanzas. La Ctc (Confederazione dei lavoratori cubani) sembra ora godere d'un efficace potere di contrattazione e all'interno è gestita senza pesanti interferenze di partito; nella provincia di Matanzas, ambizioso « laboratorio » di Castro, si sta realizzando un sistema di governo in cui la componente di « democrazia diretta » è innegabilmente presente. Nei rapporti con l'esterno Cuba attraversa un periodo meno teso: l'Osa le ha tolto l't< embargo morale » il 29 luglio di quest'anno, nel senso che ora i Paesi aderenti all'organizzazione sono liberi di stabilire con L'Avana i rapporti che ritengono più opportuni. Con Washington c'è ancora molta freddezza, ma sembra superato il periodo critico. L'Unione Sovietica ha dato un sostanziale contributo alla ripresa dell'economia cubana, ma l'assetto internazionale attuale non pare più propizio alla richiesta di contropartite come quella che portò alla « crisi dei missili » nel '62. Fidel Castro si presenta al primo congresso del pc cubano dopo una lunga risalita all'interno e dopo aver definitivamente abbandonato, se pure ne fu mai tentato, il mito d'un certo « trotzkismo latino-americano ». Ora dovrà affrontare il problema, ancora arduo, d'un vero « consolidamento », la cui prima manifestazione dovrebbe essere, secondo quanto annunciato, la nuova Costituzione di Cuba. Gianfranco Rornanello