Rinascimento con il Luini di Marziano Bernardi

Rinascimento con il Luini LE MOSTRE d'ARTE di Marziano Bernardi Rinascimento con il Luini L'opera di Gribaudo, negli ultimi anni In una nota d'alcuni giorni fa lamentavamo la scarsità a Torino di mostre d'arte antica (e ci riferivamo a quelle — una o due all'anno — delle gallerie Zabert e Caretto) in rapporto al numero eccessivo delle mostre d'arte contemporanea, dando una motivazione critica al lamento. Ed ecco che ora ■ L'Arte Antica », la galleria gestita dal Salamon insieme col « Gabinetto delle Stampe » di Milano, si smentisce. Da parecchi anni « L'Arte Antica » si è imposta all'attenzione dei più esigenti e raffinati amatori e collezionisti di stampe, non soltanto italiani, per la competenza scientifica e la serietà commerciale delle sue manifestazioni di autentica cultura grafica. E' perciò una buona notizia che, a partire dalla mostra cui adesso accenneremo, parallelamente all'attività finora coltivata, la galleria di via Volta 9 intenda offrire al pubblico periodiche esposizioni di pittura antica allestite con particolari criteri di scelte, rifiutando cioè le occasionalità del mercato. Questo programma è già evidente nelle diciassette opere presentate, In prevalenza su tavola, qualcuna su tela, e due affreschi staccati; quindici italiane, una tedesca, una fiamminga, tutte comprese tra l'Inizio del Quattrocento e la metà circa del Cinquecento, e da ascrivere dunque all'epoca rinascimentale con uno sconfinamento in quella manieristica: di qui il filo conduttore « storico > che ha guidato l'organizzazione della mostra e che ci auguriamo sia mantenuto teso con ugual rigore critico nelle successive. Quanto ai dipinti esposti, più che a una impressionante popolarità di firme (benché ve ne siano alcune famose) si è badato soprattutto alla loro alta qualità nell'ambito delle singole personalità, e alla perfetta conservazione; come nel caso della Deposizione dalla croce del manierista fiorentino Bachiacca (Francesco Libertini, 1494-1557), l'autore dei cartoni per gli arazzi medicei dei Mesi, meglio composta e di maggior respiro paesistico dell'analogo esemplare degli Uffizi. Si muove cosi dalla Madonna di Mariotto di Nardo (notizie dal 1394 al 1424), ancora improntata a modi gotici tra l'Orcagna e Lorenzo Monaco, e dal due splendidi affreschi veronesi del principio del Quattrocento, notificati dallo Stato per il loro pregio, e si giunge alla Giuditta quasi vasariana del bolognese Lorenzo Sabatini o Sabbatini, morto a Roma nell'ultimo quarto del Cinquecento, conturbante dipinto smarritosi nel Settecento ed ora identificato attraverso una nota stampa. Tra questi estremi in approssimativo ordine cronologico stanno le altre opere. La tornita deliziosa Madonna del raro Maestro di Benabbio, lucchese (il catalogo della mostra dà come situato a I Tatti un suo Matrimonio della Vergine che però non troviamo nel gran volume sulla « Raccolta Berenson » curato dal Russoli ed edito dal Ricordi); il Combattimento, dal carattere chiaramente miniaturlstico, del pittore-miniatore veronese Francesco dai Libri; il S. Gerolamo del Palmezzano e, quasi delle stesse piccole dimensioni, quello del bolognese Lorenzo Costa; il tondo con Madonna, Bambino ed angelo del toscano Sebastiano Mainardi, che tiene tanto del Ghirlandaio quanto del Verrocchlo; il potente Ritratto di Francesco II Gonzaga del veronese Giovan Francesco Caroto; la ammirevole e dolcissima — e forse la più attraente opera della mostra — Sacra Famiglia di Bernardino Luini, già della collezione di Lord Desborough nel Sussex, riprodotta e commentata dalla Ottino Della Chiesa nel suo fondamentale libro (1956) sull'incantevole maestro lombardo formatosi sul Solario e sul Bramantino ma poi influenzato, direttamente, dalla poetica leonardesca; Il vistoso Ritratto femminile forse più vicino al Carlanl che a Palma II Vecchio; la soave raffaellesca Madonna, in un paese arioso, di Zenone Veronese; la stilizzata Metamorfosi di Dafne del pinturicchicsco Matteo Balducci; la Cortigiana di Bernardino Licinio, dove uno specchio riflette una gustosa scena di prossenetismo; il dùrerlano bellissimo Doppio ritratto datato 1516, probabile opera del tedesco Hans von Kulmbach, il devoto discepolo del grande umanista di Norimberga; il S. Gerolamo in un paesaggio alla Joachlm Patinir del fiammingo Lucas van Gassel, detto Helmont. S'intende che questo non è luogo per discussioni circa questa o quella attribuzione, di cui si rende garante la serietà della galleria, forte delle testimonianze di autorevoli esperti; sicché della conoscenza e del godimento di queste interessanti opere va la gratitudine dell'intenditore d'arte torinese a « L'Arte Antica ■. ★ ★ Chi voglia rendersi conto dell'eccezionale dinamismo artisticoculturale di Ezio Gribaudo, iniziato più di vent'anni fa a Torino dov'egli è nato nel 1929 ma rapidamente dilagato, anzi straripato fuori dell'area torinese, non ha che da consultare, per il primo ventennio della sua attività, il grosso libro uscito nel 1968 nelle Edizioni d'arte Fratelli Pozzo, contenente giudizi di Carrier!, BariIII, Cabuttl, Carluccio, Carandente, Katia Ambrozic, Colombo, Crispoltl, Grlseri, Viale, Ferrerò. Tapiè, Zavattini. Che scrittori e critici e poeti di cosi diversa estrazione intellettuale si trovino d'accordo nel simpatizzare con l'ingegnosa e multiforme creatività di Gribaudo è la prova che in essa ciascuno scorge, pur da un punto di vista affatto personale, Il segno di una autentica e coerente originalità. Tutti, comunque, riconoscono che II talento di Gribaudo si manifesta con l'azione più che del pittore, del grafico. SI potrebbe dire che tutto ciò ch'egli vede e intende trasformare In Immagine propria, diventi un'af fermazione spontanea e straordinariamente suggestiva di arte grafica. La grande mostra riassuntiva del suo lavoro compiuto dopo la pubblicazione del citato libro, con la quale s'è inaugurata la nuova galleria •Saglttarius» di via dei Mille 2tetuispfiploeqmaqteczrplincmst«ssAgnsfdtvnfltbscagddpPlessdMmtMmdp 29, è la dimostrazione più evidente del persistere e dell'accentuarsi nell'artista torinese di un istinto dominato, nelle sue molteplici affermazioni, dal segno grafico. Gli stessi ampi recentissimi pannelli battezzati - Logogrifi colorati > nascono non dal pennello e dalla tavolozza (strumenti in questa occasione complementari), ma dalla tecnica tipografica più avanzata, con la quale egli è a quotidiano contatto come dirigente delle edizioni d'arte Pozzo e come consulente della Fabbri. Così le stesse sculture in bronzo, piatte e forate come dei Moore, tendono non al volume ma al profilo, a un contorno che diventa linguaggio preminente; ed altro non sono, coi loro vuoti e pieni, che enormi Ingrandimenti antropomorfizzati di particolari dei famosi « flani » tipografici nei cui intricati rilievi monocromi, di solito « bianco su bianco », Gribaudo ha scoperto quell'alfabeto e quel fraseggio che, dall'Europa alle due Americhe e all'Estremo Oriente, gli hanno dato rinomanza internazionale. Ma non si approfondisce l'essenza di questo onnipresente grafismo se non si tiene conto di due suoi fattori essenziali: la fertilità delle invenzioni figurali (si vedano le spiritose sculture minori, i • logogrifi » di farfalle e fiori) e la grazia, l'eleganza dell'esecuzione. A Gribaudo basta un tocco di colore purissimo sulla bianchezza immacolata di un quasi impercettibile rilievo per evocare la civiltà del Sol Levante; al modo stesso che la sua cultura gli consente la riedizione moderna di un antico smalto renano. ★ ★ Una segnalazione: alla » 3 A » di via Accademia Albertina 3 la piccola mostra di Nevenka Rayer Parisi, rivelatrice di notevoli qualità pittoriche poste in opera per esprimere un fervente spiritualismo toccato di religiosità, che forse la pittrice ha derivato da quello del suo primo maestro Dedalo Montali. mar. ber.

Luoghi citati: Estremo Oriente, Europa, Milano, Norimberga, Roma, Torino