La parola ai giornalisti
La parola ai giornalisti La parola ai giornalisti Nella scelta dei giornalisti, funzionari e uomini eli cultura ai quali sarà affidata la gestione della « nuova » Rai-Tv, i politici hanno dato una prova piuttosto avvilente del loro modo di « fare cultura ». I rappresentanti dei partiti, ai quali erano affidate le scelle, hanno trascinato per mesi e mesi la questione in interminabili confronti e ipotesi di compromesso, cercando costantemente d'imporre o di contrattare nomine che dessero, ai parliti stessi, le massime garanzie di « controllo » sul mezzo radio-televisivo. La mentalità partitica e quella « culturale » sono davvero antitetiche: rischiava così di venire totalmente compromessa una riforma alla quale si chiede d'impostare in modo più moderno e civile il problema dell'informazione radio-televisiva, che deve essere ampia e stimolante se vuole rispondere alle attese e alle inquietudini di un Paese in crescita, come l'Italia. Alcune delle soluzioni peggiori, più grette e vessatorie, sono state fortunatamente bloccate dalla tenace battaglia di taluni strenui difensori della riforma: ci sia consentito di ricordare in particolar modo il nome del professor Leopoldo Elia. Alla fine è pur sempre emerso un « organigramma » di ineguale valore e consistenza, anche se migliore di ciò che avremmo ritenuto possibile ancora poche settimane fa. Le nomine risentono, in qualche caso clamorosamente, dell'impostazione « partitica ». Vi sono state soprattutto, almeno fino a questo momento, esclusioni ingiustificabili, che hanno colpito (ed è singolare) proprio alcuni tra i più indipendenti e prestigiosi uomini di cultura e giornalisti televisivi espressi dall'area « cattolica », o democristiana. Pensiamo ad Angelo Romano o a Fabiano Fabiani, ma altri nomi potrebbero farsi: o forse vi sono ancora possibilità di un loro rientro, in posizioni di adeguato impegno? E' però di conforto vedere come alla fine, dopo tanti strazianti confronti, le scelte più clamorosamente « partitiche » sia¬ no cadute, ed abbiano finito per emergere, anche in posizioni di grandissima responsabilità, giornalisti di alto prestigio e d'indiscussa capacità professionale: pensiamo, Ira l'altro, alle direzioni di ambedue i telegiornali, affidate ad Andrea Barbato e ad Emilio Rossi (diversamente noti al grande pubblico, ma egualmente stimati, sul piano professionale e inorale, da chi conosca dal di dentro il mondo del giornalismo televisivo). A questo punto, si rischia di concludere con un sospiro di sollievo, che è però pericoloso: soprattutto se in tal modo finisse per esser lasciato cadere il discorso di fondo, su come debba cioè impostarsi in avvenire il rapporto tra le forze politiche e la Rai-tv. Questo discorso è ancora tutto da fare, ed è di grande importanza per la società italiana: ci torneremo dunque sopra, instancabilmente, fintantoché quel cruciale rapporto non sia impostato correttamente, nel reciproco rispetto tra le forze politiche, gli uomini di cultura, i giornalisti, e la società. Oggi occorre comunque fare un'osservazione preliminare: ed è che la parola, a questo punto, passa dai politici ai giornalisti. Noi abbiamo fiducia che questi ultimi usciranno dalla prova meglio di quanto non siano lisciti dalla loro i politici. Noi sappiamo bene che dentro il mondo radio-televisivo esistono delle cospicue forze culturali e giornalistiche, e possiamo sperare che ora riusciranno ad esprimersi più pienamente. Occorre voltar pagina: non vi siano altri limiti e confini al libero esercizio della professione, all'infuori di quelli appunto dettati dall'ambizione, e dall'etica professionale. I partiti, dopo mille intrighi, hanno fallo le nomine. Qui si arresta il loro compito, qui finiscono i loro poteri. Ora tocca ai giornalisti e agli uomini di cultura di dimostrare ciò che essi sanno fare, quale idea essi abbiano dell'informazione televisiva: anzi, quale idea dell'Italia. La responsabilità, che ora ricade tutta su di loro, è grandissima.
Persone citate: Andrea Barbato, Angelo Romano, Emilio Rossi, Fabiano Fabiani, Leopoldo Elia
Luoghi citati: Italia
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