E' fulminato con tre colpi al cuore un giovane che insegue i rapinatori di Vincenzo Tessandori

E' fulminato con tre colpi al cuore un giovane che insegue i rapinatori Criminali feroci e scatenati: sette rapine (una con omicidio) in sette ore E' fulminato con tre colpi al cuore un giovane che insegue i rapinatori Ore 15 alla Calorcomfort di via Pacchiotti (borgata Parella) - Due banditi costringono un impiegato faccia al muro e s'impadroniscono di buste paga per 8 milioni - Tre dipendenti della ditta li affrontano all'uscita mentre balzano sull'auto guidata da un complice - Rimasto a piedi, uno dei delinquenti viene afferrato da un coraggioso autista dell'azienda, per liberarsene gli spara cinque volte a bruciapelo - Cadavere sul marciapiede, tra la folla «Correte! C'è una rapina a mano armata ». L'allarme giunge in questura pochi minuti dopo le 15. Nuovo disperato messaggio, pochi minuti più tardi: « I banditi hanno sparato, 'orse ucciso ». Quando, precedute dall'urlo delle sirene, le «volanti» giungono all'indirizzo indicato, in via Pacchiotti, a terra sul marciapiede giace un giovane. E' morto, conserva sul viso un'espressione ancora incredula. Lo ha fulminato, con quattro colpi sparati a bruciapelo, il bandito che aveva inseguito e bloccato dopo l'assalto e che stava scappando con il denaro degli stipendi. Vittima del nuovo, spietato delitto Antonino Sanfratello, ventottenne, da poco più di un anno sposato con Cristina Serra, 29 anni, e padre di una bimba di sei mesi, Marzia: abitava in una linda casa al secondo piano di via Saluggia 13. Da un anno e mezzo lavorava come autista nella ditta di impianti idro-termici Calorcomfort di via Pacchiotti 18. Il titolare Valerio Pozza, 43 anni, via Servais 132 e i colleghi lo ricordano cosi: « Un ragazzo d'oro. Un lavoratore formidabile, volenteroso, fidato, sempre di buon umore ». E anche coraggioso: appena ha intravisto l banditi ha ignorato la prudenza e si è gettato all'inseguimento, armato soltanto delle mani. Non si è fermato neppure di fronte a una pistola spianata, ma ha pagato troppo caro il suo gesto generoso. Sono le 15, nel magazzino della Calorcomfort il lavoro è appena ripreso. Il deposito è una costruzione in vetro e ferro all'in- terno del cortile del numero 18; dal magazzino, attraverso uno stretto corridoio si accede all'unica stanza che funge da ufficio: qui vengono anche dati gli stipendi. E' giorno di pagamento, nell'armadio di metallo ci sono otto milioni in contanti. Dice Valerio Pozza: « Li avevamo ritirati alle 13,30 dall'agenzia 21 dell'Istituto Bancario San Paolo di via Asinari di Bernezzo ». Dei trenta operai e impiegati che lavorano nell'azienda, soltanto in quattro sono presenti nel magazzino. Antonino Sanfratello, Pier Carlo Faletto, 40 anni, Pinerolo via Chiampo 38 ed Eugenio Zapparoll, 30 anni, via Nigra 24, sono all'interno del capannone, impegnati a caricare pazzi di una pompa su un camion; a pochi metri da loro, nell'ufficio, c'è Mario Cottelino, 43 . i i e o ¬ . , anni, Plossasco, via Solferino 8/4. I banditi arrivano su una A 112. Sono in tre, l'auto accosta al marciapiede di fronte al numero 18, sembra una manovra normale. Scendono in due, giovani, paiono tranquilli. Nessuno li nota. S'infilano nell'androne, si dirigono sicuri verso l'ingresso dell'ufficio, che è sulla destra nel cortile, nascosto dallo spigolo di un muro. I banditi non hanno esitazioni, il loro non è un piano Improvvisato. Mario Cottelino sente aprire la porta a vetri, alza gli occhi e si trova una pistola puntata all'altezza degli occhi. Riesce appena a guardare il rapinatore, ma ne ha un ricordo nitido: « Un giovane sui 18-20 anni, alto non più di un metro e settanta, piuttosto snello, capelli scuri, volto ovale, magro, carnagione rosea. Indossava un cappotto grigio chiaro, nella sinistra stringeva una grossa pistola ». L'impiegato riesce a scorgere il complice, è costretto ad alzarsi dalla scrivania e poi ad inginocchiarsi fac eia al muro. « Mi hanno appoggiato la pistola alla nuca, non ho più potuto fare niente ». Il bandito gli ordina: « Non muoverti, noi prendiamo i soldi ». Le ombre dei banditi, però, vengono viste dai tre dipendenti intenti a caricare il camion; dallo spiraglio della porta semichiusa uno di loro scorge un uomo armato. Non ci sono dubbi, è una rapina. Uno sguardo rapido d'intesa, la decisione è presa senza parlare. Occorre fermare i delinquenti che stanno portando via gli stipendi, almeno tentare. I banditi, intanto, hanno finito, se ne vanno. Dalla serratura prendono la chiave che è ancora infilata e chiudono dall'esterno. Forse pensano di averla già fatta franca, di essere riusciti nel colpo « pulito », facile, senza complicazioni. Ma hanno appena superato i pochi metri del cortile, che li raggiungono le grida degli operai: « Fermi, fermi. Sono rapinatori ». Si voltano e scorgono i tre che li inseguono. Mancano pochi metri alla strada, all'auto in attesa, alla salvezza. « Fuori li aspetta certo una macchina » pensa Eugenio Zapparoli, e salta sul camion parcheggiato all'ingresso del capannone. Faletto e Sanfratello, invece, continuano la corsa, a piedi. I banditi sono in strada. Sull'A 112 il loro autista li vede uscire di corsa dal cancello, i volti tesi. Gli fanno ampi gesti, gridano: « Li abbiamo dietro, scappiamo ». Mette in moto, uno riesce a saltare sulla macchina, l'altro prosegue a piedi. Intanto il camioncino è giunto in strada ec e tenta, senza riuscirci, di bloccare la macchina. Lo scatto dell'A 112 è bruciante, il bandite alla guida sembra volersi allontanare, ma al primo incrocio, con via Capelli, piega a destra, poi svolta ancora a destra, in via Gaglianico. Compie il giro dell'isolato, con il camion che cerca di tallonarla, e torna in via Pac chiotti, per raccogliere il com plice rimasto appiedato. In questo momento si compie la tragedia. Giunto in strada An¬ tonino Sanfratello grida ancora al bandito di fermarsi, l'altre appena si volta a guardarlo, prosegue la corsa. L'autista della Calor comfort, però, è più veloce, in pochi metri si avvicina sensibilmente, spicca un salto e afferra alla vita il fuggiasco. Il gangster si gira di scatto, gli punta la pistola e fa fuoco, rabbiosamente, cinque volte in rapida successione. Sa di uccidere, sparando in quelle condizioni. Ma agisce con freddezza, senza I esitare. Quattro colpi vanno a segno, uno si schiaccia nel muro. | Raggiunto al petto da tre proiettili e all'inguine, Antonino Sanfratello crolla a terra, di traverso sul marciapiede, le braccia allungate lungo 1 fianchi. « E' spirato all'istante », dirà il medico legale. Forse non si è neppure accorto di morire: sul volto battuto dalla fitta pioggia rimane un'espressione d'incredulità. Il bandito riesce a salire sulla macchina dei complici, la via è libera. L'auto viene abbandonata poco dopo in via N. Fabrizi angolo via Fogazzaro: era stata rubata pochi giorni prima. Viene dato l'allarme, accorrono gli uomini della Mobile col dott. Rosa, il dott. Sassi, e il dott. Agnello, i carabinieri con il col. Schettino e il cap. Angelino. Attorno al corpo della vittima si raduna una piccola folla: tutti guardano con pietà, ma anche con curiosità morbosa quell'uomo che ha pagato con la vita il suo gesto generoso. Vengono fatti i primi rilievi, si raccolgono 1 bossoli e un proiettile. L'assassino ha sparato con una pistola cai. 7,65. Un maresciallo che passava per caso avrebbe letto la targa dell'Autobianchl. Giunge sul posto per dirigere l'inchiesta anche il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Sciaraffa. Si tenta una prima ricostruzione del fatto, la descrizione dei banditi è approssimativa: « E' comune ad almeno altri dieci rapinatori che hanno compiuto assalti oggi » commentano gli inquirenti. Ma un dato sembra Importante: i rapinatori assassini dovevano conoscere il giorno di pagamento, l'ora più indicata per l'assalto, il luogo dove viene solitamente tenuto il denaro. Da questo indizio partono le ricerche. Vincenzo Tessandori il d Antonino Sanfratello aveva 28 anni - Il cadavere sul marciapiede - Mario Cotellino è stato costretto, pistola alla nuca, a consegnare il denaro

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