La roccaforte di "Asterix,, sulle Alpi di Edoardo Ballone

La roccaforte di "Asterix,, sulle Alpi Gli occitani difendono il loro idioma e la loro cultura La roccaforte di "Asterix,, sulle Alpi Il gruppo etnico è in polemica col sindaco "italianista" di Monterosso, in Valle Grana - Le storie (controverse) di una targa stradale bilingue e d'una vecchia insegna di osteria nella frazione di S. Lucia (Dal nostro inviato speciale) Monterosso Grana, 13 die. Strana storia, questa di Monterosso, nella valle cuneese del Grana. Il sindaco neoeletto fa affiggere una targa segnaletica in italiano, a fianco di quella vecchia in provenzale; la targa italiana scompare misteriosamente il giorno dopo; i carabinieri, nel frattempo, diffidano il gestore dell'unica osteria di una frazione ad aggiungere accanto all'insegna in provenzale anche quella in italiano. Proprio qualche chilometro più in su, in periodo fascista, i geTarchetti locali mutarono il nome di Pradleves in Pradleve e quello della frazione Crousas in Crosasso. Il fascismo passò e si disse «cose di questo genere non accadranno più». Ma, in una mattinata grigia del 29 ottobre 1975, un gruppo di abitanti della località Sancto Lucio, a qualche chilometro da Monterosso, vedono il messo comunale e un assessore mentre tolgono la grossa targa in metallo blu con il nome occitano per collocarvi quello con su scritto «Santa Lucia». Questa è la versione del professor Sergio Arneodo, studioso di civiltà occitana e fondatore del movimento Coumboscuro. Il sindaco, dot¬ o ¬ tor Franco Ripa, iscritto al partito socialista ma eletto in una lista indipendente, nega d'aver fatto rimuovere il segnale ma di aver fatto solo aggiungere quello in italiano. Un breve flash-back e la storia sarà più chiara. In valle Grana, come in tante altre vallate sino a quelle settentrionali del Pellice, vive, o piuttosto, sopravvive, la popolazione autoctona degli occitani, un gruppo etnico simile a quella che c'è al di là delle Alpi, in certe vallate francesi e sulla Costa Azzurra. La loro lingua è quella dei menestrelli medievali e rinascimentali, il loro idioma d'oc è tra i più antichi d'Europa. Oggi esistono tre movimenti che tendono ad avere per le loro genti un'autonomia amministrativa di tipo valdostano: sono il Mao, forte in Val Varaita; l'Udavo che agisce nel Pellice e il Coumboscuro (Valle scura) che opera in valle Grana. Nel '61, Arneodo, insegnante di lettere a Cuneo, fondò appunto il Coumboscuro definendolo movimento etnico-culturale. Egli stesso lo proclamò «il villaggio degli irriducibili», «una specie di roccaforte di Asterix contro l'invasione romana di Giulio Cesare» La frazione Santa Lucia non aveva targhe segnale¬ tiche e Arneodo, allora sindaco, le fece collocare in lingua provenzale. In un antico fab loricato di campagna, Arneodo organizzò la lavorazione del mobile rustico, proprio come gli avi della sua stirpe e nella vicina locanda, i gestori, oggi già anziani, cominciarono a preparare per i forestieri l'aioulì, il piatto tipico di Provenza ed infine, ogni anno, a settembre, si decise di organizzare un «roumiage», ossia una festa patronale con il raduno di occitani. Torniamo ai nostri giorni. Arneodo afferma che dopo la rimozione della targa il suo gruppo reclamò presso il prefetto: questi, allora, avrebbe ordinato al sindaco di farla rimettere. Cosa che avvenne il 26 novembre. Ma Ripa precisa: «Non ho mai ricevuto alcun comunicato del prefetto», e ribadisce: «La targa in occitano non fu mai rimossa». Arneodo, però, ha le prove fotografiche. Ma il «pasticciaccio» si fa ancora più ingarbugliato. Una decina di giorni fa, il brigadiere dei carabinieri di Pradleves, Luciano Arciulli, sale a Sancto Lucio e diffida i gestori dellVOustalariè dis Aup» ad aggiungere a quella scritta l'altra in italiano «Osteria alpina». Se ciò non sarà fatto ci sarà la contravvenzio¬ ne. Povera gente questi gestori e troppe le 400 mila lire che dovrebbero pagare. Si spaventano e coprono l'insegna provenzale. Il brigadiere afferma d'aver preso la decisione di sua iniziativa «per applicare il regolamento di pubblica sicurezza», ma poi ammette d'essere andato a Sancto Lucio «dopo una telefonata anonima». «Questa telefonata è partita dal municipio — sottolinea Arneodo —, in paese tutti lo sanno». Il sindaco, ancora una volta, nega di essersi messo in contatto con i carabinieri. Più che una guerra è forse una guerriglia personale, o più probabilmente lo scontro di due mondi: quello che sente fastidio in chi è diverso anche se pur linguisticamente e quello che non vuol soccombere soltanto perché è più debole. Cose che si credevano superate. Il finale della storia? Sul cartello blu di Sancto Lucio ce n'è uno in cartone provvisorio con su scritto «Santa Lucia». L'insegna provenzale dell'osteria è coperta, ma al suo fianco ignote mani hanno applicato un manifesto: «Ome d'oc as drèch à ta parolo» (Occitano, hai diritto alla tua lingua). Edoardo Ballone

Luoghi citati: Cuneo, Europa, Monterosso, Monterosso Grana, Ome, Pradleves, Provenza