"Vestite sopra, ma nude sotto,, di Sandro Casazza

"Vestite sopra, ma nude sotto,, "Vestite sopra, ma nude sotto,, L'escalation del sesso raggiunge il vertice di audacia e volgarità negli slogan di propaganda « Una bella ragazza spogliata riesce a far vendere qualsiasi prodotto », dicono gli esperti della pubblicità. I manifesti offrono al passante uno, ricca e chiassosa antologia di nudità: dalle mozzarelle alle motociclette, dal dentifricio agli scarponi da sci, il « messaggio » viene affidato a scorci vistosi di cosce e natiche muliebri. Un'escalation del sesso che raggiunge il suo vertice di audacia e volgarità nella pubblicità cinematografica, dove il prodotto da propagandare è spesso di argomento erotico. Disegni, frasi, fotografie, uniscono la grossolanità dell'immagine al cattivo gusto di molti ti- toli. Per Le schiave nell'isola del piacere si annuncia al pubblico « Una carica esplosiva di sesso e violenza » mentre una coppia di ragazze avvinghiate suggerisce morbosi diletti voyeurìstìci piuttosto che una lotta per la sopravvivenza. L'albergo dei piaceli proibiti pone un « categorico divieto ai minori di 18 anni » e lascia prevedere « una prima visione brucia... pelle ». Si tratta di allusioni non sempre veritiere, sovente ai limiti della truffa: la pubblicità in media promette più di quanto il film mantenga. Si cerca di sfruttare commercialmente i resti di una educazione sessuale repres] siva. Per lo più sono pellicole che fingono di infrangere gli antichi tabù e finiscono con l'alimentare e diffondere il vizio del voyeurismo. Gran parte degli spettatori cade nel tranello: delusione, impressione di essere raggirati. Ma l'ambigua operazione continua. Tra i più recenti e clamorosi esempi Gola profonda, parte II con Linda Lovelace, che prima di essere sequestrato, in tre soli giorni, ha incassato a Torino oltre 23 milioni. Contrabbandava una banale parodia di «spy story » al posto del notissimo film in cui l'attrice americana dà un saggio delle sue raffinate e irresistibili tecniche orali. Il cinema sexy sta marciando con passo sempre più spedito verso l'oscenità e la pornografia. La pubblicità anche sui quotidiani (numerose le lettere di protesta dei lettori) ha seguito da vicino questo andamento, spesso superando in audacia il prodotto. E' curioso e interessante sfogliare le vecchie raccolte di giornali seguendo gli sviluppi di questo processo che è andato rapidamente accelerando negli ultimi cinque anni. Il cinema non ha mai trascurato il richiamo dell'attrattiva femminile. In passato preferiva, però, l'allusione all'adescamento. Nell'ottobre del 1920 per il lancio di I pescicani, « grandioso lavoro », si informava lo spettatore che il film era interpretato « dalla bella e fine attrice francese Maria Luisa Derval ». Oggi per Gola profonda, parte II la sola dote attribuita a Linda Lovelace è una « gola che ha scandalizzato l'America ». Gli Anni 20 sono caratterizzati da un'estetizzante eleganza. In Gorgo fascinatore (un titolo che farebbe invidia a certi cineasti dei nostri giorni) incontriamo « la valente e bella Bianca Stagno Bellincioni »; Lisa Pleurion presenta al pubblico la « eletta attrice Francesca Bertini », mentre nella Contessa Dolly troviamo la « gentile e deliziosa Pola Negri » protagonista dell'u artistica film » (al femminile, come si usava allora). Francesca Berlini è « affascinante e insuperabile » interprete di La principessa Giorgio, quando in contemporanea si annunciavano « le dolorose ore del martirio amoroso » dell'Istitutrice di sei bambine, vicenda centrata su « una creatura di passione che l'amore ha spezzato e disonorato ». Gli Anni 30 proseguono con uguale raffinatezza di allusioni: Peggy Norman è « graziosa e splendida protagonista » di Valzer del Danubio, Maria Korba « efficace interprete del dramma di passione » L'incantesimo del circo, Norma Shearer non merita più del misurato elogio « affascinante, romantica e deliziosa » nel Principe studente con Ramon Novarrò. Bisogna risalire fino agli riltimi Anni 50 per cogliere i primi sintomi di slittamento nella pubblicità cinematografica. Tre esempi per tutti: Gina Lollobrigida si rivela « piena di pepe, ardore e fantasia » in Anna di Brooklyn. Con L'inferno di Pigalle cominciano i primi richiami indiretti: il film è « rigorosamente vietato ai minori di 18 anni ». Afrodite offre « una storia d'amore che scuote». Tra il '67 e il '69 i messaggi cominciano a diventare più espliciti, anche se frenati ancora da un velo di ambiguità. Le Ore dell'amore con Tognazzi appare « una storia piccante, spregiudicata e scottante »; Desideri proibiti ripete iterativamente allo spettatore « questi sono desideri reconditi, desideri conturbanti, desideri inconfessabili ». Con Squillo entriamo nell'« ambiente dell'amore facile dei nostri giorni ». Anche le immagini si fanno più osées. Ragazzine sdraiate ammiccanti, donne seminude ostentano gli antichi feticci: calze nere, tacchi a spillo, reggicalze. Nel dicembre del '69 i flani pubblicitari parlano di incesto: Beatrice Cenci « vittima innocente o peccatrice incestuosa? ». L'interrogativo tentava di esorcizzare un'audacia ancora scandalosa. Negli ultimi anni quasi ogni freno è stato sciolto. Ormai abbiamo Le dolci zie, « scatenate per l'educazione sentimentale di un nipote tranquillo »; Calore in provincia che racconta « tutto ciò che accade in un paese di provincia in cui le donne troppo vestite sopra sono troppo nude sotto »; Labbra di lurido blu con « una Lisa Gastoni sessualmente peccatrice tra amori proibiti ». L'elenco si arricchisce quotidianamente di esempi da antologia del cattivo gusto. Tra gli ultimissimi Ondata di piacere dove la protagonista « conosceva una sola regola: la ricerca forsennata del piacere » e Emmanuelle nera, « la più lunga carezza erotica mai presentata sugli schermi». Quanta differenza tra erotismo e volgarità. Sandro Casazza

Luoghi citati: America, Torino