Teologi di tre fedi di fronte all'aborto

Teologi di tre fedi di fronte all'aborto Teologi di tre fedi di fronte all'aborto Roma, dicembre. La donna è libera o no di decidere da sola l'aborto? Ho sentito il rabbino-capo di Roma, prof. Elio Toaff, la cui autorità è riconosciuta nell'Ebraismo non solo italiano; il pastore metodista prof. Domenico Cappella, esponente della teologia evangelica; dom Carlo Morandin, teologo, benedettino, segretario per il Centro-Sud dell'Associazione teologi moralisti. Dice il prof. Toaff che nella legge ebraica non esistono trattazioni specifiche sull'aborto: « C'è la legge del rispetto della vita umana, che non deve essere soppressa in alcun caso. C'è la considerazione della maternità come benedizione del Cielo e dei figli come segno della benevolenza divina. Perciò sembrerebbe che l'aborto dovesse essere in ogni caso proibito. Ma esiste, nel concetto di rispetto della vita umana, anche quello che una vita certa non deve essere sacrificata per una vita incerta: quindi un aborto procurato per salvare la vita della madre appare del tutto giustificato ». Ciò non toglie che nell'Ebraismo l'aborto « consentito in determinati casi e pur esistendo dubbi fondati sull'effettiva vita del feto, sia sempre considerato una grave infrazione alla legge ». A maggior ragione, aggiunge Toaff, « non vale neanche la pena di ripetere che l'aborto provocato per ragioni economiche o di comodo è senz'altro considerato un reato: chi non vuole più figli può ricorrere ai contraccettivi quando abbia procreato due figli ». Il diritto della madre nei confronti del diritto alla vita del feto è alla base della risposta del prof. Carlo Morandin: « Non si può dimenticare che la morale, spiega il moralista cattolico, nel difendere la vita di- ciascun essere umano (e il feto ha già in sé tutte le caratteristiche fondamentali dell'essere umano) non fa altro che difendere la libertà di tutti. E qui dobbiamo essere ben chiari: la libertà umana non è mai un fatto assoluto; si tratta sempre di una realtà relativa e delimitata specificamente dal diritto dell'altro, del "tu", cioè del prossimo ». Dopo questa premessa, la domanda che si pone Morandin è questa: «Che diritto possono avere una donna o entrambi i genitori di decidere se un figlio debba nascere o meno? Una libertà di decisione di questo tipo non sarebbe altro che un esercizio dispotico della propria autorità sul futuro figlio. Eppure la società moderna vuole essere contro ogni forma di autoritarismo ». La conclusione del moralista cattolico è la seguente: « Dal punto di vista morale non è mai lecito acquisire dei diritti che affermino la propria libertà violando i diritti degli altri: il caso della donna libera di decidere se abortire o no, non è fuori da tale prospettiva ». L'analisi del prof. Domenico Cappella parte dal giudizio che, sotto il profilo evangelico (cioè dei protestanti), « la libertà della donna di abortire o meno, intesa come autogestione del proprio corpo, non ha senso ». Spiega che « non ha senso perché la procreazione non è un affare privato della donna, ma dell'uomo e della donna, entrambi responsabili delle decisioni di procreare ». Quindi, per Cappella, « il controllo delle nascite deve avvenire nel momento e nelle forme in cui esso concerne ugualmente l'uomo e la donna, cioè nel rapporto sessuale e non dopo, quando concerne soltanto la donna ed è tutto a suo carico ». Se poi è vero che ogni aborto — prosegue il teologo metodista — è conseguenza di una decisione individuale, pur se oggi è un « fenomeno di massa », è anche vero che le ragioni che spingono tante donne ad abortire, special¬ mente quelle dei ceti popolari, sono di ordine sociale. « Non è giusto, perciò, aggiunge Cappella, cercare di ri solvere il problema definendo a tavolino la liceità o meno dell'aborto e scaricando, così, solo sulle donne il peso delle contraddizioni esistenti in una società che non può sopportare il libero corso della fecondità naturale e non sa provvedere a un controllo delle nascite umanamente accettabile ». Una seconda osservazione di Cappella riguarda il rispetto e il diritto alla vita che, a suo giudizio, « è inteso da un punto di vista biofisico », cioè in un modo « strumentalizzato al fine di imporre alla donna di procreare sempre e dovunque in qualsiasi condizio ne ». Lo studioso metodista giudica « necessario chiarire che il diritto alla vita implica innanzitutto il diritto di chi vive di generare quando ha deciso di farlo e il diritto di avere una società in cui generare figli e poi educarli non sia una fatalità, un obbligo, un peso e quasi una punizione del sesso, ma una gioia, una partecipazione umile e responsabile all'opera della Creazione ». Lamberto Fumo

Persone citate: Cappella, Carlo Morandin, Domenico Cappella, Elio Toaff, Lamberto Fumo, Morandin, Toaff

Luoghi citati: Roma