Il boia di Albenga: "Carla confessò d'avermi tradito,, di Guido Guidi

Il boia di Albenga: "Carla confessò d'avermi tradito,, Il processo alle assise di Roma Il boia di Albenga: "Carla confessò d'avermi tradito,, Luciano Luberti, accusato di avere ucciso l'amante, ha adombrato la tesi del suicidio sostenendo che la donna aveva già tentato d'uccidersi (Nostro servizio particolare) Roma, 10 dicembre. Luciano Luberti ha cominciato, oggi, ad adombrare la tesi con la quale intende difendersi dall'accusa di omicidio: per quasi tre mesi, secondo lui, avrebbe vegliato in una atmosfera allucinante il cadavere di una donna che s'era tolta la vita. Carla Gruber, cioè, oltre ad essere tormentata da una sfrenata gioia di vivere (un marito e tre amanti in un decennio) era tendenzialmente portata al suicidio: due anni prima di morire stroncata da un colpo di pistola aveva tentato di uccidersi in una stanza dell'ospedale di Montefiascone dove era ricoverata. La storia nel suo epilogo è agghiacciante e i suoi protagonisti, cosi come li sta descrivendo Luciano Luberti ai giudici della corte d'assise (il racconto è destinato a prolungarsi per altri due giorni), sono di uno squallore sconvolgente. Lui si autodescrive come un uomo remissivo (bene in contrasto con il suo passato tumultuoso), succubo di una amante che non gli risparmiava i torti; lei una donna imprevedibile, estroversa, irrefrenabile e sempre delusa. Ieri, Luciano Luberti aveva ricordato ai giudici l'inizio di questo suo rapporto con la bella profuga dalmata, il matrimonio di lei con lui a fare da testimone di nozze, la separazione legale, le denunce del marito ed un amore, tutto sommato, abbastanza travagliato. Ma in seguito e cioè dopo che i due avevano deciso di vivere insieme la situazione non migliorò affatto: se è vero quello che ha ricordato Luberti (ed è obiettivamente vero) la vita di quello che era stato «il boia di Albenga» e di Carla Gruber non fu mai tranquilla. A rendere la storia più movimentata ci pensò lei con le sue «evasioni» sentimentali. «Nel giugno 1967 — ha raccontato Luberti — mi resi conto che Carla era molto nervosa: mangiava quasi niente, dormiva pochissimo, era particolarmente eccitata. Io, invece, avevo bisogno di tranquillità. M'ero imbarcato in alcune imprese editoriali, stavo scrivendo due saggi (uno sugli ebrei e i tedeschi, uno su Israele) e stavo per pubblicare una "Storia del debito pubblico": me ne tornai nel mio studio-abitazione, ma due o tre volte alla settimana andavo a trovare Carla. Un giorno a novembre scoprii in un armadio una lettera dì lei ad un uomo, un certo Paolo Fabrini, un giovanotto che io conoscevo e che era figlio di un costruttore. Qualche tempo prima, Carla mi aveva detto: "Sto chiudendo la mia stagione d'amore", ma io non avevo capito nulla. Di fronte alla lettera, Carla mi confessò d'avermi tradito». Carla Gruber, a dire di Lu¬ berti, parlò chiaro: s'era innamorata di quel giovanotto (lei era più anziana di sette anni) che le aveva consentito di vedere il mondo in modo diverso facendola uscire la sera, consentendole di frequentare ristoranti di lusso, dandole molte illusioni. Alla prima «evasione» ne seguì un'altra, molto più impegnativa e molto più tumultuosa, quella con un medico, Mario Muzzolini, primario dell'ospedale di Montefiascone. «Era un mio amico, ha raccontato Luberti, e gli portai Carla perché la visitasse e la curasse. Lui la fece ricoverare nel suo ospedale, le assegnò una stanza nello stesso piano in cui aveva la sua e Carla rimase a Montefiascone per tre mesi. Un giorno, tro¬ vai infilato sotto il parabrezza un biglietto anonimo in cui era scritto: "Fatti misurare le corna dal dott. Muzzolini ". Me ne andai da Montefiascone deciso a non tornare più. Ma Carla mi telefonò, volle vedermi e mi raccontò che era stata corteggiata dal medico sino a quando era diventata la sua amante. Anzi mi disse che aveva trascorso tute le notti, durante la sua degenza, con lui e s'era talmente indebolita che il giorno doveva essere nutrita con le fleboclisi. Fu in quel periodo, aggiunse, che aveva tentato di uccidersi». Il secondo capitolo del racconto di Luberti s'è chiuso su questa confessione: a domani il resto della storia. Guido Guidi

Luoghi citati: Albenga, Israele, Montefiascone, Roma