Il penoso caso del sedicenne subnormale di Busca di Clemente Granata

Il penoso caso del sedicenne subnormale di Busca Il penoso caso del sedicenne subnormale di Busca Aperta un'inchiesta sulla morte del ragazzo che mangiava sassi Saranno interrogati lo psichiatra dell'istituto di Chiusa Pesio ed i sanitari del S. Croce di Cuneo che accertarono l'occlusione intestinale - Inghiottiva tutto quanto gli capitava fra le mani (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 9 dicembre. Sulla morte di Walter Tallone, il povero sedicenne subnormale di Busca che aveva inghiottito ghiaia, la procura della Repubblica di Cuneo ha deciso di aprire un'inchiesta. Il fascicolo è stato consegnato oggi al sostituto procuratore dottor Bissoni. Non sarà un'indagine facile e breve. Per ora c'è il fatto del decesso avvenuto in circostanze drammatiche, si tratta di stabilire se risalga alla responsabilità di qualcuno e quindi se integri o no l'ipotesi di un reato (per esempio, omicidio colposo). Sarà interrogato il dottor Priotto, il medico psichiatra dell'istituto « Mauro » di Chiusa Pesio, dove Walter era stato ricoverato; saranno interrogati gli addetti all'assistenza e i medici del « Santa Croce » di Cuneo, i quali hanno riscontrato nel ragazzo l'occlusione dell'intestino che doveva essergli fatale. In attesa dei dovuti accertamenti dell'autorità giudiziaria e di essere in possesso di fatti sicuri, il cronista deve accontentarsi di dichiarazioni che hanno bisogno di essere filtrate e analizzate dagli inquirenti. Andiamo a Chiusa Pesio, dove sorge l'istituto « Mauro » « per il recupero dei minorati psichici nell'età dello sviluppo ». Dipende dall'Amministrazione provinciale. Sono due palazzine basse, circondate da un giardino, alla periferia del paese. Gli assistiti attualmente sono ventiquattro, trentacinque sono i membri dell'ospedale. In pratica, per malattie, ferie e riposi, gli addetti all'assistenza subiscono una riduzione. « A mio giudizio sono poche persone — dice il dottor Priotto —, ma l'Amministrazione provinciale non la pensa così ». Con il dottor Priotto parliamo per circa un'ora. Walter Tallone, ci dice il medico, era un « cerebropatico assolutamente insufficiente a tutti i livelli, un automa». I genitori, Giorgio e Maria, l'avevano affidato all'istituto nel gennaio scorso e da allora venivano a prenderlo ogni sabato e lo riconsegnavano il lunedi mattina. Afferma il dottor Priotto: « Era un ragazzo in condizioni molto gravi, come ce ne sono parecchi in questo istituto. Pesava sì e no 20 chili. Individui come lui hanno l'abitudine di inghiottire tutto quello che capita loro tra le mani». Quindi anche la ghiaia del giardino? « Certamente — risponde il medico —, ed è per questo che nel luglio scorso la ghiaia è stata tolta e ho disposto, inoltre, che quando Walter usciva all'aria aperta fosse sistemato su una coperta e sorvegliato attentamente ». Dall'ottobre scorso, infine, le uscite erano state annullate a causa del freddo. E' stata attenta la sorveglianza? E' appunto quello che l'indagine dovrà stabilire. Ancora il dottor Priotto: « Escludo che il ragazzo ab bia inghiottito la ghiaia durante i giorni in cui era affidato ai genitori. Ne avevano una cura immensa, me lo avrebbero detto sicuramente ». Quindi è un fatto accaduto nell'istituto. Ma in quali circostanze e quando? Interrogativi per ora senza risposta. La situazione è precipitata giovedì scorso. Walter, un ragazzo debolissimo, da tempo era nutrito soltanto con fleboclisi ed omogeneizzati. Giovedì mattina, d'improvviso ha vomitato feci. Sono accorsi gli infermieri, è accorso il medico. Il ragazzo era in condizioni gravissime. Nel pomeriggio lo hanno portato al Santa Croce di Cuneo. Qui è intervenuto il prof. Arezzi, primario del reparto chirurgico. Dice: «Il ventre del ragazzo era enorme. Ho constatato che il retto, il sigma e il colon erano intasati di feci calcificate con ghiaia. Abbiamo estratto almeno tre chili di sostanza organica con pietrisco e fibre vegetali ». Walter è stato sottoposto a massaggio cardiaco, portato nel reparto di rianimazione. Ma tutto è risultato inutile. La notte tra giovedì e venerdì è spirato. Dunque un povero essere, quasi una larva, con l'intestino chiuso come se fosse calcificato, e nessuno se ne era accorto, nessuno aveva preso provvedimenti che, se tempestivi, avrebbero probabilmente evitato l'irreparabile. Com'è potuto accadere? Il dottor Priotto allarga le braccia. Afferma: « Ci sono cose molto difficili da spiegare. Nel momento in cui ho disposto il trasferimento del ragazzo a Cuneo, ho pensato che si trattasse di una occlusione intestinale. Ma nello stesso tempo mi domando: " Se quest'occlusione durava da due mesi, perché non ha prodotto ulcere intestinali né segni di peritonite? ". Non cerco di trovare facili giustificazioni. Mi pongo soltanto degli interrogativi per cercare di capire ». Il prof. Rua, su richiesta dello stesso dottor Priotto e dei familiari, ha eseguito la autopsia e nel corso dell'esame avrebbe trovato altro pietrisco nell'intestino del ragazzo. I risultati saranno trasmessi domani all'autorità giudiziaria che, come si è detto, ha aperto l'inchiesta. « Per ora — ci dice il sostituto procuratore dottor Bissoni — ho in mano pochi elementi, qualche testimonianza e le dichiarazioni dei medici dell'ospedale Santa Croce. Siamo di fronte a un fatto: la morte è dovuta a una situazione strana che suggerisce l'ipotesi di un reato, ma finora non è stata raggiunta nessuna certezza del verificarsi di questo reato ». Il magistrato cercherà ora di ricostruire tutte le tappe dell'allucinante odissea di quell'essere sventurato e di far luce su una morte che lascia sgomenti. Clemente Granata

Luoghi citati: Busca, Cuneo