Un'indipendenza di poche ore di Ferdinando Vegas
Un'indipendenza di poche ore Un'indipendenza di poche ore La invasione indonesiana della parte orientale dell'isola di Timor, formalmente ancora colonia portoghese, era nell'aria da una decina di giorni, precisamente dal 28 novembre, il giorno in cui il Fretilin (Fronte rivoluzionario per l'indipendenza di Timor orientale) aveva proclamato unilateralmente l'indipendenza del territorio. Dietro questa causa occasionale dell'intervento armato dell'Indonesia stanno però più consistenti motivi di fondo, le modificazioni sopravvenute ultimamente sul piano locale e su quello internazionale. Sul piano locale, per l'esattezza, non si tratta tanto di un mutamento, del resto puramente verbale, quale la dichiarazione di indipendenza, quanto del consolidamento del potere di fatto del Fretilin, sicché Giakarta ha ritenuto di agire prima che fosse troppo tardi. Per comprendere la situazione, occorre ricordare che Timor orientale si è improvvisamente svegliata alla vita politica, dopo quattro secoli di letargo (da quando era po. -e a sotto il dominio colordale eli Lisbona) in seguito alla a rivoluzione » portoghese del 25 aprile 1974. Essendo facile previsione che il nuovo regime del Portogallo si sarebbe disfatto della eredità coloniale, sorsero così a Timor partiti e mo¬ vimenti che preparavano il futuro secondo gli interessi dei gruppi e delle classi che rappresentavano. I più importanti sono tre: il Fretilin, un « fronte » che raccoglie marxisti, cattolici e socialisti, ha quindi un orientamento di sinistra, genericamente « progressista », l'unico ad avere elaborato un sembiante di programma politico (incluso un sistema di economia mista) e l'unico a richiedere l'indipendenza immediata; l'Apodeti (Associazione popolare democratica timorense), portavoce di ristretti interessi a livello di capi locali, finanziata dall'Indonesia e quindi per l'annessione pura e semplice: ed infine l'Udt (Unione democratica timorense), la quale esprime gli interessi dei notabili di orientamento moderato, della colonia cinese (ventimila persone, che monopolizzano il commercio estero e sono legate a Formosa), dei coloni portoghesi prima che emigrassero. L'Udt originariamente si era pronunciata per una indipendenza da raggiungere gradualmente, fermi restando gli accordi economici col Portogallo; ma il 10 agosto proclamò d'improvviso l'indipendenza, più che altro per impadronirsi tempestivamente del potere e perseguitare gli avversari, in primo luogo il Fretilin. Questo rispose facendo ricorso alle armi, e cosi cominciò una sanguinosa guer- ra civile, non cessata neppure dopo che, il 7 settembre, il Fretilin ebbe occupato la capitale, Dili, e si fu proclamato vincitore. Le autorità portoghesi avevano abbandonato Timor, ma Lisbona ha negoziato con Giakarta (1-3 novembre, a Roma) un accordo che stabilisce di lasciare al popolo di Timor libera decisione sul proprio futuro. Intanto, l'Udt, per tutelare gli interessi dei gruppi di cui è emanazione, minacciati dal programma del Fretilin (l'economia mista sarebbe la fine dei mercanti cinesi) si era spostata a favore della annessione all'Indonesia, mentre il Fretilin stesso si veniva sempre più affermando tra le masse popolari. A questo punto Giakarta ha colto la prima occasione, la proclamazione unilaterale di indipendenza fatta dal Fretilin, per intervenire con le armi ad eliminare quello che potrebbe diventare un pericoloso esempio, sociale ed etnico. Uno Stato orientato a sinistra è infatti inaccettabile al regime attuale indonesiano, che ha massacrato a centinaia di migliaia i comunisti o presunti tali; l'indipendenza di Timor, inoltre, potrebbe rafforzare le spinte centrifughe in altre parti dell'arcipelago, a cominciare dalle Molucche, poste a nord di Timor. Ferdinando Vegas
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