Presi gli assassini, il piò giovane ha 15 anni Contessano: "Il colpo è partito per errore,,

Presi gli assassini, il piò giovane ha 15 anni Contessano: "Il colpo è partito per errore,, Drammatica serie di arresti della "mobile,, per l'omicidio dell' orefice Michele Brossa Presi gli assassini, il piò giovane ha 15 anni Contessano: "Il colpo è partito per errore,, A sparare è stato Carmelo Di Tavi, 18 anni, evaso dal Ferrante Aporti: "Ho afferrato il gioielliere per i capelli e nello stesso tempo ho estratto la pistola per puntarla: mi è sfuggito un colpo" - Con lui era entrato Danilo Careddu, 22 anni; il quindicenne Ettore Ronco guidava l'auto - Dopo l'omicidio sono andati a ballare in un "night" vicino a Saluzzo - Organizzatore del colpo Omero Burtini, 22 anni, che aspettava in un bar la refurtiva Gli assassini che l'altro pomeriggio hanno spaccato il cuore con un colpo di pistola all'orefice di via Guido Reni sono stati smascherati. Quattro volti ancora acerbi. Il più giovane ha 15 anni, il più anziano 22. La loro speranza di non essere stati riconosciuti dopo l'omicidio è durata lo spazio d'una notte: poche ore passate in una sala da ballo, forse.per dimenticare d'avere ucciso un uomo. Sono caduti ad uno ad uno nella rete della polizia. Tutti hanno confessato, solo il più giovane ha pianto. I loro nomi: Carmelo Di Tavi, 18 anni, via De Bernardi 2-44; Danilo Careddu, 22 anni, via Don Grazioli 40; Ettore Ronco, 15 anni, corso Salvemini 25-1; Omero Burtini, 22 anni, via Piava 153. Vite già bruciate in furti e rapine: Di Tavi era evaso dal Ferrante Aporti dove era in attesa di processo; tutti gli altri, a piede libero per vari reati. L'omicidio è stata l'ultima tappa, il traguardo tragico cui sono arrivati mescolando violenza e paura. Ecco la ricostruzione del delitto, come appare dalle confessioni e dalle indagini. La settimana scorsa nasce l'idea della rapina: per concretarla Omero Burtini (l'unico ancora irreperibile attualmente) fa un sopralluogo nel negozio di Michele Brossa con la scusa d'acquistare un oggettino d'oro. Torna dagli amici e dice: « E' un colpo lucile, non si rischia niente ». La data è fissata per il mattino di venerdì scorso. Si arriva alla vigilia. Ultimo incontro alla pizzeria « Sette Nani » di corso Unione Sovietica per ripassare ancora una volta il piano. Tutti sono convinti, solo Konco è perplesso. Deve fare da autista ai compagni, accompagnarli davanti all'oreficeria: un « lavoro » per cui è stato reclutato all'ultimo momento in sostituzione d'un altro ragazzo, Pierino Solimeno, 17 anni, corso Salvemini 25-11. Gli altri quella sera gli dicono: «Pierino non era fidato, meglio tu. E' la tua grande occasione ». Ettore accetta. Le 9,50 di venerdì. Mentre Burtini resta al bar in attesa, davanti all'oreficeria di Michele Brossa si ferma una « 127 » verde che i « ragazzi » hanno rubato poco prima davanti alla pizzeria. Al volante, Ronco; con lui, Carmelo Di Tavi e Danilo Careddu. Gli ultimi due scendono, si avviano decisi alla porta del negozio, suonano il campanello. Brossa, come fa sempre, scruta dalla vetrina: vede due ragazzi molto giovani, a viso scoperto, non ha sospetti ed apre. « Vogliamo comprare una catenina » dice Careddu. L'orefice si china per prendere il plateau sotto il banco, e in quel momento Di Tavi lo afferra per i capelli. Racconterà poi il giovane: « Ho tirato juorl la pistola di tasca e fatto il gesto di puntarla. In quell'attimo, per disgrazia, è partito il colpo ». Uno sparo improvviso ed il negozietto si riempie di rumore e dell'odore della cordite. Michele Brossa scivola a terra colpito a morte, i due si guardano per un attimo senza sapere che cosa fare. La situazione precipita. Ettore Ronco, che attende nell'auto, gli occhi sbarrati per la tensione e la paura, sente la detonazione. E' l'unico nel raggio di dieci metri a non confonderla con un altro rumore o a pensare che provenga da un tubo di scarico. Si lascia prendere dal panico: pigia le mani sudate sul clacson. Due, tre, quattro volte. Nell'or£flceria i complici sono davanti all'uomo che hanno ucciso. Sentono 1 suoni di tromba dalla strada, pensano ad un segnale d'allarme. Sul banco c'è ancora il plateau, non lo toccano neppure, escono come furie. Una pazza fuga, inseguiti solo dal terrore, sino in corso Siracusa. Qui gli assassini si dividono: Di Tavi e Careddu salgono su un pull! man diretto a Porta Nuova, Ron¬ co con la stessa « 127 » raggiunge il bar Sole di corso Orbassano dove Omero Burtini lo attende per ricevere la refurtiva e «piazzarla». Spiega affannato quello che è successo. Parla a bassa voce e nessuno sente ma in molti ricordano d'averlo visto tremare e sudare. Arrivano le 21 e tutta la banda si ritrova ancora una vol¬ e o e è e a ¬ ta ai « Sette nani »: « E' andata male, conviene cambiare aria ». Sono attorno ad un tavolo: quattro giovani che hanno appena ucciso. Ronco smania e si dispera. Gli altri decidono anche per lui: « Andiamo a Saluzzo. Un ballo, la notte lontani da Torino ». Solo Di Tavi preferisce restare in città. Ballano e scherzano e ridono per ore: sino all'alba al dancing « Pop sei » di La Manta, poi si fermano all'hotel Leon d'Oro di piazza Garibaldi 24. Ma il delitto non paga. A Torino la « Mobile » sta stringendo un cerchio attorno agli omicidi, una rete fatta di testimonianze e riconoscimenti in base a foto segnaletiche. Mentre 1 tre sono a Saluzzo gli investigatori guidati dai funzionari Fersini e Aniello trovano l'ultima tessera che manca al mosaico. Sono le 22. Una pattuglia in servizio a Miraflorl sorprende due giovani che hanno appena rubato un mangianastri da un'auto In sosta. Un breve inseguimento: uno riesce a fuggire, il secondo è catturato. Si chiama Francesco Salomone, 19 anni, via Ferino 11, viene portato in questura. Qui fa il nome del complice: Pierino Solimeno, corso Salvemini 25/11. Solimeno: un nome noto, su lui da qualche ora si sono appuntati sospetti proprio per l'omicidio di via Guido Reni, una « pantera » lo attende sotto casa, gli agenti lo fermano mezz'ora dopo sotto l'androne e lo portano alla Centrale. Interrogatorio. Il giovane viene preso alla sprovvista: crede di doversi difendere dall'accusa d'aver rubato un mangianastri e si vede, invece, contestata quella di concorso in omicidio. Nega, poi ammette qualcosa, cede e fa il nome di Di Tavi, Careddu, Burtini e Ronco: «Mi avevano interpellato, volevano che facessi da autista. Ho rifiutato. Loro hanno ammazzato, io non c'entro». li primo ad essere fermato subito dopo il rientro da Saluzzo ieri mattina è Ettore Ronco, spossato da un terrore più grande dei suoi 15 anni. Scoppia in un pianto quasi liberatore quando gli agenti Io prendono sottobraccio. Alle 12,30 è la volta di Carmelo DI Tavi. E' nell'alloggio di via De Bernardi, il caseggiato che la polizia conosce come «Fort Apache» perché è impossibile ad un uomo in divisa avvicinarsi senza essere scorto da cento sentinelle. Un inquilino, infatti, Antonio Olive, 48 anni, avverte Carmelo che tre uomini — i sottufficiali Calò, Merico e Troplano — lo stanno cercando. Il giovane omicida si cala in strada dalla finestra, fugge, viene bloccato dopo cento metri. Subito dopo viene arrestato anche Olive per favoreggiamento. A quella stessa ora una seconda squadra della Mobile composta dai marescialli Mari, Di Palma e Grassitelli, è a Saluzzo per Danilo Careddu il quale non è tornato in città con gli amici ma ha preferito restare lontano. Tenta di ribellarsi al fermo, devono faticare a caricarlo in auto: «Non ho fatto nulla — grida — a sparare è stato DI Tavi». Il cerchio si è chiuso. Manca soltanto Omero Burtino che è riuscito a far perdere per il momento le sue tracce. La polizia, però, ne ha già arrestato 11 fratello Bruno: in casa sua sono state trovate le due pistole usate nell'omicidio. Za banda di via Guido Reni non esiste più, è finita la sua breve storia di violenza e di sangue. Ora restano solo i volti quasi glabri di assassini impauriti e l'immagine d'un uomo inerme, supino sul pavimento nel suo sangue. Servizi di: Renato Rizzo Claudio Giacchino Marco Marello Claudio Cerasuolo Carmelo Di Tavi ha cercato di sfuggire agli agenti saltando dalla finestra. Danilo Careddu fermato a Saluzzo. Il quindicenne Ettore Ronco guidava la 127. Omero Burtini il «cervello»

Luoghi citati: Saluzzo, Torino