Abbattono I' orefice coi calci delle armi e rapinano gioielli per oltre sei milioni

Abbattono I' orefice coi calci delle armi e rapinano gioielli per oltre sei milioni La delinquenza del sabato sera: banditi giovanissimi allo sbaraglio Abbattono I' orefice coi calci delle armi e rapinano gioielli per oltre sei milioni In via Bologna - Poco dopo in via Vandalino assalto a un supermercato con pistole e fucili a canne mozze: immobilizzati proprietario e quattro dipendenti, bottino di un milione - Per il delitto Ceretto arrestato il "boss" La Scala Ancora una gang di giovanissimi ha fatto irruzione ieri sera in una oreficeria. Pistole alla mano i banditi hanno percosso 11 titolare, minacciato un cliente, arraffato dalla cassaforte aperta anelli e medaglie d'oro per circa sei milioni. Ore 19,25, via Bologna 353. Nell'oreficeria di Silvio Berruti, 48 anni, via Mercadante 74, ci sono 11 titolare, che sta riponendo nel forziere 1 plateau! di preziosi, e un amico, Giovanni Cena, 50 anni, dipendente dell'Atm. La porta sulla strada è chiusa. Dal vetro s'intravede un giovane che guarda dentro, pare un cliente. Suona il campanello. Quando l'orefice socchiude la porta, l'altro Irrompe all'interno, in mano stringe una pistola. Alle sue spalle sbucano due complici, anch'essi armati, uno tiene una grossa borsa da ginnastica in tela scozzese beige. Silvio Berruti viene abbattuto con alcuni furiosi colpi al capo e all'orecchio: «Sono crollato a terra, ho creduto dt essermi sentito male. Non mi sono accorto d'altro». Giovanni Cena non ha potuto intervenire: uno dei rapinatori gli ha cacciato la canna della pistola nello stomaco spingendolo contro il bancone. «Erano giovanissimi, il primo avrà avuto forse 16 anni, gli altri non più di 20-22». Il terzo si è precipitato dietro il banco ed ha cominciato a prendere i preziosi. La rapina è stata però interrotta da un automobilista che, scorta la scena attraverso la porta, ha dato l'allarme. I banditi sono allora saltati su una Alta 1750 verde che ha svoltato in via Gottardo. Un testimone ha letto la targa: TO D65995. ★ Altra rapina alle 20 al supermercato alimentare « Sva » di via Vandalino angolo via Rieti. L'hanno compiuta tre giovani a volto scoperto, armati di due pistole e di un fucile a canne mozze. Bottino oltre un milione di lire, l'Incasso della giornata. A quell'ora il magazzino era chiuso al pubblico. Le saracinesche erano abbassate da circa trenta minuti, il personale stava ultimando i lavori di pulizia. Nei locali per la vendita c'erano Maria Teresa Casato, 28 anni, cassiera. Immacolata Pasqualone, 17 anni e Lucia Capogna, 16 anni; nel magazzino, intento a sistemare la merce, il proprietario Ennio Vainer, 37 anni, via Cumiana 23, con un commesso. I banditi sono entrati da una porta della retrobottega. Sapevano che era sempre aperta e hanno atteso il momento opportuno. La loro presenza ha colto di sorpresa le commesse. Dicono: « Li abbiamo visti all'improvviso. Erano molto giovani e uno di loro cercava di nascondersi il viso con un grosso palo di occhiali da sole. "State ferme — ci hanno detto — alzate le mani e voltatevi con la faccia contro il muro" ». Sotto la minaccia delle pistole le tre donne non hanno potuto far altro che ubbidire e i rapinatori si sono avvicinati alla cassa razziando tutto il denaro. Mentre uscivano hanno Incontrato il commesso che Ignaro era entrato nel salone per chiamare una collega: « Mi hanno puntato la pistola — ha raccontato — e fatto alzare le mani ». -k Ancora una tessera nel complicato mosaico delle indagini per far luce sul rapimento e sull'omicidio dell'industriale canavesano Mario Ceretto scomparso nella notte del 22 maggio scorso e ritrovato cadavere cinque giorni dopo presso Orbassano. Ieri alle 12 si è costituito dal comandante del nucleo investigativo del carabinieri, col. Schettino, Raffaele La Scala, 35 anni, originarlo di Locri e residente a Torino. Secondo le accuse formulate da Giovanni Caggegi, proprietario della cascina dove venne trovato il corpo del Ceretto, il La Scala sarebbe uno degli organizzatori del sequestro. Lui si sarebbe recato più volte a Locri per arruolare 1 « manovali » del rapimento fra gli elementi legati alla mafia calabrese. Sempre secondo il Caggegi, arrestato il giorno sucsuccessivo alla scoperta del cadavere, il La Scala sarebbe stato l'uomo che guidava il « comman¬ do » dì Incappucciati che la notte del 22 maggio si presentò a casa sua, a Orbassano, ordinandogli di far sparire il corpo ormai senza vita dell'industriale. Minacciato con le armi il Caggegi non potè rifiutare. In carcere per il caso Ceretto vi sono già, oltre al Caggegi, Cosimo Metastasio e il giovane Pietro D'Agostino (quest'ultimo originario di Locri). Tre uomini sono tuttora latitanti: Michele Normanno, Giuseppe Cosimo Ruga e Fortunato Falzea. Per tutti è comune la derivazione mafiosa. L'orefice Silvio Berruti - Il proprietario del supermercato Ennio Vannier con le commesse Pasqualone e Capogna

Luoghi citati: Locri, Orbassano, Torino