Perché le nomine dei professori sono in ritardo tutti gli anni ?
Perché le nomine dei professori sono in ritardo tutti gli anni ? A Ivrea un convegno regionale dei consigli di Istituto Perché le nomine dei professori sono in ritardo tutti gli anni ? I rappresentanti delle medie inferiori e superiori del Piemonte e Valle d'Aosta : "Paradossali le norme in vigore" - Un dibattito sul "disagio" degli studi negli Atenei Scuola Incapace di funzionare con tutti gli insegnanti In cattedra fin dal 1" ottobre: per questo vecchio, mal risolto problema partono dal Piemonte denunce e proposte di rimedi con una frequenza e una proprietà di Interventi che dovrebbero alla fin fine provocare reazioni analoghe In tutta Italia, « svegliando I politici dal loro sonno ». S'era cominciato con un'assemblea dei presidenti dei consigli d'istituto delle scuole medie a Torino (della quale abbiamo ampiamente riferito); si è continuato con incontri slmili a Cuneo, Mondovì, Saluzzo (con la stesura finale di una proposta di legge per il regolare inizio dell'anno scolastico, mandata a tutti i parlamentari della provincia di Cuneo). Per ultimo, a Ivrea, ieri un convegno regionale del presidenti del consigli d'istituto (medie e superiori) del Piemonte e della Valle d'Aosta ha avuto per tema: « E' veramente inevitabile il gravissimo ritardo nelle nomine degli insegnanti? ». C'erano rappresentanti di scuole torinesi, di Novara, Aosta, Cuneo, Biella, Vercelli, Mondovl, Susa, Asti e di tanti altri centri minori. Affollata la platea del Teatro Giacosa, nonostante la nebbia che ha impedito a molte persone 11 viaggio fino a Ivrea e nonostante la giornata particolare, inizio d'un «ponte» festivo. I promotori del convegno, facendo notare il successo dell'iniziativa, si sono rammaricati per l'assenza di un rappresentante ministeriale. « Una lettera d'invito all'on. Malfatti non ha avuto nemmeno un cenno dt risposta. Il ministro sottovaluta la presa di coscienza popolare sul problema? Ritiene di potere svicolare, comportandosi come se non ci fossimo riuniti? Una questione d'educazione, quan¬ to meno, avrebbe dovuto consigliargli di spedire un telegramma, se non un proprio rappresentante. Non è da buon politico trascurare un convegno che ha avuto massicce adesioni da due regioni ». Il provveditore agli studi di Torino si è fatto invece rappresentare al convegno dal suo vice, il dott. Casella; che ha ricevuto parecchi strali dall'assemblea, scambiato per l'unica «tangibile controparte» da chi tante istanze per il miglioramento della scuola aveva da proporre. Forse non è stata abbastanza chiaramente interpretata l'ammlssone dello stesso Casella: « E' il sistema anacronistico, sbagliato, assurdo — ha detto — io stesso e i provveditorati agli studi ne siamo le vittime, come gli studenti, le famiglie, gli insegnanti ». A questo punto, dopo le relazioni introduttive di cinque oratori che hanno dipinto il quadro sconsolante della situazione (il 15 ottobre c'erano in Piemonte il 18,4 per cento delle cattedre scoperte nelle medie e nelle superiori; il 15 novembre mancavano ancora 11 6,75 per cento degli insegnanti) si è accesa una discussione che per necessità di sintesi non può essere registrata nelle sue fasi polemiche di illustrazione e denuncia. C'è stata unanimità di vedute fra i partecipanti al convegno: tutti hanno definito kafkiana la realtà scolastica, cioè paradossale, illogica, grottesca, e al tempo stesso drammatica per lo sconvolgimento psichico e didattico che provoca nsgli studenti. Come rimediarvi? Sono state riproposte tesi già annunciate: anticipare le operazioni ministeriali e dei provveditorati per i «movimenti» dei professori; chiudere le iscrizioni alle scuole a metà luglio; abolire se necessario gli esami di riparazione; trovare il modo di limitare la girandola di trasferimenti, assegnazioni provvisorie, comandi, supplenze, utilizzazione di insegnanti in soprannumero ecc.; fare piazza pulita di norme stantie che impegolano i provveditorati e i loro scarsi organici ogni anno fino a tutto settembre, con i risultati che tutti purtroppo conoscono. Compito impossibile? Al convegno di Ivrea si è sottolineata la responsabilità dei politici: « Sono loro che devono affrontare la questione con provvedimenti tutt'altro che difficili, svecchiando II sistema da Paese sottosviluppato che ancora regola la vita della nostra scuola ». Su questo tema è stato preso l'Impegno di ritornare in avvenire, per ottenere in ogni modo un risultato: un inizio d'anno scolastico «normale» nel 1976, anche a costo di clamorose iniziative, ormai mature per l'esasperazione collettiva. , ir. gii.
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