L'era di Kissinger di Vittorio Zucconi

L'era di Kissinger L'era di Kissinger (Segue dalla r pagina) atomica — un incubo oggi quasi dimenticato — appare enormemente allontanata. I commerci e gli scambi sono lievitati, pur senza raggiungere quell'intensità che taluni, forse illudendosi, speravano. Il Medio Oriente, infine, vede oggi una presenza americana nuova, attraverso l'Egitto, che ha avvicinato come mai — questo è un fatto — le prospettive di pace. Né si approva l'inquietudine crescente dello Stato israeliano che avverte sempre più prossimo il giorno della resa dei conti con alleati e nemici: nessun'altra potenza avrebbe potuto o potrebbe strappare ad Israele le concessioni necessarie, e dolorose, alla pace. E a chi criticò le vendite di grano Usa all'Unione Sovietica, che letteralmente sfameranno milioni di sovietici lasciati scoperti da un raccolto troppo « corto », va ricordato che in quei cereali può essere la spiegazione della strana acquiescenza russa alla diplomazia kissingeriana in Medio Oriente. E si deve infine guardare con cautela alle lagnanze dei militari sul « vantaggio » che l'Urss trarrebbe dagli accordi per la limitazione delle armi: ricordiamoci che qui si discute non del nerbo delle forze reciproche, ma di un « plusvalore » nucleare infinitamente oltre la soglia del reciproco annientamento. La distensione avrà ora una pausa, in questo anno elettorale e — se riuscirà a restare alla guida della diplomazia americana — Kissinger intende usare assai più l'Europa per mantenere aperto il dialogo con Mosca (dove andrà fra una settimana) che esporre Washington in prima persona. Potrebbe essere un recupero della Ostpolitik tedesca e comunque un mezzo per mantenere la coesistenza in orbita di parcheggio, in attesa che il clima irrazionale e un po' « revanscista » che sta inquinando l'America si dissolva nelle urne elettorali in novembre. Perché, se le accuse a Kissinger sono talora fondate, se la crisi esiste (e all'orizzonte c'è un'Angola, che ha un tra¬ gico sapore" di Vietnam africano) è fin troppo evidente che al fondo dell'attacco al segretario di Stato è la tenace illusione americana sulla possibilità di trasformare dall'esterno, addomesticandola, l'Urss e con essa l'intera « idra » comunista internazionale. La filosofia kissingeriana presuppone invece il riconoscimento e l'accettazione della diversità tra i due sistemi, senza rinunciare alla concorrenza: ostinarsi a sperare che la distensione possa provocare il crollo verticale dell'Urss, e dunque rimproverare insuccessi in questa prospettiva, è il sordo equivoco che sta lentamente uccidendo Henry Kissinger. Vittorio Zucconi

Persone citate: Henry Kissinger, Kissinger