L'inutile perché

L'inutile perché Michel Dujon sta morendo L'inutile perché (Dal nostro inviato speciale) Val d'Isère, 5 dicembre. (g.vigl.) Michel Dujon sta morendo nella clinica di Bourg St. Maurice. Non c'è più nessuna speranza, e lo tengono in vita con una macchina come Karen Anne Ouinlann, giovane inutile corpo. La morte degli altri può impressionare, addolorare, sorprendere, questa non riesco ad accettarla. Il ragazzo ha diciannove anni, un viso rotondo sem¬ pre sorridente, i capelli biondi a caschetto tutti arricciolati. Ieri mattina dopo il primo allenamento me l'ero visto capitare a fianco sul traguardo della gara femminile. « Maitre — aveva esordito — hai visto che ci son riuscito? » La domanda era divertita e continuava un gioco iniziato due anni fa ad Avoriaz quando il diciassettenne Michel veniva soccorso dopo l'ennesimo capitombolo sulla pista di discesa. Quel giorno avevamo fatto amicizia e lui aveva cominciato a dire che nei primi dieci sarebbe airivato di lì a due anni, poi la stagione successiva avrebbe cominciato a vincere e nessuno l'avrebbe più fermato. Il gioco è interrotto in questa brutale maniera, In un modo tanto stupido. Non riesco ad accettare la morte di un ragazzo che non stava prendendo i rischi normali del mestiere ma quasi giocava con gli sci. Ci deve essere stata qualche imprudenza, sua o di Brochard, l'allenatore, come troppo spesso accade durante gli allenamenti. Non soltanto i francesi, anche gli azzurri gareggiano su piste circondate di reti e balle di paglia, poi si allenano su tracciati che sarebbero pericolosi a sessanta all'ora. Tutto questo porta a conseguenze definitive come la morte. Certo le critiche del dopo, l'accertamento delle responsabilità non ridanno la vita a Michel, non ridanno il sorriso a quel volto. Michel Dujon

Persone citate: Brochard, Karen Anne Ouinlann, Michel Dujon