Lumache ottime, ma care di Piero Cerati

Lumache ottime, ma care La "Fiera fredda,, di Borgo S. Dalmazzo Lumache ottime, ma care (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 5 dicembre. La «fiera fredda» di Borgo San Dalmazzo è giunta alla 406" edizione. Per rintracciarne le origini bisogna risalire ad un documento del 1569 firmato da Emanuele Filiberto in favore della Comunità Borghigiana: è una «fiera franca», concessa per esaltare la libertà e l'autonomia delle vallate alpine. Sono trascorsi secoli, ma lo spirito è rimasto immutato, mente dalle montagne e dai paesi del Cuneese dal 5 al 7 dicembre giungono a Borgo San Dalmazzo gli agricoltori per soffermarsi attorno alle bancarelle del grande mercato o per trascorrere qualche ora di festa. Un tempo si acquistava il necessario per l'inverno, oggi si dà uno sguardo alle novità offerte dai commercianti: tutto però sembra sempre uguale, anche se l'edilizia ha stravolto in parte le vìe di Borgo. Questa lentezza (non trascuratezza o perdita di prezioso tempo) nel mutar delle cose si affianca alla caratteristica principale della «fiera fredda»: il mercato delle lumache. La manifestazione fu voluta ai primi di dicembre perché in questo periodo le chiocciole si chiudono e cominciano il letargo, sono quindi più igieniche e pratiche in cucina, più facili da vendere. Stama¬ ne sul mercato ve ne erano 80 quintali, e i prezzi variavano dalle 3400 alle 4000 lire il chilo. Nel 1974, gli operatori ne avevano fatto incetta a settembre-ottobre, pagandole 2200 lire il chilo. Quest'anno il Centro di Elicicoltura di Borgo (è un allevamento sperimentale modello di lumache) è intervenuto per evitare speculazioni a danno dei raccoglitori di chiocciole: ha fissato il prezzo minimo in 3000 lire il chilo e il caso di mancata vendita avrebbe ritirato a quella cifra il prodotto in commercio. I prezzi sono saliti. Come per le castagne, i funghi, i tartufi, la raccolta delle lumache ha bisogno d'una legislazione che impedisca la scomparsa dell'animaletto per l'mdiscriminato intervento di «bracconieri» che tutto distruggono pur di portar vìa i frutti della terra. L'agricoltore non è geloso della sua proprietà, ma deve difendere il reddito che il lavoro gli dà e le lumache a 4000 lire il chilo sono una discreta fonte per integrare il guadagno dell'annata. Inoltre, parecchi ormai sono diventati allevatori di chiocciole, sull'esempio del Centro di elicicoltura che fornisce esperienza e tecniche. In funzione da tre anni, ora il Centro ha 20 quintali di lumache: 10 li ha venduti, gli al¬ tri servono alla riproduzione o all'ingrasso. Ormai punta al ciclo biologico completo: dall'uovo alla bestiola di tre anni pronta per il mercato. L'interesse per questa forma di economia agricola è stato avvalorato dalla presenza di oltre duecento persone, giunte dal Nord e Centro Italia, alla tavola rotonda svoltasi stamane a Borgo San Dalmazzo per illustrare i risultati del Centro di elicicoltura. Il direttore Mario Bongioanni ha parlato delle esperienze compiute: dalle prove per scegliere l'alimentazione più adatta, allo spazio necessario per far crescere le chiocciole (50 per metro-quadrato, ma 15 per metro quadrato durante la riproduzione), ai mezzi fisici e chimici per la disinfestazione del suolo, all'assetto dei vivai. I risultati serviranno al Centro e agli altri allevatori. Lorenzo Mondino, presidente dell'associazione dottori in Scienze agrarie della provincia di Cuneo, ha parlato delle erbe preferite dalle lumache, rivelando tra l'altro perché le chiocciole siano considerate dalla tradizione popolare (risale ai romani) un medicamento per l'ulcera: sono le erbe di cui si nutrono ad avere efficacia terapeutica come cicatrizzante, emostatico (1 ortica è un esempio). Piero Cerati

Persone citate: Emanuele Filiberto, Lorenzo Mondino, Mario Bongioanni

Luoghi citati: Borgo S. Dalmazzo, Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Italia