Quando i rapitori non hanno fretta di Remo Lugli

Quando i rapitori non hanno fretta Dieci anni di sequestri in Sardegna Quando i rapitori non hanno fretta Ancora silenzio sulla sorte dell'on. Riccio rapito il 14 novembre - Ma ci sono altri due "prigionieri" dal luglio scorso (Dal nostro inviato speciale) Oristano, 5 dicembre. Il professor Valentino Riccio allarga le braccia, scuote la testa: «No — dice —, nessun contatto, non sappiamo proprio niente». E' il fratello dell'onorevole avvocato Pietro Riccio, sequestrato la sera del 14 novembre scorso nell'alto Oristancse, mentre tornava da una riunione politica, il primo deputato vittima di un rapimento. In fatto di sequestri la Sardegna è sempre all'avanguardia: qui fu rapita, nel '69, la prima donna, la signora Gardu, moglie del vicepresidente del Consiglio regionale, e, nel '71, fu rapito il primo bambino, Agostino Ghilardi, di 11 anni. Subito dopo che si diffuse la notizia del rapimento dell'onorevole Riccio, si precipitarono ad Oristano il presidente della Camera, Pertini, il ministro Cossiga, l'onorevole Piccoli, per portare alla famiglia la solidarietà del Parlamento, del governo e della democrazia cristiana, della quale Riccio è militante. Furono pronunciate parole grosse, si parlò di sdegno e di sgomento «per un atto che offende anche la sovranità della rappresentanza del popolo italiano». Certo, una parte degli italiani è menomata, non ha più il proprio rappresentante ir Parlamento. Dicono qui: ma c'era forse da aspettarsi che io rilasciassero subito, sapendo che avevano offeso il Parlamento? Ci vuole altro. E infatti, sono già passati venti giorni, e i banditi nemmeno si sono fatti vivi, a quanto pare. Il professor Valentino Riccio, insegnante di scuola media si è deciso soltanto due giorni fa a riprendere le lezioni. Per tutto questo tempo ha girato per la Sardegna, è andato nei paesi che godono la trista fama della criminalità, è entrato nei bar, ha fermato la gente, ha detto chi era e perché si trovava lì, cercava notizie del fratello. In Sardegna non sempre il contatto fra sequestratori e parenti degli ostaggi arriva attraverso una telefonata o una lettera, il più delle volte bisogna andarlo a cercare, non stancarsi mai di chiedere, fin che non si è avvicinati da qualcuno che reca una notizia, la prima. Qui ripetono un proverbio, forse di origine cinese, che dice: «Quando una cosa la sa una persona, la conosce soltanto quella; se sono in due a saperla, la conoscono in undici; se sono in tre, la conoscono in centoundici». Per questo il prof. Riccio è andato in giro a dire che cercava suo fratello, con la speranza di potersi far sentire anche dalle orecchie di chi suo fratello tiene prigioniero. Senza successo, lui sostiene. Due giorni fa la famiglia ha lanciato un appello attraverso i giornali: «...conferma ancora una volta di perseguire un unico scopo: la liberazione, al più presto possibile, del proprio famigliare. Conferma altresì, nei limiti delle sue possibilità, di essere pronta a trattare...». Ma in Sardegna i sequestratori non hanno fretta, ancora l'anno scorso la media della durata dei sequestri era sui trenta giorni. Attualmente i sequestri, oltre all'on. Riccio, sono due: Attilio Mazzella, rapito il 9 luglio, e Tonino Ceselia, rapito il 22 luglio. Oristano è al di fuori della zona della grande criminalità, la Barbagia, ma i pochi precedenti che annovera in fatto di sequestri non sono confortanti. Il primo tentativo di sequestro, operato dieci anni fa, nella vicina località di Santa Giusta, ai danni dell'insegnante possidente Figus, si tramutò in omicidio perché la vittima si era ribellata. Nell'agosto '74 fu rapito, qui in città, lo studente Luigi Daga: non è mai tornato, nonostante che la famiglia avesse già versato venticinque milioni. Se allarghiamo la visuale a Borore e a Macomer, paesi che dipendono dalla procura di Oristano, troviamo altri analoghi episodi tragici: nel '72, Giovanni Sias, giovane di vent'anni, non fu mai restituito sebbene fossero stati pagati trenta milioni; nel '74 Pietrino Murgia si oppose ai banditi che volevano rapire due suoi nipoti e fu ucciso. In casa dei Riccio, una villetta in via Tharros, a vivere l'angosciosa attesa, sono la moglie, Maria Bonaria Abis, e i cinque figli: Simonetta, vent'anni, Stefania, diciannove. Maria Luisa, diciotto, Andrea, undici. Luca, sei. La moglie è malata: va soggetta a svenimenti e a improvvise perdite di memoria a causa di un grave incidente stradale di cui fu vittima l'anno scorso assieme alla figlia Simonetta e che costò anche la vita al fidanzato della ragazza. Sul sequestro Riccio sono state fatte ipotesi diverse: che egli sia stato rapito per motivi politici o per vendetta; ma sono subito cadute. Tutti sono concordi nel ritenere che lo scopo sia quello solito, del ricatto: «In Sardegna si rapi¬ suimclcmsgiNRdAmicamtsrprimpcfvdccsn sce solo per denaro — dice | un inquirente —, la politica j in queste cose non c'entra, come non c'entra la vendetta, che ha sempre come mezzo l'omicidio». Per denaro, dunque. I.'avvo cato Riccio viene da una fa-!miglia facoltosa. Il suo bi- snonno era continentale; ma-1 gistrato, era stato trasferito j in Sardegna, a La Maddalena., Nel giro di tre generazioni i | Riccio hanno messo insieme : dei beni, terreni, bestiame. I Anche il nonno di Pietro era magistrato, a Sedilo, mentre il padre era maresciallo deii carabinieri. Da Sedilo, dove j ancora abita un fratello, Do- ' menico, che è medico condotto, Pietro si è trasferito a Oristano quando ha sposato Maria Bonaria Abis, anch'ella appartenente ad una famiglia ricca. Uomo intelligente, dina- mico, estroverso, cordiale,] pieno di iniziativa, Pietro Rie- : ciò ha saputo aggiungere al'a, fortuna ereditata la propria, l ottenuta con il lavoro di av- \ vocato di larga fama (è uno! dei penalisti di maggior sue- ! cesso in Sardegna) e anche I con l'abilità di affarista, si di- ì ce soprattutto nella compera ! e vendita di terreni. j Come uomo politico, si è | sempre gettato a corpo morto nella lotta: è stato consigliere comunale, sindaco, e poi, ot- j tenuta la candidatura alle po- : litiche (si diceva che la del glie l'aveva offerta senza esse- re convinta che riuscisse a ! farsi eleggere) è diventato de- j putato ed ha conservato la ca- j rica di consigliere comunale. Quanto andrà avanti la vi- cenda di questo sequestro, non si sa. Ancora molto, se è vero, come Valentino Riccio sostiene, che ancora non ci sono stati contatti. Ma c'è chi afferma che proprio nelle ultime ore i contatti sono avve- nuti, attraverso l'appeso lan ciato dalla famiglia nei giorni scorsi, il quale sarebbe costi tuito da un messaggio cifra to. Le ricerche sono allenta te, cosi come la famiglia ha chiesto pochi giorni dopo il sequestro. Remo Lugli