I lettori discutono

I lettori discutono I lettori discutono In quale stato l'Università La lettera dello studente di scienze politiche, che protesta perché i bidelli non gli hanno comunicato per telefono la data di un esame, mostra quale immagine distorta alcuni studenti abbiano dell'università e soprattutto in quale stato di sfacelo versino le nostre istituzioni universitarie. Iscrivendosi all'università il nostro studente crede di aver acquistato il diritto di essere avvertito per telefono della data degli esami, e non sospetta neppure di avere assunto, al contrario, degli obblighi, primo fra i quali, quello, nientemeno, di frequentare le lezioni. La nostra università, unica fra tutte le università del mondo, è caduta tanto in basso da non essere più in grado di ottenere dagli studenti una regolare frequenza, e da consentire che uno studente sostenga un esame senza mai aver visto in faccia il professore sino a quel momento. A questo punto sembra più che naturale pretendere che una facoltà istituisca anche una segreteria telefonica (vuol calcolare lo studente che protesta, tenendo conto che gli studenti sono attualmente nella nostra facoltà più di tremila e che ciascuno dà in media cinque esami all'anno, quante telefonate arriverebbero a questo ufficio?), per comunicare la data degli esami. Ma che una simile richiesta sembri naturale dimostra soltanto quanto grande sia l'ignoranza da parte degli studenti dei loro doveri e quanto grande la nostra impotenza nel farli rispettare. Il preside della Facoltà di scienze politiche prof. Norberto Bobbio Mistificazione politica e psichiatria Leggo sulla rubrica di oggi 2-12-75 alcune considerazioni critiche espresse dal sig. Mario Lattes in merito alla relazione che Philippe Sollcrs ha presentato al Congresso internazionale di Milano svoltosi recentemente sul tema « Sessualità e politica ». Condivido appieno la azzeccata messa a punto del lettore centrata sul dilagante fenomeno della globale mistificazione politico-culturale c prendo da ciò lo spunto per allargare il discorso sul terreno della psichiatria. Mi riferisco « stavolta » all'inglese David Cooper, figura carismatica della cosiddetta antipsichiatria e pensosa riproduzione mal riuscita della barba di Marx: così la sua immagine appare sulla copertina del settimanale «Spettacoli» N. 13, al quale ha rilasciato un'intervista in cui testualmente dichiara, tra l'altro: « L'antipsichiatria è la lotta contro la psichiatria all'interno delle istituzioni c di settori statali; è la contraddizione della psichiatria all'interno della dialettica, che alla fine condurrà alla non psichiatria, cioè alla abolizione del contesto medico e professionale e al recupero della follia | da parte della gente (non per la borghesia dirigente) che renderà la follia una proprietà sociale comune ». In altra parte dell'intervista, l'illustre anglosassone propugna con veemenza un altro tipo di « proprietà sociale comune » ravvisandola, stavolta, nella droga con esplicita esclusione (bontà sua!) dell'eroina ritenuta troppo « borghese »; prosegue ancora arricchendo il già pingue patrimonio collettivo includendovi la « sessualità orgasmica che cancella la mente normale e porta a una rivoluzione permanente nel nostro corpo che fa parte della rivoluzione permanente dell'intera società ». Ora, a prescindere dalla poco felice espressione di « rivoluzione permanente del nostro corpo » evocatrice più di croniche turbe delle interiora che non di sollecitazioni orgasmiche assimilabili a sommovimenti politicosociali, a me è sembrato che la socjetà proposta in alternativa a quella violenta e repressiva dei borghesi dovrebbe possedere come indispensabile supporto la triade follia, droga e sesso. Ebbene, l'intento inconfutabilmente « liberatorio » a tutti i livelli esplicitamente dichiarato dal Cooper e dagli epigoni nostrani e già drammatica realtà operante al punto che folli omicidi liberamente circolanti in virtù del metodo « open door ». L'unica speranza per l'onesto ed indifeso cittadino è che si verifichi quanto ebbe a scrivere J. P. Sartre e cioè che « le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte »; quella del Cooper e dei suoi seguaci a noi sembra già « fatta » e, pertanto, presto dovrebbe fare definitivamente ritorno a Caprera. dott. Giovanni Gentile, neurologo - Torino I liberali e la mezzadria Dall'articolo, pregevole sotto molti aspetti, che Livio Burato ha scritto su « La Stampa » del 30 novembre a proposito delia mezzadria, potrebbe sembrare, al lettore poco accorto, che anche la proposta di legge presentata dai liberali in materia alla Camera — una delle sette alle quali l'articolista si riferisce — preveda, come le altre, la trasformazione della mezzadria e colonia in affittanza. In effetti non è così, come potrà vedere dalla proposta di legge che in copia vi accludo, in quanto noi liberali prevediamo una regolamentazione diversa, a nostro giudizio più originale e più aderente alla realtà della questione della mezzadria. (N.D.R. - II concetto cui s'ispira il progetto liberale è di scindere il caso in cui il concedente dimostri la volontà di condurre direttamente il fondo quale imprenditore agricolo, dal caso in cui esso decida di rinunciare a tale sua facoltà). Mi pare poter constatare che le nostre considerazioni, sostanzialmente, risultano confermate da quanto il valente collaboratore scrive nell'articolo citato ed è per questo che mi preme dare pubblicità a questa mia precisazione e soprattutto illustrare, cosa che mi auguro il dr. Burato farà in futuro, la nostra proposta di legge che, nell'interesse di entrambe le parti, si differenzia sostanzialmente da tutte le altre che sono state presentate in Parlamento e sono attualmente in discussione nelle Commissioni riunite Agricoltura e Giustizia. on. Agostino Bignardi, segretario del pli - Roma La decenza Al coro di proteste sulla pubblicità degli spettacoli cinematografici a cura di un gruppo di mamme, vorrei fare conoscere la risposta telefonica di un giornalista de La Stampa ad una mia domanda sull'argomento: « normalmente ci denunciano dopo tre giorni..., non siamo i soli, prenda per esempio il..., ì tempi sono cambiali..., anch'io ho due figli, ma li educo in modo che ciò non turbi la loro psiche.... nel tal paese oramai non ci fanno più caso... ». Personalmente credo che siate molto vicini alla violazione degli artt. 528, 529, 726 C.P., se non oltre; ma alle opinioni mie o del cronista meglio sarebbe un parere della Magistratura. Qual è la giusta misura nel contesto delle vigenti leggi statuali? Giuseppe Appendine-, Moncalieri (To)

Luoghi citati: Milano, Moncalieri, Roma, Torino