Per aprire le stuoie ai "diversi"

Per aprire le stuoie ai "diversi" Per aprire le stuoie ai "diversi" Gli istituti filantropici non fanno che sancirne la dura emarginazione «Aprire la scuola agli handicappati». Il processo di integrazione sociale dei «diversi» comincia proprio da questo primo momento, essenziale per la vita dell'Individuo e per la sua corretta crescita individuale. All'insegna di questo tema di fondo si è svolta ieri pomeriggio un'assemblea organizzata dal comitato per l'integrazione scolastica degli handicappati e dai sindacati Cgil Cisl Uil-Scuola. Presenti in gran numero, genitori ed insegnanti, componenti di Consigli di Circolo e di Istituto, rappresentanti di comitati di quartiere e operatori di servizi sociali. A causa di concezioni filantropiche di cui viene concordemente riconosciuta l'insufficienza, si è assistito finora alla proliferazione di una miriade di Enti assistenziali. «.A parte il fatto che almeno 60 per cento degli handicappati non sono affatto tali — ha polemizzato Alberto Dragone della segreteria del Comitato — dal momento che si includono nella definizione anche i "caratteriali" con handicaps flslco-pslchico-sensorlaIl di lieve entità, sono gli stessi istituti assistenziali a costituire una delle principali cause di pregiudizio verso t diversi, sancendone l'emarginazione». Dragone ha ribadito ai numerosi insegnanti l'enorme aiuto derivante dalla classe come entità sociale. Sui diversi e talvolta controversi aspetti dell'inserimento è intervenuto anche il segretario provinciale della Cgil Glardiello il quale ha, tra l'altro, accennato ai problemi dell'occupapazione inerenti alle scelte della scuola e alla sua crescita.

Persone citate: Alberto Dragone, Dragone