Un barista (tanto di debiti) ordinò ai 2

Un barista (tanto di debiti) ordinò ai 2 V agghiacciante delitto di notte a Meda, in Brianza Un barista (tanto di debiti) ordinò ai 2 Il presunto mandante voleva rientrare in possesso di cambiali per 27 milioni - I giovani confessano: tutti arrestati Uno di loro ha sparato contro il creditore e la moglie: la donna è morta; il marito, in fin di vita, forse non si salverà (Nostro servizio particolare) Milano, 3 dicembre. Per mezzo milione e una manciata di oggetti d'oro due ragazzi hanno ucciso. E' emerso dalle indagini sul delitto commesso la scorsa notte a Meda, centro della Brianza a 25 chilometri da Milano: una donna anziana fulminata da un proiettile in fronte e il marito colpito due volte e ora in fin di vita. L'omicida, Francesco Artusa, 19 anni, ha confessato e ha fatto il nome del suo complice, Giuseppe Pallotta, diciottenne, e del presunto mandante, Antonio Mastrandrea, di 32 anni. L'accusa per tutti è di omicidio a scopo di rapina. I carabinieri sono convinti di trovarsi dinanzi a un delitto su commissione: il Mastrandrea, debitore di 27 milioni nei confronti di Alfredo D'Amico, settantacinquenne, avrebbe deciso di liberarsene facendolo abbattere da due « killer » cui aveva promesso mezzo milione e tutto quello che avrebbero potuto rubare nell'alloggio delle sue vittime dopo avere recuperato un pacco di sue cambiali e due assegni. II delitto è avvenuto ieri sera verso le 22. Il D'Amico è in casa con la moglie, Giuseppina Pasquale, di 61 anni. Suona il telefono. Antonio Mastrandrea avverte che verrà in serata per saldare il debito; è una questione delicata, è meglio che non siano presenti estranei e il D'Amico congeda un conoscente venuto in visita, il generale in pensione Vittorio Varale. I coniugi attendono davanti alla televisione. Ancora il telefono. Questa volta è la moglie del Mastrandrea: « Han- no rubato l'auto a mio marito, tarderà una mezz'ora ». Non è vero. L'auto (una « Mini » ) l'hanno Francesco Artusa, ex barista nel locale del Mastrandrea e un suo amico, Giuseppe Pallotta. Il primo ha in tasca una vecchia « Mauser » 7,65; l'altro una « Flobert » a canne sovrapposte, scarica. Crede di dover fare una rapina, di dover soltanto spaventare due vecchietti, « un lavoro facile » gli hanno detto. Non sa che si tratta di un delitto. I giovani suonano alla porta. Il D'Amico, senza sospetti, apre. Si siedono e bevono un bicchierino di « genepy » offerto dalla padrona di casa. Dopo qualche minuto i « killer » estraggono le armi per obbligare il D'Amico a consegnare le cambiali del Mastrandrea. Il D'Amico si avvia ad un cassettone per prendere gli effetti ed è a questo punto che gli sparano. Due colpi lo raggiungono alla schiena e sotto la spalla destra, trapassandola. La moglie accorre gridando: una pallottola alla fronte e una al petto la freddano. L'assassino punta di nuovo l'arma contro l'uomo che, a terra, si lamenta e preme il grilletto. L'arma s'inceppa. Francesco Artusa tenta di liberare il carrello, non ci riesce. Ma forse pensa che la sua vittima sia ormai spacciata. Prende quello che gli era stato ordinato, si impadronisce di un braccialetto, di poche catenine di oro e di 150 mila lire in contanti e se ne va trascinandosi dietro il complice allibito. Poco dopo Bonifacio Zaino, nipote del D'Amico, che abita di fronte alla casa dello zio, sente suonare il campanello della porta. Apre e se \ lo trova davanti, sanguinan- ' te. Accorrono i carabinieri e una ambulanza. Alfredo D'Amico, ricoverato all'ospedale di Seregno, fornisce un'indicazione: « E' il barista », mormora. E' grave e forse non si salverà. Le indagini partono subito e all'alba assassini e presunto mandante sono arrestati. Interrogati alla tenenza di Dnnialrdlagmmvs Desio i due giovani confessano. Svelano anche dove hanno nascosto i gioielli: lungo i binari della ferrovia Nord ad Affori, alla periferia di Milano. Di più i carabinieri non riescono a sapere. Mastrandrea, invece, si mantiene sulla difensiva. I « killer » non aggiungono altro. Dalle indagine emerge il debito di 27 milioni, le proteste del D'Amico che dopo dieci anni di vana attesa minaccia il Mastrandrea di mettere le cambiali in pagamento; il Mastrandrea che gli consegna due assegni senza data da cinque milioni l'uno e che poi studia un piano criminoso: « Aspettami stasera a casa che vengo a saldare tutto ». D'Amico è molto conosciuto a Desio. Nato in Abruzzo, giovanissimo era emigrato negli Stati Uniti dove aveva fatto fortuna. Rientrato in Italia a Meda, in via Beato Angelico, aveva creato la fabbrica « Diana forniture commerciali », specializzata in riproduzione di mobili in stile. Negli ultimi tempi l'azienda gli aveva dato qualche preoccupazione: dopo anni di successi (alcuni « pezzi » di pregio sono alla Casa Bianca), era stato truffato di 90 mila dollari da un socio e aveva passato l'azienda ai nipoti. Del D'Amico si era parlato due anni fa quando, ottenuto il divorzio dalla prima moglie, aveva deciso di risposarsi con Giuseppina De Pasquale, di origine genovese, segretaria di un industriale. Marzio Fabbri Alfredo D'Amico Meda. Antonio Mastrandrea, e i due "sicari" Francesco Artusa e Giuseppe Pallotta

Luoghi citati: Abruzzo, Affori, Desio, Italia, Milano, Stati Uniti