I centri storici non sono da buttare

I centri storici non sono da buttare PERCHE MIGLIAIA DI MILIARDI ALL'EDILIZIA NUOVA? I centri storici non sono da buttare In Italia ne esistono ventimila: è un imperdonabile spreco lasciarli degradare o abbandonarli alla speculazione privata (Dal nostro inviato speciale) Roma, novembre. « Intricate reti di fili elettrici e telefonici che sfiguravano il paesaggio sono state eliminate, assieme ai troppo vistosi cartelloni pubblicitari nei quartieri storici », annuncia lord Duncan Sandys, presidente del comitato Internazionale che ha organizzato la campagna per l'annata europea del patrimonio architettonico. Altri successi, secondo Duncan Sandys: «Edifici del passato resi funzionali », « controllo dello stile degli edifìci moderni situati in ambienti storici » (liquidata in poche parole la spinosa questione dei nuovi inserimenti), « creazione di nuove isole pedonali ». Se questa era l'ideologia dell'annata europea dei centri storici non c'è da rimpiangere che l'Italia sia rimasta ai margini, come si è visto al congresso di Amsterdam. Fortunatamente la vecchia scuola conservazionista di cui è esponente lord Duncan Sandys è oggi isolata. L'evoluzione culturale degli ultimi anni, più netta in Italia sotto la spinta delle lotte per la casa e di quartiere (proprio in questi giorni a Milano gli abitanti del Ticinese si battono per il suo ripristino e per il diritto di restarvi), non consente di separare i problemi formali della tutela da quelli sociali ed economici. Più del restauro delle facciate contano gli uomini che vivono nei quartieri antichi. La cura di bellezza della vecchia Salisburgo, la scrupolosa difesa della Edimburgo settecentesca, il ricupero delle romantiche architetture di Bath e delle viuzze quattrocentesche di York, l'isola pedonale dell'Orologio a Rouen, sono ottimi esempi se la valu¬ tazione resta escusivamente estetica. Ma spesso il restauro conservativo sacrifica i residenti che non hanno i mezzi per pagare l'affitto delle case rinnovate, e snatura l'ambiente urbano, commercializzandolo. Nel cuore di Vienna il turista passeggia con piacere lungo la Kaerntnerstrasse, riservata ai pedoni in vena di acquisti (si è perduta, però, l'impalpabile grazia ottocentesca). Ignora che il centro storico si è dissanguato: da 80 mila residenti a 25 mila. 55 mila viennesi sono finiti nelle periferie, sradicati totalmente dalle loro tradizioni e dal loro costume. La legge Malraux, del 1962, ha consentito di salvare tanti castelli e monasteri francesi; non ha evitato lo scempio del quartiere parigino del Marais (prime vittime i residenti), la rovina di Montparnasse, la distruzione delle Halles.

Persone citate: Bath, Duncan Sandys, Malraux, Marais

Luoghi citati: Amsterdam, Edimburgo, Italia, Milano, Roma, Salisburgo, Vienna