La suocera di Margherita Agnelli prigioniera tra Torino e Cuneo ? di Franco Giliberto

La suocera di Margherita Agnelli prigioniera tra Torino e Cuneo ? Si prospetta l'ipotesi del sequestro di stampo mafioso La suocera di Margherita Agnelli prigioniera tra Torino e Cuneo ? Battute della polizia nelle campagne di Villa stellone, Trofarello e Orbassano - I familiari hanno chiesto il blocco delle indagini, ma gli inquirenti non l'hanno concesso - Premio di 30 milioni a chi aiuta la polizia - Ricostruito il volto dei banditi - Forse le trattative in Francia « Non sospendiamo le inda-1 gini », dice il capo della Cri- j minalpol torinese Montesa-1 no. « Non possiamo farlo, anche se la famiglia di Cor- i la Ovazza ce l'ha chiesto. Anzi, abbiamo messo 30 mi-1 lioni di premio a disposizio- \ ne di chiunque possa darci notizie utili all'identificazione dei rapitori ». Ma si sa come vanno certe cose, è sempre stato così nella maggior parte dei sequestri di persona del passato: ufficialmente gli inquirenti rimangono sul piede di guerra, pur senza agitarsi troppo per non mettere sventatamente in pericolo la vita dell'ostaggio. Questo se si presuppone l'esistenza d'una traccia, di una pur labile pista che conduca ai banditi. Ma nel caso della i suocera di Margherita Agnel-1 li esiste un elemento del genere? Parrebbe di no. Alle ■ 19,50 di mercoledì scorso, l'auto con i tre banditi e la prigioniera è svanita in corso Siracusa, verso il rettilineo che dopo la curva di piazza Pitagora porta fuori città. Si sa soltanto che la strada presumibilmente imboccata dai banditi conduce a sud, in direzione del confine con la provincia di Cuneo. Dove sono stati scoperti parecchi « pascoli » dell'anonima sequestri, alcuni ancora in territorio metropolitano fra Trofarello, Moncalieri, Orbassano, Vinovo, Villastellone, sulle due rive del Po in migliaia di ettari d'estensione. Luigi Rossi di Montelera passò parte della sua prigionia proprio nel comune di Moncalieri, nel cubicolo d'una cascina; Pietro Garis, 5 anni, figlio d'un industriale fu portato via a Vinovo e nascosto non lontano; Emilia Blangino Bosco, titolare d'un'industria di carni, dopo il sequestro fu rilasciata a Villastellone; l'impresario edile Mario Ceretto fu rapito, 1 ucciso e sotterrato in una 1 cascina di Orbassano. La zo-1 na a sud dl Tonno, dal 1973 in poi, è diventata poco rac-1 comandatole. Gli inquirenti | hanno parecchi motivi per credere che Carla Ovazza ora vi risieda, costretta in qualche cella-cantina di casolare sperduto. Ma è una mera ipotesi o c'è qualche indizio che conforti questa tesi? Polizia e carabinieri hanno compiuto ieri vari discreti accertamenti nelle zone citate, facendo partire da Torino pattuglie di agenti in borghese. Il riserbo è comunque d'obbligo, nessuno ha avuto chiarimenti sul tipo di indagini fuori città. Ha trovato conferma, invece, la prima versione del rapimento di Carla Ovazza. Analizzate le testimonianze e conclusi i rilievi sulle due auto Bmw usate dai banditi, si è convenuto che tempi, percorsi, drammatiche fasi del sequestro corrispondono alla cronaca dell'episodio raccontata nei dettagli ieri. La succerà di Margherita Agnelli è stata portata via davanti casa alle 19,35 di mercoledì; alle 19,40 i tre banditi l'hanno fatta salire su un'al¬ tra auto, dopo una prima fuga di due chilometri e mezzo; hanno bruciato la prima vettura; alle 19,45 hanno avuto un guasto, mentre si dirigevano verso la periferia meridionale della città; si sono impossessati della vettura di un rappresentante di vernici; con quest'ultima auto sono definitivamente spariti, assieme al loro ostaggio. Testimoni della movimentata vicenda ce ne sono una dozzina, più di quanto si può sperare in casi del genere: due studenti universitari pavesi in gita a Torino, una coppia di fidanzati, una persona che era affacciata a una finestra sopra la scena del rapimento, sette abitanti di via Sanremo, dove i rapitori sono stati appiedati dal guasto. Grazie a tanti occhi, che sia pure con diversa acutezza hanno osservato i rapitori, gli inquirenti hanno ora un « ritratto » dei tre. Più preciso probabilmente il fotofit dei carabinieri, che hanno lavorato in base a dichiarazioni di persone (abitanti nello stesso edificio di Francesco Giovannetti, il commerciante derubato dell'auto dai banditi) che hanno visto in faccia i criminali nel momento in cui erano più inquieti e quindi inclinia trascurare la precauzione di coprirsi. Dai fotofit vengono fuori questi tre personaggi: 1) bandito con occhiali da vista a pesante montatura e lenti leggermente ombrate, alto un metro e 65, corpulento, sui trentacinque anni, volto piuttosto affilato, naso sottile ma abbastanza prominente, capelli castano scuri, una specie di coppola a quadretti in testa, giaccone a tre quarti forse di tipo scozzese; 2) bandito di media statura, un metro e 70 circa, come il primo di corporatura robusta, anch'egli sui 3035 anni, volto largo (« quadrato, con le mascelle gros- Franco Giliberto (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Torino. II medico di famiglia Vittorio Lupo (da sinistra) con la sorella di Carisi Ovazza, Franca Piperno, e il marito della donna rapita, Guido Barba Navaretti