Due delle banconote del sequestro Cagna Vallino trovate con altro denaro di quindici rapimenti di Arturo Rampini
Due delle banconote del sequestro Cagna Vallino trovate con altro denaro di quindici rapimenti Due delle banconote del sequestro Cagna Vallino trovate con altro denaro di quindici rapimenti In Calabria - La grande industria del crimine conta su specialisti a tutti i livelli e produce miliardi - Come vengono riciclati i soldi "sporchi" -1 depositi in Svizzera e nel Liechtenstein E' stata definita un'industria. E. come ogni industria, anche quella dei rapimenti ha imprenditori, legali, consiglieri economici, operai specializzati e manovali. Un'industria che vende terrore, valuta a manciate di milioni affetti e sentimenti, specula sull'angoscia con la freddezza manageriale di chi è abituato alla borsa e al gioco del «rialzo». Ha canali sicuri, connivenze consolidate, forzieri blindati e sigillati dal segreto bancario. Ma, di tanto in tanto, ecco una falla: denaro «sporco» che ricompare, briciole di vari riscatti che affiorano contemporaneamente nello stesso punto e fra le stesse mani, piste che si intrecciano e si fondono. Un esempio. Tra i biglietti di banca sequestrati a Reggio Calabria e a Locri durante le perquisizioni dei giorni scorsi sono state trovate anche due banconote del sequestro Cagna-Vallino. Nei sette milioni di lire recuperati, oltre al denaro pagato dai familiari dello studente di Volpiano, c'erano banconote provenienti dai riscatti di quindici rapimenti: tra gli altri, quelli del gioielliere Bulgari, del presidente del Verona Garonzi, dell'armatore D'Amico e di Paul Getty jr. nipote del «re del petrolio». Tre persone sono state arrestate per associazione per delinquere e ricettazione. Uno di questi uomini, Antonio La Scala, 53 anni, è fratello di Raffaele La Scala, ri cercato per il sequestro e l'omicidio dell'Impresario di Cuorgnè, Mario Ceretto. Il frutto dell'operazione di polizia: sette milioni ritrovati su un totale di parecchi miliardi. La paga dei manovali, lo stipendio della «truppa». E l'altro denaro? Ripulito, trasformato, cambiato in franchi o marchi o dollari. E poi, a volte, riconvertito in lire asettiche, ri¬ l i spettabili, spendibili. Sono le tap- o ni i, l i, l oe e iè i iè, eihi o ao e, i¬ pe d'uno scandalo che la polizia svizzera ha ripercorso frugando per una settimana nei registri di otto banche a Chiasso e Lugano. Registrazioni, conti correnti con firma doppia, un miliardo e mezzo di lire italiane. Dentro questa montagna di soldi, ancora banconote che, dai loro numeri di serie, riportano ad altri sequestri: ritorna il nome di Paul Getty, si aggiungono quelli di Angelo Malabarba e Cristina Mazzotti. Si è detto che, di questi ultimi tempi, la 'ndrangheta ha cambiato simbolo: «Non più il fucile a canne mozze ma la "bricolla" dei contrabbandieri». Lo conferma la polizia quando afferma: «Molta della merce che entra di contrabbando in Italia e all'estero, è pagata all'origine con denaro proveniente da sequestri di persona». E' una delle attività di questa industria nuova, un'altra forma di «riciclaggio» su vasta scala, un modo di far rendere al massimo il capitale. Si lavora come alla «catena di montaggio»: specialisti che rapiscono, altri specialisti che custodiscono l'ostaggio, altri ancora che trattano ed incassano il denaro. E la «catena» continua: c'è chi lo accumula e poi lo distribuisce in vari canali, c'è chi lo porta in Svizzera o nel Liechtenstein, chi lo trasforma, chi lo investe, chi ne incassa gli utili: la testa della piovra che manovra nell'ombra, I «generali» di questo esercito vasto ed obbediente che dirigono in doppiopetto e da lontano la strategia di una guerra contro avversari disperati e, spesso, già vinti in partenza. Servizi di: Aldo Vite, Vincenzo Tessandori, Ezio Mascarino, Renato Rizzo, Massimo Boccaletti, Roberto Reale, Arturo Rampini
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