Rapita la suocera di Margherita Agnelli Forse già chiesto un favoloso riscatto di Alain Elkann

Rapita la suocera di Margherita Agnelli Forse già chiesto un favoloso riscatto Nessuna certezza sulla matrice del sequestro: mafia o Brigate rosse? Rapita la suocera di Margherita Agnelli Forse già chiesto un favoloso riscatto Carla Ovazza è stata aggredita da tre uomini e trascinata su una "Bmw" - I banditi hanno lasciato la vettura, incendiandola Alain Elkann e Margherita Agnelli, appreso il sequestro a Milano, hanno subito raggiunto Torino - Anche Giovanni Agnelli rientrato da New York - Una telefonata anonima (smentita) alla Fiat: "Rapimento per rappresaglia, la pagherete cara: 10 miliardi" Rapita Carla Ovazza, suocera di Margherita Agnelli: la notizia ha cominciato a far clamore ieri mattina alle 9,30, rilanciata dai notiziari radiofonici e con titoli a intera pagina dai giornali della sera. Fra i tanti dettagli raccontati nelle cronache, tre importanti domande sono rimaste senza risposta: è vero che i rapitori hanno già chiesto un riscatto di dieci miliardi di lire? E' verosimile che i banditi appartengano alle Brigate rosse oppure si tratta di un crimine di stampo mafioso? E' credibile l'ipotesi di una serie di rapine compiute a Torino mercoledì sera, in concomitanza con il sequestro della donna, per sconcertare gli inquirenti e distrarti dall'episodio più clamoroso? Il seguito della vicenda probabilmente ruoterà ancora per qualche tempo attorno a questi interrogativi. Quando polizia e carabinieri potranno rispondervi, quanto meno avremo la misura delle difficoltà che dovranno superare le prossime indagini. Ma ricostruendo i fatti noti si può già dare qualche risposta parziale a molti dubbi. Carla Ovazza, 53 anni, è stata rapita alle 19,35 di mercoledì sera, di fronte alla sua abitazione di corso Duca degli Abruzzi 30. E' la madre di Alain Elkan, il giovane che 111 settembre scorso ha sposato a Villar Pelosa Marghe¬ rita Agnelli, figlia di Giovanni Agnelli. Ma non vive di rendita. E' impiegata al Bit (Bureau international du travail), nella «sezione borsisti». Parla perfettamente inglese e francese; per accompagnare gli studenti del Bit nelle visite a varie aziende piemontesi e d'altre regioni, percepisce uno stipendio di circa 400 mila lire il mese. Mercoledì sera aveva guidato venti giovani borsisti con un pullman in una fabbrica di Crescentino. Al ritorno, salita sulla propria Mini giardinetta che aveva lasciato dinanzi all'ufficio, si era diretta verso il centro città, per rincasare. Viaggiava sola. I TESTIMONI. Quattro persone che la polizia non nomina assistono al rapimento. Sono due studenti del vicino Politecnico e una coppia di fidanzati. Raccontano: «Eravamo a circa 30 metri di distanza dalla donna, l'abbiamo vista scendere da una Mini blu. In quell'attimo tre persone sbucate da un'auto Bmw grigia le sono andate incontro frettolosamente. La scena ci ha lasciati sbigottiti: sembrava che volessero abbracciare la donna, agitavano le braccia, come per il caloroso saluto a qualcuno che non si vedeva da tanto tempo. E invece l'hanno abbracciata sì, ma per trascinarla verso la loro auto, caricarvela con forza e fuggire con un'accelerata rab- biosa verso corso Peschiera. La donna gridava e si divincolava». Un altro testimone ha assistito al rapimento da una finestra del secondo piano. «Guardavo in strada, sono rimasto colpito dall'aggressione alla donna che si dimenava. Ho immediatamente telefonato alla polizia, descrivendo le fasi di quel fulmineo sequestro». PRIME INDAGINI. Dalla questura parte una «volante» con quattro agenti, per verificare la segnalazione. In corso Duca degli Abruzzi, dinanzi al numero 30, non trova più i testimoni del fatto (saranno rintracciati molte ore più tardi) che nel frattempo si sono allontanati. I passanti cadono dalle nuvole, nessuno sa dire ai poliziotti che cosa sia accaduto. La stessa persona che aveva telefonato al «113» non scende in strada per ribadire la propria testimonianza: lo farà soltanto giovedì mattina. UN DIVERSIVO. A quell'ora Torino vive ore drammatiche per altri fatti criminosi. In varie zone della città avvengono contemporaneamente delle rapine, la maggior parte delle quali in abitazioni private. Il centralino della questura e dei carabinieri è tempestato di telefonate, gli agenti accorrono nei diversi quartieri dove sono segnalate aggressioni. A posteriori si penserà a un'azione combinata, a una sapiente orchestrazione delle azioni criminose, fatta dai fiancheggiatori della «banda principale», quella incaricata di rapire Carla Ovazza. Ma è un'ipotesi che attende dì essere verificata con maggiore scrupolo. FUOCO ALLA BMW. Cinque minuti dopo il rapimento di Carla Ovazza, in via Renier 63 la macchina dei banditi viene incendiata. «Stavamo guardando la televisione — racconta Angelo Godone, un meccanico che abita lì accanto — quando dalle finestre abbiamo visto un bagliore. Sono uscito di corsa e come me tante altre persone che abitano qui attorno, in largo San Paolo. Alla tv trasmettevano "Sim Salabim", perciò sono certo dell'ora. Ho guardato l'orologio, erano le 19,40. La macchina in fiamme era accanto alla mia Simca; ho avuto paura di subire un danno, con alcuni volonterosi abbiamo cercato di spostarla». UN VOLANTINO. Con i vigili del fuoco è giunto un gruppo di agenti dell'ufficio politico della questura. Nella Bmw, salvato dalle fiamme sarebbe stato trovato un volantino al quale gli inquirenti annettono molta importanza. Non hanno rivelato il testo del messaggio. Nessun dubbio invece sull'uso che i banditi avevano fatto della macchina. Rapita Carla Ovazza, con quella Bmw erano giunti in via Renier (la targa della vet tura corrisponde a quella se- gnalata dal testimone affacciato a una finestra di corso Duca degli Abruzzi). Qui avevano a disposizione una seconda auto, sulla quale hanno trasbordato la rapita. Ma a quell'ora, le 19,45, nessuno conosceva ancora il nome della donna rapita. Suo figlio Giorgio, rincasato dopo le 20, aveva cominciato a preoccuparsi per l'assenza della madre senza immaginare quale sorte le fosse toccata. Aveva fatto alcune telefonate a parenti e amici, ma soltanto un'ora e mezzo più tardi la sua preoccupazione sarebbe diventata angoscia. BANDITI IN PANNE. La ricostruzione del rapimento ha un primo punto fermo: l'incendio della Bmw alle 19,40. Gli inquirenti fanno questa ipotesi: «A quell'ora i banditi caricano Carla Ovazza su un'altra Bmw, che avevano predisposto in attesa vicino a via Renier. Si dirigono velocemente verso sud, in direzione dì Moncalieri. Percorrono via Tolmino, via Gorizia, attraversano corso Cosenza, proseguono sempre diritti per via Sanremo. Qui hanno un guasto alla macchina. Si rompe l'albero della trasmissione, non c'è verso di andare avanti. Due malviventi spingono l'auto per un centinaio di metri, l'altro tiene il volante. Portano la vettura piano piano in via Vicarelli. Hanno bi¬ co eeo a oa resi nle l e e cta La o o: le no i za o a ene ia aeia ape e, nno ee. abi¬ sogno di procurarsi un'altra macchina, non prevedevano l'intoppo». UN RAGAZZO VEDE. Poco prima delle 20, Claudio Lerdamo, 16 anni, sta rientrando a casa (in via Sanremo 12). Scorge due individui che spingono una Bmw in via Vicarelli. «Mi è venuta quasi voglia di dargli una mano — racconta — poi ho visto che se la cavavano bene e ho continuato la mia strada. Al volante della macchina c'era un uomo. Sì mi è sembrato un uomo, dimenava la testa. Come se fosse seccato oppure frastornato, insicuro dei propri movimenti. Sui sedili posteriori non c'era nessuno. Certo, se una donna fosse stata rannicchiata dietro, non me ne sarei accorto». NERVOSISMO. I banditi sono inquieti, hanno bisogno di procurarsi al più presto un'altra vettura per trasportarvi l'ostaggio e fuggire verso il loro rifugio. Scendono in due dalla Bmw parcheggiata in via Vicarelli, attraversano la strada e seguono la manovra di Francesco Giovannetti, 51 anni, rappresentante di vernici, che con la sua «124» si sta dirigendo a un box della sua abitazione. «Ho aperto Franco Giliberto (Continua a pagina 2 in prima colonna) Villar Perosa (Torino). Un'immagine del matrimonio di Margherita Agnelli e Alain Elkann - Da sinistra Brigitte ElkannGianni Agnelli, gli sposi, Giorgio Barba Navaretti, Carla Ovazza (la donna rapita, madre di Alain) e Gianluigi Gabett Torino. Alain Elkann, figlio della donna rapita e marito di Margherita Agnelli (« La Stampa » - E. De Angelis)

Luoghi citati: Crescentino, Milano, Moncalieri, New York, Torino, Villar Perosa