Tulipani freschi per l'Olimpico

Tulipani freschi per l'Olimpico A che serve l'Under 23 Tulipani freschi per l'Olimpico (Dal nostro inviato speciale) Roma, 21 novembre. A distanza di un anno (e un giorno) Italia ed Olanda si ritrovano di fronte, domani allo stadio Olimpico. A Rotterdam, il 21 novembre 1974, fu 3 a 1 per i «tulipani», con prologo delle Under 23 ad Hertoghenbosch dove in una sera gelida e battuta dal vento gli azzurrini vennero sconfitti in extremis per 3 a 2 rivelando per altro alcune valide individualità, a cominciare da Pecci (allora bolognese) che segnò un gol bello e fortunato dal limite dell'area. A dodici mesi di distanza, le due rappresentative maggiori si ripresentano completamente rinnovate: per cause di forza maggiore quella olandese (indisponibili Cruyff e Neeskens, in momentanea disgrazia Van Haneghem, fuori forma Rensenbrink, ma tutti recuperabili in futuro dal et. Knobel), per scelte tecniche e tattiche la nostra, che di quella serata a Rotterdam conferma solo Zoff, Rocca, Causio ed Antognoni. Il calcio d'Olanda dimostra nell'occasione di considerare davvero la Under 23 un serbatoio per la squadra maggiore secondo una logica certamente apprezzabile. Assenti alcuni big, ecco domani in Nazionale A tipi come Krjigh, Van Kraay, Thyssen (e Zuidema, vecchia conoscenza bianconera della passata Coppa Uefa in panchina) a confermare la visione d'insieme di quella federazione. Discorso diverso per gli azzurri con la promozione del solo Gentile. Per il resto il tourbillon da prima di Rotterdam in avanti (e qui si parla della « gestione Bernardini ») ha via via chiamato in campo quello che era ed è considerato il meglio del nostro calcio ma senza troppa coerenza, scontentando anzi gente che entra ed esce dalla porta girevole del Club Italia con la massima facilità (per tacere di chi sta sempre fuori, pur meritando di entrarvi). Con tutto il rispetto per le doti umane e morali dei nostri calciatori ci sembra che l'attuale momento di tregua che caratterizza la Nazionale di Bearzot — nessuna polemica, «prego accomodati» di chi sta fuori a chi gioca, sorrisi e strette di mano — sia dettato soprattutto dalla convinzione di ognuno sull'utilità di operare un «surplace» in attesa di conoscere veramente come sarà, chi guiderà, cosa avverrà nel «nuovo corso» tanto ventilato ma non ancora in via di concretamente I giocatori non sanno chi guiderà la nazionale nella operazione mondiali, se ancora Bearzot o altri, per cui la loro prudente attesa ci pare tattica inevitabile. E cosi sotto con un nuovo esperimento, dentro Savoldi a far coppia con Pulici, al posto di Anastasi che è in forma come lo era prima di Varsavia, con Capello di nuovo al suo posto a reggere le fila del centrocampo. Di tutte le variazioni operate di partita in partita questa — onore a Bearzot — è comunque la più logica: non si è smembrata la squadra vista in Polonia, è stata solo corretta, anche se le si chiederà un comportamento diverso, una impronta maggiormente offensiva. Il traguardo è quello di un buon comportamento in campo e, possibilmente, di una vittoria. Nessuno si sogna di restituire alla Polonia quello che le abbiamo tolto con il catenaccio organizzato sulle rive della Vistola: quattro gol ai tulipani (a zero) sembrano fuori dalla realtà, perché la squadra di Knobel sarà di certo meno brillante e determinata di quella che ci batté a Rotterdam, ma sarà pur sempre un complesso veloce e combattivo. L'obiettivo è quello del gioco, soprattutto. E dopo, dimenticato il campionato d'Europa, partire dal gioco per cercare finalmente la «squadra» guardando anche alla Under, dove non solo Scirea pare degno di considerazione, specialmente se si considera che in Argentina si andrà (?) nel '78. Bruno Perucca