Vita delle Colf

Vita delle Colf La categoria vuole più garanzie Vita delle Colf Ogni giorno a Torino 6-7 ricorsi ai sindacati - Precario rapporto di lavoro delle domestiche di colore - Come vengono reclutate Umiliazioni e sfruttamento emergono da un'indagine delle Acli Nei prossimi mesi verri pubblicato un libro bianco sulle 800 mila domestiche che lavorano in Italia. I/Inchiesta fatta dalle Acli, oltre ad essere uno spaccato della più generale condizione femminile nel Paese, ha messo in luce aspetti rilevanti della stratificazione sociale Italiana, dei suol squilibri e ritardi. Le lavoratrici di questo settore (68 mila in Piemonte, 40 mila a Torino) hanno problematiche e aspettative che contrastano con l'Immagine tradizionale loro attribuita. Come si è accennato, sono migliaia le vertenze annue per inadempienze contrattuali. Nella nostra città ogni giorno 6-7 colf si rivolgono ai sindacati. Sono donne risentite per la loro attività non gratificante, che rivendicano prospettive nuove di qualificazione professionale e di inserimento sociale; che chiedono soprattutto il rispetto della loro personalità, più garanzie sul plano professionale. E' significativo che soltanto il 2,6 per cento pone in risalto questioni economiche, le altre o non si pronunciano o insistono sull'applicazione del contratto, sui riposi, gli orari, l'indennità di malattia, scatti di anzianità II rapporto di lavoro delle colf, già difficile e scarsamente riconosciuto, diventa ancora più critico quando si tratta di domestiche di colore. In Italia sono circa 40 mila, a Torino poco più di 200. Alcune somale, pochissime nigeriane, indiane e delle isole Mauritius, meno di una decina dalle Seychelles e Capo Verde, 35 dalle Filippine, 50 eritree. Le europee sono quasi 2 mila: francesi, inglesi e tedesche, soprattutto governanti, n nurses », dame di compagnia. Le domestiche di colore arrivano In Italia attraverso agenzie autorizzate, tramite organizzazioni fuori legge o ingaggiate direttamente da famiglie che hanno trascorso le vacanze nei Paesi del Terzo Mondo. Il ministero riconosce 7 enti di patronato per il collocamento di personale domestico: Epaca, Acli, Onarmo, Inca, Inas, Enas, Eas. Quelle che giungono con fantomatiche agenzie sono vittime di sfruttamento e abusi. La signora Maria Fase del Ciscas (Centro internazionale scambi culturali e accoglienza stranieri) dice: « Ci sono a Torino ragazze giovanissime, con età anche inferiore al 18 anni, e donne di 45 e persino 60 anni. Alcune sono state assunte da signore in vacanza. Hanno passaporto turistico, con scadenza a breve termine. Le loro lamentele hanno scarso effetto, vivono nel terrore che il permesso di soggiorno sia revocato. In caso di contrasti con il datore di lavoro, non hanno altra scelta che tornarsene in patria. Le altre, quelle in regola, acquistano ogni giorno di più coscienza di essere trattate peggio delle colleghe "bianche". Non tutte, ovviamente; ci sono domestiche ben pagate e accolte in famiglia con affetto e comprensione ». « Ciò che più le umilia — spiega la signora Pase — è essere esposte alla curiosità degli ospiti. Come si trattasse di una pelliccia nuova o del televisore a colori, alcune signore dicono alle amiche In vtslta: "Ora ti mostro la mia cameriera africana". Alcune di queste ragazze non hanno la loro camera, dormono In cucina o in un corridoio. A mezzanotte o all'una quando il figlio del padrone rientra con gli amici, accende le luci, offre da bere. La colf dopo 11-12 ore di servizio non chiede che di riposare in pace ». Pur di assicurarsi una domestica si pagano a volte alte tangenti ad agenzie senza scrupoli. Un mercato delle braccia dove ci sono molte disparità di trattamento. Alle Acli si conoscono casi di ragazze pagate ancora 40 mila lire al mese, altre che superano le 150 mila. Logico che questa categoria si porti dietro frustrazioni e risentimenti. Le organizzazioni sindacali puntano a un obiettivo da raggiungere al più presto possibile: dare alla colf un ruolo professionale adeguato. Cioè proporre l'impegno della collaboratrice familiare in un quadro di servizi sociali che mancano. Un aiuto rivolto alle famiglie popolari, agli anziani, con la colf dipendente da un servizio pubblico e non privato per coprire esigenze sociali alle quali sinora non è stata data risposta. Due o tre amministrazioni comunali hanno assunto alcune « specializzate » e le assegnano secondo le necessità dei richiedenti. Un esempio che pare stiano seguendo molti altri comuni, dove le colf vengono già impiegate a giornata presso le famiglie con problemi più gravi. In un piano del genere troverebbero posto anche le domestiche di colore. In Italia su 100 famiglie che vorrebbero una colf, soltanto 3 riescono a trovarla. Verrebbero risolti anche i gravi problemi che tormentano le « tuttofare »: la precarietà dell'occupazione, l'emarginazione, il disagio psicologico, l'insoddisfazione, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con il datore di lavoro e la tutela sindacale. Sparirebbe soprattutto il fenomeno dello sfruttamento e si assicurerebbe una certa stabilità nell'occupazione, necessaria per maturare l'anzianità e i relativi scatti di salario. Nelle condizioni attuali, con le colf che migrano da una famiglia all'altra, soltanto il 15 per cento gode di questi diritti. Tutte le altre non restano mai più di due anni presse la stessa famiglia e. mo.

Persone citate: Maria Fase

Luoghi citati: Filippine, Italia, Piemonte, Torino