Futuro per il capitalismo di Mario Salvatorelli

Futuro per il capitalismo Futuro per il capitalismo (Segue dalla 1* pagina) in crisi, ha aggiunto, il capitalismo di Stato, che ha dimostrato di non poter essere efficiente come quello privato. Se c'è una crisi anche del capitalismo privato, questa si verifica in quei Paesi dove da esso si pretendono tutti i risultati, senza lasciarlo, però, funzionare, dove si vuole la piacevolezza dei risultati senza sostenere i sacrifici necessari per raggiungerli. Non si farà mai una politica di programmazione, ha ancora detto Mattei, sostituendo alla regola della compatibilità una somma di massimi: il massimo degl'investimenti, dei profitti, dei consumi, delle retribuzioni, eccetera. Anche il comunista Giorgio Amendola chiede una programmazione, non solo nazionale, ma europea, perché chi fa le spese di questa crisi mondiale è l'Europa, che ha perso la vecchia forza politica e non riesce a darsi una politica comune, è divisa tra gli Stati e all'interno degli Stati, dove i governi si reggono su maggioranze stentate. «Occorre un consenso più ampio, ed è per questo che noi respingiamo in Italia la tesi del 51 °'o » ha detto Amendola, citando l'esempio del Cile. Ha aggiunto che i comunisti non sono per l'estensione della sfera pubblica, «che finora è avvenuta non secondo logica, ma secondo stati di necessità », ma sono per la riconversione industriale, quindi rifiutano l'immobilismo, la conservazione del « tutto come oggi », e vogliono le riforme, la cui mancanza rende più difficile il rilancio aziendale. « Se non si fa questo — ha concluso — si corre verso la catastrofe, e noi comunisti non puntiamo sulla catastrofe». Francesco Forte ha definito quella attuale la civiltà del malessere, degli squilibri, dello sperpero delle risorse, ha negato che il capitalismo sia al centro del progresso e l'imprenditore al centro dell'impresa, tanti sono i condizionamenti con i quali esso deve fare i conti: sindacali, tecnologici, finanziari. Sono più al centro le banche, come ha detto Mitterrand, oppure i governi là dove, come negli Stati Uniti, sostengono e orientano grandi settori industriali. In una struttura ben ordinata il centro dell'impresa non può essere che la comunità, ha detto ancora Forte, osservando che è errata mitologia pensare che ordine sia un concetto conservatore. O si realizza questo rapporto organico, con la partecipazione dei sindacati, oppure continuerà il rapporto conflittuale che porterà alla parafisi dell'impresa. Anche per Giuseppe Petrilli occorre realizzare nuove efficaci forme di concertazione tra imprenditori, governo e sindacati, come presupposto necessario ad ogni discorso sul nuovo sviluppo. Il presidente dell'Iri ha ribadito il suo concetto che non esiste sostanziale diversità di comportamento tra impresa pubblica e impresa privata e che l'identificazione tra imprenditore e impresa è stata superata dalla frantumazione del capitale tra gli azionisti. La risposta al di là dei dubbi e con le inevitabili divergenze sulle cause della crisi, sulle vie per uscirne e sulle modifiche da apportare r.l sistema, è stata che il capitalismo, inteso come presenza di mezzi di produzione che non appartengono allo Stato, ha un futuro. «Non mi sembra di poter ipotizzare una sua scomparsa», ha concluso Ugo La Malfa, intervenendo, fuori programma, al termine dei lavori. Ma il vicepresidente del Consiglio ha anche detto di aver impiegato la mattinata a cercar di capire, senz'esserci riuscito, se «dobbiamo o non dobbiamo fare il programma economico a medio termine», e questa confessione ha riproposto qualche dubbio agli ascoltatori, avvalorando quanto aveva detto prima Franco Mattei: «Il capitalismo non è in crisi, è in crisi il sistema politico in cui il capitalismo deve agire». Mario Salvatorelli

Persone citate: Amendola, Francesco Forte, Franco Mattei, Giorgio Amendola, Giuseppe Petrilli, Mattei, Mitterrand, Ugo La Malfa

Luoghi citati: Cile, Europa, Italia, Stati Uniti