I grandi cimiteri sotto la luna
I grandi cimiteri sotto la luna I grandi cimiteri sotto la luna Verrà la battaglia di Teruel, la battaglia dell'Ebro, Guadalajara, Guernica, quasi -un milione di morti, uno spaventoso bagno di sangue. La guerra dì Spagna è la prova generale della guerra mondiale, è il primo assalto fascista agli Stati europei. Franco combatte contro il legittimo governo spagnolo, eletto dal popolo. Combatte dapprima alla testa dei mercenari, delle truppe coloniali: il suo obiettivo è la reconquista della Spagna. E' una lunga avanzata, una scia di vittorie e di massacri. Dopo la liberazione dell'Alcazar, la strada che lo porta alla testa del governo, e insieme alla qualifica di Generalisimo, è spianata. Come « Caudillo », affida alla Falange non solo compiti paramilitari e di polizia, ma anche l'incarico di reclutare nuovi adepti per uno Stato « nuovo », che in realtà è di modello fascista e hitleriano. Del resto, nazisti e fascisti lo aiutano nella sua lotta, e perfino la Chiesa spagnola si schiera al suo fianco in quella che considera una crociata anticomunista. Armi e « volontari » giungono da Roma e da Berlino, ma Franco vuole mantenere una certa autonomia dai suoi potenti alleati. Dopo Monaco, le democrazie europee sono così deboli nei confronti dell'Asse, che la guerra di Spagna è quasi in secondo piano, i repubblicani spagnoli sono più soli che mai. Solo le brigate internazionali portano sui fronti spagnoli uomini del mondo libero. L'intera cultura mondiale, da Malraux a Picasso, da Hemingway a Spender, è contro Franco. La guerra di Spagna è l'ultima speranza di fermare il fascismo in Europa: ma ormai, la nazione è tutta un grande « cimitero sotto la luna». Le altissime testimonianze letterarie e poetiche, ì romanceros e i discorsi più appassionati, non fermano le armate di Franco. Cade Barcellona, e nelle strade della città catalana risuonano per giorni e giorni gli echi delle fucilate dei plotoni d'esecuzione. E cade alla fine Madrid, il 28 marzo del 1939, l'ultima « trincea degli uomini liberi ». E' una disfatta, una fuga. Il primo aprile, Franco sfila nelle avenidas della capitale. Ancora una volta, il Caudillo è fortunato. Tragedie maggiori s'abbattono sull'Europa, con l'assalto alla Cecoslovacchia e all'Albania. Così, al riparo e quasi in silenzio, Franco può consolidare il suo potere: e lo fa con le denunce, i campi di concentramento, le torture, le fucilazioni. Ciano racconta d'aver visto nella sola Madrid fino a 250 fucilazioni al giorno. Gli avversari politici sono perseguitati, liquidati, pochi scampano nell'esilio, i tribunali militari non conoscono pause. La Spagna è coperta di macerie, le città distrutte, i raccolti perduti, la fame dovunque. Il metodo della forza, l'insurrezione armata, la violenza fascista, possono dunque prevalere: è un tragico esempio per l'Europa. Nel Paseo Castellana, sfilano davanti a Franco gli aviatori che hanno bombardato Guernica, le camicie nere, i mori, la Falange, i crocefissi. Il Primate di Spagna benedice il Caudillo. Da questo momento in poi, la vita di Franco è la storia di un potere solitario, personale, autocratico, che si serve delle istituzioni come di docili strumenti, ma più volentieri ricorre all'oppressione e alla forza, alle polizie segrete e alle camere di tortura. Abilmente, sia pure fra tormenti e tentazioni, il Caudillo riesce a evitare d'entrare in guerra accanto all'Asse: sarà un «tradimento» dei suoi alleati, che gli salverà la vita e il potere. E' una neutralità relativa, perché le fabbriche spagnole lavorano a pieno ritmo per la Wehrmacht, in quel grande
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