Ridere col teleromanzo di Ugo Buzzolan

Ridere col teleromanzo Letteratura popolare vista da Gregoretti Ridere col teleromanzo Quando L'assedio di Firenze, primo pezzo della serie « Romanzo popolare italiano » che parte stasera sul «nazionale », fu presentato all'inaugurazione della rassegna internazionale del Premio Italia, nel settembre scorso, le perplessità erano molte fra il pubblico. Chi conosceva il romanzo di Francesco Domenico Guerrazzi, pubblicato nel 1836, sapeva bene di che razza di mattone si trattava: milleduecento o trecento pagine, una vicenda, anzi cento vicende complicatissime, la Firenze del 1530 stretta d'assedio dalle truppe di Carlo V chiamate da Papa Clemente VII che essendo un Medici vuole rimettere nella città, proclamatasi repubblica, la sua famiglia, e una folla paurosa di personaggi che si chiamano Ferrucci, Malatesta Baglioni, Michelangelo (proprio lui), Fra' Benedetto da Foiano, il vilissimo traditore Maramaldo... Un romanzo da cui la televisione poteva ricavare almeno almeno dodici puntate, ad essere parsimoniosi. Invece L'assedio di Firenze realizzato da Ugo Gregoretti s'annunciava di un'ora e dieci minuti al massimo. Com'era possibile? Ci si trovava di fronte ad una fulminea sintesi? O il regista s'era ritagliato un episodio e su quello aveva lavorato di bulino? La proiezione, con una sala stipatissima e la gente in piedi, fu tutta punteggiata da scoppi di ilarità. E alla fine, applausi scroscianti, prolungati, e ancora risate. Erano — una data storica, quella sera di tardo settembre nel Palazzo dei Congressi a Firenze! — erano le prime risate che risonavano al Premio Italia dalla sua fondazione. Quel che gli spettatori vedranno stasera (purtroppo non a colori) non è una sintesi, non è un episodio: è un programma sul romanzo, esposto e illustrato nelle sue linee essenziali e al tempo stesso scomposto e analizzato durante l'azione dallo stesso Gregoretti che di tratto in tratto si infilerà ira gli attori in costume, e darà i brevi cenni necessari a collocare l'opera nel suo tempo, ad afferrarne lo spirito laico e gli intenti patriottici. Una lezione sul romanzo popolare, alias romanzo d'appendice italiano dell'Ottocento? Assolutamente no. I precedenti gregorettiani di questo « assedio » vanno ricercati nel « Sandokan » dove il mondo fantastico di Salgari era rapportato di continuo alla provinciale Verona e alla provinciale Italia di quell'epoca in cui l'autore scriveva sui pirati della Malesia: un duplice discorso che mirava a fondersi in uno spettacolo briosamente umoristico. Qui, a nostro avviso, l'operazione s'è sviluppata e si è affinata, e i risultati ci paiono francamente migliori sia sul piano di un'intelligente e controllata ironia sia sul piano di una sciolta, incalzante rappresentazione. Vedremo nelle prossime settimane / misteri di Napoli, strepitoso feuilleton di denun¬ cia sociale, frutto della fervida mente di Francesco Mastriani; / ladri dell'onore di Carolina Invernizio, intrigo d'amore e di morte nella borghesia torinese del secolo scorso; Gli ammonitori di Giovanni Cena, sulle classi più umili e oppresse del principio Novecento, una tipica narrazione populista; e infine La freccia nel fianco di Luciano Zuccoli, storia raffinata e decadente dell'area post-dannunziana, che ci arriverà fresca fresca sul video in quanto Gregoretti sta ancora girando le ultime sequenze negli studi di Torino. Ugo Buzzolan