Garibaldi e i baronetti di Alfredo Venturi

Garibaldi e i baronetti Dall'Inghilterra un'avvincente biografia Garibaldi e i baronetti Jasper Ridley: «Garibaldi», Ed. Mondadori, pag. 850, lire 8500. Lui non perdeva occasione di parlare della «nobile nazione», del «popolo libero» che abitava «la bella e lieta Inghilterra»; per quanto sempre ansioso di separare il giudizio sui popoli da quello sui governi, nel caso britannico era persino disposto ad accettare un'istituzione monarchica che bizzarramente considerava di spirito repubblicano. E non lesinava omaggi alla regina Vittoria, di cui naturalmente ignorava il diario gonfio di frecciate malevole nei suoi confronti, come lo sprezzante appellativo di «pirata», e certe frasi di sollievo, come quando il pirata finalmente s'imbarcò dopo una trionfale e imbarazzante visita inglese, o come quando i nuovi fucili di Na- poleone III lo sconfissero a Mentana. Per lui, l'Inghilterra era il paese amico, di cui le potenti navi da guerra lo avevano protetto con una discreta presenza sul teatro delle operazioni in almeno due circostanze capitali: l'assedio di Montevideo e lo sbarco in Sicilia. Era, soprattutto, il paese che lo ammirava e lo amava, e in questo Garibaldi non commetteva il solito errore d'ingenuità, perché quell'ammirazione e quell'amore durano ancora. Lo hanno nutrito e lo nutrono i versi di Swinburne, le prose di Meredith, le testimonianze di Jessie White; poi le analisi storiche di Trevelyan e di Mack Smith; ed ora questa nuova biografia di Jasper Ridley, comparsa un anno fa e prontamente tradotta da Mino Milani. Una biografia avvincente, anche oltre questo suo valore di testimonianza rispetto al fenomeno delle connessioni ideali fra il soldato di Caprera e la mentalità britannica. Avvincente soprattutto la dettagliata narrazione dei tredici anni (1835-1848) che Garibaldi trascorse fra le inquietudini politiche e le battaglie dell'America Latina, durante i quali il giovane militante mazziniano si trasformò in un maturo e già leggendario capo guerrigliero, fra circostanze non sempre limpidamente ricostruite nella sterminata bibliografia garibaldina. Quanto al ruolo del personaggio nel Risorgimento italiano, sono ormai poche le ombre che restano da rischiarare, soprattutto dopo che Mack Smith ha analizzato a fondo gli avvenimenti dell'anno chiave 1860. Questa biografia di Ridley centra con particolare sicurezza i caratteri di vera e propria «potenza» che quest'uomo solitario, ma capace di scatenare entusiastiche mobilitazioni di massa, aveva acquisito negli anni suc¬ cessivi al Sessanta: diplomatici in pellegrinaggio a Caprera, cancellerie informate e allarmate da ogni suo movimento, attribuzione di progetti d'intervento nei Balcani e altrove. E centra, anche, il fenomeno singolare di un'aristocrazia britannica in adorazione davanti al «pirata», a dispetto di una sovrana non proprio ben disposta. «Essa (la classe dirigente inglese) ammirava in Garibaldi il coraggio, l'assoluta mancanza di astuzia e di furbizia politica, le maniere semplici, la sincerità, e l'onesto carattere di marinaio ». Un libro bello e appassionante, com'è bella e appassionante la grande vita che racconta. Anche se il lettore pignolo può trovare, oltre a qualche inesattezza di dettaglio, un po' sbrigativa la parte dedicata alle attività marginali del personaggio, da quella letteraria a quella di stimolo politico e legislativo, che pure hanno la loro importanza, al di là del valore in sé, proprio per capire il fenomeno Garibaldi oltre la ricostruzione annalistica della sua vita. Così come suscita qualche perplessità la diffidenza, non sempre motivata, verso la testimonianza autentica affidata alle Memorie del '72, soprattutto quando la scelta della versione attendibile cade, per certi episodi, sulle Memorie stese da Alexandre Dumas, qua e là notoriamente fantasiose. Infine, la società italiana appare talvolta ridotta a semplice sfondo scenico delle gesta di Garibaldi, che non fu un eroe provvidenziale piovuto dal cielo, ma il prodotto storicamente necessario di una particolare congiuntura politica, psicologica, «culturale». Alfredo Venturi

Persone citate: Alexandre Dumas, Jasper Ridley, Jessie White, Mack Smith, Mino Milani, Trevelyan, Vittoria

Luoghi citati: America Latina, Balcani, Inghilterra, Mentana, Montevideo, Sicilia