Il killer interrogato 18 ore

Il killer interrogato 18 ore È Antonio D'Elia, 19 anni, bloccato ieri a Trecate Il killer interrogato 18 ore Avrebbe detto: "L'ergastolo a me? Prima, semmai a qualche altro" - Il giovane (già arrestato per furti e violenza carnale) ha fatto il nome di tre persone che sarebbero state al corrente del progetto di strage - Ha aggiunto che fu Guido Badini a "ingaggiarlo" durante un incontro in una pizzeria di Novara (Dal nostro inviato speciale) Trecate, 15 novembre. L'efferato delitto di Vercelli sarebbe stato progettato a Trecate. A dirlo è il presunto «killer», Antonio D'Elia, diciannovenne, che avrebbe ammesso di essere stato presente alla strage gettando però la responsabilità del massacro sul suo amico Guido Badini. Il ragazzo è stato arrestato ieri, a tardissima ora della notte, nella sua abitazione di Trecate, in via Carducci, dove vive col padre, Salvatore, e il fratello Giorgio, ventenne. Due carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria di Novara, giunti in auto a Trecate, hanno bussato all'alloggio dei D'Elia. E' venuto ad aprire proprio lui, il ricercato; era in pantaloni e canottiera di lana, forse si attendeva questa visita da un momento all'altro. C'è stato (a quanto sembra ma la notizia non è confermata) una breve perquisizione; poi il giovane — sempre sotto stretta sorveglianza — è stato condotto al comando carabinieri di Novara. I militi, via radio, hanno informato il maggiore Frascarolo e il questore dottor Giusto — che avevano predisposto e seguito l'operazione — e Antonio è stato fatto salire su una «pantera» che a tutta velocità, nella notte nebbiosa, si è diretta alla volta di Vercelli. Per il resto della notte e durante l'odierna giornata, Antonio D'Elia è rimasto chiuso in una stanzetta della questura e guardato a vista. Il suo interrogatorio, durato cliciotto ore, è ripreso a tardissima notte e, naturalmente, non si conoscono particolari. Parrebbe — secondo indiscrezio¬ ni — che il giovane non si sia stupito eccessivamente del «fermo» e che abbia poi confessato soltanto di essere stato presente al massacro. Quando un agente di polizia gli ha detto che una condanna all'ergastolo pesava sulla sua testa avrebbe risposto: «Andiamoci piano, prima di me, semmai, tocca a qualche altro». Ma chi è D'Elia, presunto «killer»? A Trecate se ne parla come di un giovane disadattato, violento, rissoso. Antonio (soprannominato «Caporosso» per via del colore dei capelli di suo padre) è nativo di Amendolara, paese di 3500 abitanti in provincia di Cosenza e a un centinaio di chilometri dal capoluogo. Era giunto a Trecate, con i genitori e il fratello maggiore, quando era ancora ragazzino. Persa la mamma, nel giro di tre anni è- diventato uno sbandato e ha collezionato diverse denunce: parecchie per furto (la sua «specialità», dicono gli inquirenti, erano le auto di grossa cilindrata) e altre per lesioni, porto abusivo d'arma e, anche, violenza carnale. Uscito dal carcere, Antonio D'Elia aveva continuato nella vita disordinata. I suoi amici erano scapestrati come lui che compivano scorribande a Trecate, Novara, Galliate e Romentino. Nei locali che frequentavano la facevano da padrone. Molestavano le ragazze, non avevano rispetto o riguardi per nessuno. D'Elia non ha mai conseguito la patente ma lo si vedeva sovente, specialmente di notte, al volante di auto di ogni tipo: le rubava e poi faceva il «bullo» con le ragazze. Il giovane alternava periodi di abulia durante i quali appariva sudicio, malvestito e squattrinato ad altri in cui era elegante e spendaccione. Frequentava, allora, bar e ristoranti di altro tipo e si dava un tono di rispettabilità. Secondo diverse indiscrezioni, che naturalmente non hanno trovato per ora conferme di sorta presso gli investigatori o l'autorità giudiziaria, il D'Elia avrebbe detto — nelle prime dichiarazioni — che la nefanda proposta di sterminare la famiglia Graneris era stata fatta, prima che a lui, anche ad un altro giovane, Antonio Corio lani, 30 anni, panettiere disoccupato ed abitante a Trecate, da solo, in un alloggio di via Giotto 2. Sempre secondo D'Elia altre persone sarebbero state al corrente del progetto di massacro ed ha fatto i nomi di Giulio Marsigliese, 26 anni, anch'egli dimorante a Trecate in via Adua 33, e di Rocco Salerno, ventisettenne, residente a Trecate in via Cairoli 25, scomparso dal paese appena dimesso dal carcere dove aveva scontato una condanna per atti contro la morale. Il Coriolani e il Marsigliese, svegliati nelle loro abitazioni stamane alle 5, sono stati accompagnati a Vercelli: contro di loro — al momento — non c'è accusa di sorta. Difficile è anche sapere, fino a stasera, da chi è stato ingaggiato il presunto « killer ». Secondo D'Elia, a parlargliene una decina di giorni fa, è stato il Badini che avrebbe conosciuto il mese scorso in una pizzeria di Novara. Doretta Graneris afferma invece di essere stata lei ad aver incontrato per prima « Caporosso » e di averlo poi presentato al fidanzato. La ragazza sostiene altresì di avere amoreggiato col giovane di Trecate, ma lui dice di avere soltanto ottenuto promesse di « favori » per dopo il delitto, e nega i furtivi incontri che, secondo la ragazza, sarebbero invece avvenuti in auto. Piero Barbe Vercelli. D'Elia viene condotto in carcere (f. «La Stampa»)