L'America dorata del vecchio teatro

L'America dorata del vecchio teatro CRONACA DEGLI SPETTACOLI ALLATELEVISIONE L'America dorata del vecchio teatro Non sappiamo nulla della commedia americana di ieri sera, Buoni amici, e non sappiamo nemmeno chi sia il suo autore, James Elward. La commedia potrebDe risalire a vent'anni; o anche a quaranta, indifferentemente. Dell'America ci dà quell'immagine sentimentale e convenzionale che ci restituiva un certo teatro degli Anni 30 o degli Anni 50. La famiglia un po' pazza è al centro della storia. C'è una figlia robusta zitella illibata, c'è un figlio perdigiorno, c'è una madre molto signora, molto soave e svagata: e c'è infine un padre che è un famosissimo scrittore di romanzi e che viaggiando in aereo con una sua amante ventiquattrenne, di stirpe miliardaria, precipita e viene creduto morto. Invece, rimorchiandosi la fanciulla, si presenta in casa, spelac¬ chiato ma pimpante, con quella esuberanza esagerata che per i cinquantenni in vena ancora di imprese galanti senza risparmio è, nove volte su dieci, l'anticamera dell'infarto. Lo scrittore chiede il divorzio, desidera impalmare d'urgenza la biondina credendo così — illuso! — di ringiovanire. Sorgono degli ostacoli che qui non stiamo a raccontare perché non è il caso (e non ci sarebbe lo spazio). Sta di fatto che alla fine tutto, ma proprio tutto, s'aggiusta ! nel migliore dei modi: la figlia zitella trova da sposarsi con un avvocaticchio nervosetto e starnazzante; il figlio, toccato dalla grazia, si pettina, indossa il doppiopetto con cravatta e diventa di punto in bianco serio uomo d'affa! ri; la bionda amante, confusa je pentita, abbandona l'anziaìnotto e torna dal padre mi¬ liardario che incrocia minacciosamente nel cielo con alcuni aerei privati; e lo scrittore, benché irrequieto, donnaiolo, infedelissimo torna dalla consorte virtuosa e fedelissima. Nell'ultima scena i due maturi (per usare una espressione ottimistica) coniugi stanno sul divano e dopo qualche frase romantica lui allunga appassionatamente la mano verso di lei. Ahi, ahi. questo supremo sforzo non gli riuscirà fatale? Ma qui cala il sipario. Naturalmente la dimora è sontuosa. Naturalmente il denaro scorre a fiumi. Non manca l'ubriacone che bofonchia con la voce impastata. Non manca neppure la grossa donna d'affari con gli occhiali di tartaruga, che discute energicamente poppando un sigaro alla Churchill. La commedia, dopo la facile sorpresa iniziale del «morto» che rispunta, s'affloscia via via. Battute, battutine pseudo brillanti; un chiacchiericcio continuo; un continuo andirivieni dei personaggi; un pizzico di patetico... Non c'è ombra di satira perché non c'è materia di satira: tutto è fasullo — intrigo e figure — e non può servire che a mettere in piedi un copione senza peso che annaspa nelle lungaggini. Il regista Raffaele Meloni e gli attori fra cui De Carmine, Lia Zoppelli (una veterana di queste cose), la Innocenti, la Baggi hanno fatto del loro meglio per offrire uno spettacolo pulito, decoroso, scorrevole: il che è quasi sempre avvenuto nonostante le stiracchiature del testo e un paio di macchiette troppo caricate. Ma che senso ha, oggi, ripescare una commedia simile? u. bz.

Persone citate: Baggi, Churchill, De Carmine, James Elward, Lia Zoppelli, Raffaele Meloni

Luoghi citati: America