I gioielli della "vedova,, Krupp

I gioielli della "vedova,, Krupp Una rapina per 600 milioni nella villa di Monaco I gioielli della "vedova,, Krupp Monaco, 12 novembre. Tre malviventi hanno rubato gioielli per oltre due milioni di marchi (più di mezzo miliardo di lire) nella villa della famiglia Krupp alla periferia di Monaco. I tre sono penetrati ieri sera nella villa e, legato il maggiordomo, hanno costretto Anneliese von Bohlen und Halbach, vedova di Alfried Krupp, a consegnare la chiave della cassaforte. Non soltanto il valore dei gioielli rapinati a Monaco, il nome stesso della vittima ha dato un momento di emozione ai tedeschi. Anneliese von Bohlen und Halbach è la vedova di Alfried Krupp, l'ultimo erede della dinastia dell'acciaio e dei cannoni, morto nel 1967 a sessantanni. Avevano divorziato nel '41, dopo quattro anni di matrimonio; Alfried in seguito si risposò e divorziò anche dalla seconda moglie. Ma dalla prima, Anneliese, è nato nel 1938 Arndt, l'unico «discendente» dei Krupp. Quando Alfried morì, la Krupp stava trasformandosi da azienda familiare in società per azioni. Era la fine di un'epoca, cominciata nel decennio 1840'50, quando un altro Alfried Krupp salvò dal fallimento la piccola fonderia nata nel 1811 per opera del padre Friedrich, inventando un modo nuovo di fabbricare armi, con l'acciaio. Cannoni e mortai d'acciaio Krupp ebbero una parte determinante nella guerra francoprussiana del '70. Fino alla prima guerra mondiale il primato dei cannoni d'acciaio tedeschi fu incontestabile. Dei Krupp era rimasta soltanto una discendente femminile, Benha, che divenne moglie di un nobile diplomatico, Gustav von Bohlen und Halbach. Il matrimonio fu una trovata personale di Guglielmo II, che accoppiò così alle doti di ricchezza della potente famiglia di Essen i quarti di nobiltà necessari per elevarla alla dignità della corte imperiale germanica. Alfried Krupp, quello morto nel 1967, era figlio di Bertha, dunque era un Kruppo di traverso. Quand'era bambino sentì certo celebrare in famiglia le glorie del grosso cannone che, con il nome della madre, boti.bardava i sobborghi di Parigi. Adolf Hitler puntò sulla ripresa della Krupp la sua carta maggiore per costruire il nerbo della Wehrmacht, la forza d'urto spaventosa che, con le divisioni corazzate, travolse in pochi mesi Polonia e Francia, e portò le armate hitleriane alle porte di Mosca. Alfried, che negli anni del regime assunse di fatto la direzione dell'azienda, si trovò coinvolto direttamente nella vicenda, agli occhi degli Alleati fu uno dei massimi responsabili del riarmo nazista e come tale fu processato e condannato nel '48: a lui si addebitò anche una parte di responsabilità nel lavoro forzato di decine di migliaia di europei deportati nei suoi stabilimenti (uno sorgeva non lontano da Auschwitz). L'ultimo dei Krupp respinse al processo ogni accusa, recitò la commedia, più volte replicata da altri, del tedesco ignaro delle atrocità naziste, ma lo fece con un distacco e un'alterigia che commossero molti tedeschi delle vecchie generazioni, ansiosi di liberarsi del complesso di colpa, incoraggiati dal clima della guerra fredda a ritrovare quella «indispensabilità» per la causa occidentale che li riscattava. Alfried, dopo una grazia che ridicolizzò il processo, giocò abilmente su questi motivi per rimettere in corsa la Krupp come potenza industriale della nuova Germania, fece affari con tutti, Urss compresa, e soltanto la crisi del carbone e dell'acciaio gli fece ritrovare, con il suo enorme impero in piena crisi, quella filosofia del distacco dagli uomini e dalle cose che usò sempre nei momenti difficili della sua vi;a. Morì così, quasi all'improvviso, nella villa Huegel, testimone delle fortune dei Krupp, lasciando di sé quest'immagine un pò enigmatica, ma anche molto ingannevole che rimane ancora un mito in molti tedeschi d'oggi. g. rom.

Luoghi citati: Francia, Germania, Monaco, Mosca, Parigi, Polonia, Urss