Marchais in equilibrio tra Mosca e Berlinguer di Alberto Cavallari

Marchais in equilibrio tra Mosca e Berlinguer Il documento dei comunisti francesi Marchais in equilibrio tra Mosca e Berlinguer Parigi, 11 novembre. Il partito comunista francese ha concluso la stesura del documento politico che servirà da base al prossimo 22° congresso, c domani VHwnanité lo pubblicherà integralmente. La sua novità consiste nella enunciazione di una linea abbastanza simile a quella italiana dato che, nel disegnare la « via francese al socialismo », il pcf s'impegna a cercare il potere solo attraverso « una maggioritaria unione del popolo di Francia » e una « cooperazione solida, leale, durevole dei partiti democratici ». Il pcf s'impegna poi « chiaramente e solennemente » ad agire nel pluralismo dei partiti « non solo oggi ma anche nella Francia socialista di domani ». Il parallelismo tra le linee francese e italiana si ferma però qui. Infatti, il pcf si riserva « in base all'esperienza cilena e portoghese, che le masse dei lavoratori non possono limitarsi ad esercitare un diritto di voto ogni cinque o sette anni ». Esse « dovranno, ad ogni tappa della costruzione del socialismo in Francia, unire le loro forze e sviluppare una grande attività per respingere le manovre reazionarie, in politica, in economia, e nel campo delle idee, per paralizzare e battere eventuali tentativi di ricorso alla illegalità, alla sovversione, alla violenza, da parte della reazione ». Infatti, dice il pcf, « non v'è altro modo che la lotta per far trionfare le immediate rivendicazioni, e per imporre le trasformazioni profonde che conducono al socialismo ». Molte riserve poi fa il comunismo francese circa il diritto di proprietà, impegnandosi solo a garantire « la proprietà personale dei beni, di uso e di consumo, e la loro trasmissione di uso e di consumo ». Il punto focale del lungo documento politico che il congresso dovrà ratificare è infatti in una sorta di « pluralismo guidato » che il comunismo prospetta, riservando alle masse lavoratrici un diritto d'intervento extraelettorale contro i « tentativi di reazione alle trasformazioni profonde che la lotta deve imporre ». Chiarisce il pcf che « la guerra civile non figura negli obbiettivi del partito, dato che nella Francia attuale il cammino della rivoluzione non può che identificarsi che con la democrazia, la libertà, e la pace civile ». Chiarisce poi che « le trasformazioni profonde non saranno attuate da una minoranza, ma dall'unione dei francesi diventata maggioritaria intorno all'unione delle sinistre ». Tuttavia, un decisivo accento è posto sulla riserva di non ricorrere solo al suffragio universale nella gestione del potere ottenuto legalmente. Ad una prima analisi, questa prospettiva d'intervento d'emergenza delle masse — in difesa di un potere ottenuto con la legalità, ed esercitato in base alla legalità di un programma di governo varato nella pluralità di partiti — appare inutile date le premesse. Infatti, un governo legale, per difendere le « sue trasformazioni profonde » da « reazioni illegali, violente, eversive », dispone delle forze dello Stato. Ci si chiede perciò perché il pcf abbia invece messo l'accento sulle forze del partito come « vigilanza » nei confronti dello stesso Stato che vorrebbe gestire « in uguaglianza di diritti e doveri» con gli altri partiti. La spiegazione è che il pcf, nel suo spostarsi verso una linea pluralista all'italiana, deve tener conto della sua tradizione e mantenere al 22" congresso anche il bagaglio di certe premesse ideologiche che lo dividono da quello italiano. Plura¬ lismo a parte, i motivi di fondo del comunismo francese restano infatti nel quadro delle più importanti enunciazioni che si possono riassumere così. 1) La via francese al socialismo resta legata alla formula dell'alternativa di potere e alla « unità delle sinistre » considerata « l'asse » di ogni lotta che può portare al cambiamento politico in Francia. 2) Nell'unità delle sinistre il pcf « deve assumere un ruolo d'avanguardia » e, mentre provoca intorno a quest'asse la convergenza di ceti e di strati sociali diversi, esso considera la classe operaia « la forza dirigente della lotta popolare ». 3) In questa visione di un partito che fa da « cardine all'unità delle sinistre », da « pilastro dell'unione del popolo di Francia », nasce l'esigenza che l'azione comune e l'azione pluralista « non vengano esercitate senza lotta di classe cadendo cos'i nel riformismo e nella semplice gestione della macchina di produzione capitalista ». La « cooperazione solida, leale, durevole con gli altri partiti » è quindi vista « nell'esercizio di una lotta di classe che attua radicali cambiamenti ». 4) I rapporti col partilo socialista sono infine esaminati alla luce deH'antiriformismo. « La borghesia — dice il documento — cerca di creare le condizioni perché il partito socialista francese, dominando la sinistra unita, possa tornare alla collaborazione di classe, come accade in altri Paesi d'Europa. Il partito socialista, facilmente vulnerabile dal riformi¬ smo, perché molti suoi organismi contano pochi operai, è spesso sensibile alle pressioni della borghesia. Perciò in Francia, oggi collabora coi reazionari alla gestione di 180 città. E ciò comporta l'esigenza che il partilo comunista vigili sul partito socialista, garantisca lantiriformismo dell'unione della sinistra, per garantire la qualità dell'unione stessa ». Nell'insieme il documento si può considerare uno dei più importanti del comunismo francese nel suo tentativo di operare un compromesso tra la conversione al pluralismo e la sua tradizione legata alla teoria del « partito egemone ». Nello stesso tempo, esso si può considerare anche estremamente ultimativo verso gli alleati socialisti nella teorizzazione di una « vigilanza comunista » sul loro riformismo che diventa una affermazione di « egemonia nella cooperazione ». Infine, il documento rivela chiaramente lo sforzo di conciliare la posizione sovietica sul comunismo occidentale (che deve restare ancorato per l'Urss alla « dittatura del proletariato ») c la posizione italiana che ad essa si contrappone. Gli schemi sovietici sono ripetutamente raccolti, infatti, nella teoria della « vigilanza », del suffragio universale «sorvegliato », pure restando in primo piano gl'impegni solenni al pluralismo e a una conquista democratica del potere conseguita attraverso una « unione » che, malgrado le differenze, richiama il « blocco storico ». Alberto Cavallari

Persone citate: Berlinguer, Marchais