Rumor: "E' uno frontiera aperta a collaborazione,, di Fabrizio Carbone

Rumor: "E' uno frontiera aperta a collaborazione,, Rumor: "E' uno frontiera aperta a collaborazione,, (Dal nostro inviato speciale ) Osimo, 10 novembre. Villa Leopardi Dittaiuti, a Monte San Pietro di Osimo: alle 18,30 è stato firmato il trattato tra la Jugoslavia e l'Italia che sancisce i confini definitivi tra i due Pac '. La delegazione italiana era guidata dal ministro degli Esteri, Mariano Rumor; quella jugoslava dal vicepresidente del Consiglio dei ministri e segretario federale agli Affari esteri, Milos Minic. Lo storico incontro è avvenuto nell'antico convento di San Silvestro, del Duecento, restaurato nel Cinquecent dalla famiglia Leopardi. La cerimonia doveva svolgersi ad Ancona, ma la prefettura è ancora inagibile, dopo il terremoto del 1972. Le due delegazioni, quella italiana e quella jugoslava, si erano incontrate all'aeroporto di Rimini, jugoslavi arrivavano da Belgrado; gli italiani da Roma. Con una galoppata sul filo dei 170 chilometri l'ora, il corteo di quindici limousines è giunto in cinquanta minuti alla villa, circondata da un grande parco. La cerimonia della firma è stata laboriosa: prima si è cominciato con il trattato vero e proprio. Si tratta della trasformazione in frontiera della linea di demarcazione fra le due ex zone e disposizioni attinenti a persone e beni della ex Zona B. Poi si è passati all'accordo di promozione economica generale: sfruttamento in comune delle fonti energetiche, di idrovie, cooperazione economica frontaliere anche al di fuori della zona franca, programmi industriali. Allegati all'accordo ci sono quattro protocolli: a) ampliamento in territorio jugoslavo della «Zona franca» di Trieste; b) strada sul Sabotino; c) strada sul Colovat; d) conferma e ampliamento dei vigenti accordi frontalieri. Come terzo punto, c'è stata la firma dell'atto finale, che collega tutti i precedenti testi. A coronamento della cerimonia ci sono stati scambi di lettere in materia di cittadinanza, riconoscimento di diplomi universitari, beni culturali ed opere d'arte, apertura di due nuovi valichi di frontiera, a Gorizia. Hanno poi preso la parola i capi delegazione. Il ministro Rumor ha detto: «Le intese odierne chiudono definitiva mente, nelle relazioni italo-jugoslave, un captolo che nell'arco del trentennio post-bellico ha alternato fasi di contrapposizione aspra a fasi gradualmente sempre più intense e sicure di dialogo costruttivo e di tangibile collaborazione». Affrontando i temi generali, il ministro degli Esteri ha affermato che la cooperazione tra l'Italia e la Jugoslavia «riceve un impulso decisivo da queste intese, che, per la loro stessa funzionalità, richiedono un tessuto saldo ed organico di iniziative comuni». I nuovi confini italo-jugoslavi saranno — a detta del ministro degli Esteri — una frontiera «aperta alla collaborazione fra i due Paesi, aperta al potenziamento delle risorse umane e materiali della regione, alla valorizzazione delle sue prospettive geo-economiche; una zona di frontiera che deve funzionare da sollecitazione per la nostra comune immaginazione e da stimolo per iniziative fervide ed operose». Il ministro degli Esteri ha tratteggiato le tappe che hanno portato all'accordo odierno, ed ha così proseguito: «Vorrei ricordare che la Comunità economica europea ha approvato la parte di sua competenza presente nei nostri accordi. Questo significa che la zona di confine è una zona aperta non solo nel con- a - ] testo bilaterale ma anche sul! la più ampia tela di fondo dell'Europa. Essa diviene un'area di collaborazione per il mutuo vantaggio dell'Italia, che è membro della Comunità europea, e della Jugoslavia, che questo nuovo legame in un certo senso avvicina alla Comunità stessa». Ha, quindi, parlato il ministro degli Esteri jugoslavo, Milos Minic. «Abbiamo firmato oggi un documento di importanza eccezionale, che inaugura una nuova tappa significativa per la cooperazione e l'amicizia tra i nostri due Paesi. I dibattiti che si sono avuti nei nostri Parlamenti e le reazioni dell'opinione pubblica ci permettono di dire che i popoli dei nostri due Paesi aiutano la politica di cooperazione dei nostri governi, che si è chiaramente affermata in questa questione così complessa e delicata per le due parti». Minic ha poi affermato che il trattato elimina tutte le questioni, gli ostacoli alla cooperazione fra Italia e Jugoslavia. «Questa nuova frontiera — ha detto Minic — era già considerata come una delle più aperte d'Europa. Noi siamo persuasi che da ora in poi sarà ancora più aperta alla circolazione delle persone, agli scambi culturali e ad una larga cooperazione economica». Riferendosi ai problemi delle minoranze etniche, il rappresentante del governo di Belgrado ha detto che la Ju goslavia si è sempre ispirata al principio di creare condizioni favorevoli per lo sviluppo di queste minoranze. Parlando poi dei problemi di politica internazionale, Milos Minic ha fatto riferimento alla situazione nella regione del Mediterraneo. «Le nostre relazioni di buon vicinato e di amicizia non rappresentano solamente un fattore di pace, ma contribuiscono direttamente alla creazione di condizioni più favorevoli per la risoluzione dei problemi internazionali in sospeso». L'accordo firmato oggi dovrà esser ratificato dai Parlamenti dei due Paesi. Lascia in vigore le norme già esistenti per gli scambi fra le due zone, quindi non blocca la frontiera. Concede un anno di tempo per le eventuali «opzioni». Fabrizio Carbone ] !

Persone citate: Leopardi, Mariano Rumor, Milos Minic, Minic, Rumor