Morte per pietà

Morte per pietà GIULIETTA MASINA Morte per pietà L'eutanasia, In linea generale, non mi place neppure come parola, sebbene dolcissima anche nel suo significato: buona morte, appunto. O bella, fate voi. Ma allorché una lettera m' ripropone la questione nella sua brutalità sostanziale, la mia antipatia diventa turbamento oltre che morale, spirituale. Tanto più che chi mi scrive è un cattolico osservante. Un cattolico che, a un'età ragguardevole, aggiunge una vecchissima sorella. Malata Inguaribilmente di un tumore che data l'età della malata è lentissimo, produce dolori Inenarrabili, tuttavia lasciando Impregiudicato il tempo del decesso. La prognosi, secondo Il medico curante, è infausta, miracolo escluso. Il lettore, richiamandosi a Karen Ann, la ragazza americana attualmente sotto giudizio di una corte che dovrebbe sentenziarne la sopravvivenza o la soppressione (la parola è crudele, ma che cosa vuol dire « sospendere > il funzionamento del polmone d'acciaio dove da sei mesi la degente è In coma, se non la sua condanna a morte?) mi domanda se non è il caso lui faccia altrettanto: cioè, se è giusto o no che si rivolga a un tribunale per essere prosciolto dal dovere di conservare In vita • chi è già morto ». Nella lunga lettera, si fa varie volte riferimento a un'Enciclica, pietosamente ci si rivolge al Signore, e si Invoca comprensione e solidarietà. Ma Invece di rivolgersi alla sua coscienza, chi scrive si rivolge alla mia. E qui nasce la confusione. Qualsiasi possa essere il giudizio della Chiesa e della società, a mio parere l'eutanasia rimane, e rimarrà per sempre, una questione di coscienza personale. Quel tipo di problema, cioè, non è demandabile ad altri, non è da risolversi secondo l'approvazione, o meno, di una maggioranza sia pure altamente qualificata. SI tratta di una decisione da assumere In proprio, individualmente, e di Individualmente risponderne a se stessi. Dico a se stessi, perché Dio è stato posto fuori gioco dalla Chiesa. Ora, anch'io sono cattolica, ma c'è qualche cosa, in me, che non. rinuncia a pensare con la propria testa o, se preferite, con II cuore. Non discuto, quindi, l'Enciclica, ma semplicemente la rifiuto, lo. Il che, non è esortazione generalizzata a opporsi a tali altissime Indicazioni; ma, per quanto mi riguarda, sem□licemente a Ignorarle. Un conflitto di coscienza, lo non posso. Se II mio lettore lo può, è sicuro di non sbagliare In quanto altri testimoniano della bontà di quel procedere, lo, non procederei. Perché: lo? Perché il consiglio è stato chiesto a me, e lo reagisco, Indipendentemente, per l'occasione, dal rispetto che nutro per la mia Chiesa. A queste condizioni, dunque, ognuno possiede Il diritto, o II dovere, di comportarsi In un modo Invece che in un altro. La coscienza è nostra, e nella coscienza nessuno può sostituirci. Le norme, i suggerimenti, le indicazioni sull'eutanasia possono Interessarmi, • quasi quasi > convincermi; ma l'uomo non è soltanto ragione. L'amore, l'Incentivo più grande all'lrraglonevolezza, è all'origine di Infiniti misteri, delle speranze immense. Se aiutassi a uccidere chi amo, sotto quel • Oui giace > giacerei anch'Io. Dio aiuti, e chi lo può e chi non. Giulietta Masina

Persone citate: Giulietta Masina, Karen Ann