Fascino del pallone elastico

Fascino del pallone elastico La grande sfida Bertela-Berruti ha scosso Cuneo Fascino del pallone elastico Bertela, il langarolo, giocatore "passionale"; Berruti il "ragioniere" Due campioni, due epoche diverse che ha fans anche tra le ragazzine della Asti-bene Pubblico con sigaro in bocca e dolcetto sulle labbra (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 4 novembre. Sotto i tigli e i pioppi dello sferisterio c'è stato un urlo improvviso; Felice Bertola aveva fatto «gioco» ed era per l'ottava volta campione assoluto di pallone elastico. Quell'U a 9 contro Massimo Berruti significava per il vincitore uguagliare il record di Augusto Manzo, re incontrastato sino ad una decina di anni fa di piazze e sferisteri delle Langhe e delle colline liguri. Oggi, alle 16, dopo due ore e mezzo di lotta accanita, il quartetto di Bertola, trentunenne della Val Barmida, ha dunque messo in ginocchio la squadra di «Berrutino», ventisette anni, nativo di Rocchetta Palafea, in terra astigiana. A Cuneo, un mese fa, aveva vinto Berruti; poi la settimana scorsa, nel vecchio stadio «Mermet» di Alba, aveva prevalso Bertola. Era dunque la «bella». E come per tutti gli spareggi in grande stile, anche questa volta nello sferisterio di Cuneo sfiorato da un pallido sole, erano giunti tifosi da ogni angolo delle Langhe. Auto e pullman hanno intasato per ore la città mentre lo stadio sembrava scoppiare per gli oltre seimila spettatori che lo riempivano. Il pubblico? Volti rossicci con sigaro in bocca e dolcetto sulle labbra. I due campioni? Uno, il Felice, rappresentava la «vecchia guardia», ultimo epigono di un pallone elastico ancora impastato di imprecazioni paesane e di litri di vino; l'altro, il Massimo, stella emergente che gioca con Ray Ban sugli occhi e che, nel tempo libero, espone i suoi quadri in mondane gallerie. Insomma si scontravano due mondi. Bertola è il divo della mezza età, gioca con impeto ed ha la battuta «passionale», imprevista: i suoi fans gioiscono o bestemmiano nella stretta parlata langarola. Berruti è invece il campione dei giovani; si allena dosando le forze e programmando il gioco per battere l'avversario; la sua corte è fatta anche di ragazzine della Asti-bene che lo seguono sulle potenti moto dei loro ragazzi. I suoi tifosi sono sparpagliati nella fascia collinare tra Alba ed Asti. Più giù, nelle Langhe, non gli sono tanto amici. Oggi, dunque, in questa Coppa dei Campioni profumata di tartufi, erano a confronto due epoche, due fette di Piemonte contadino. Sotto la tettoia in eternit, nel mondo delle scommesse, si poteva percepire questa realtà. Bertola era dato vincente dalla grande maggioranza; per Berruti pochi giuravano che avrebbe superato i nove giochi. Proprio come è avvenuto. Ma, allo sferisterio, era difficile fare le «traverse», ossia le scommesse. Qui a Cuneo, non c'è totalizzatore come nella vicina e nemica Alba: scommettere, dunque, era illegale. «Vede quel signore con i baffi neri — mi diceva uno spettatore —, è uno della Finanza in abiti civili. Se scopre qualche scommettitore gli fa la multa». Ma le «traverse» hanno ugualmente trionfato. S'è parlato addirittura di un giro di tre, quattro milioni. Un record. Trecentomila lire per un «quindici» di Bertola; mezzo milione per un gioco di Berruti. La parte del leone, come al solito, l'hanno fatta i gonfi portafogli dei negozianti dell'Albese; per i langaroli di Gottasecca, patria del Bertola o per quelli della Val Bormida più povera le «traverse» consistevano in qualche bottiglia di barbera, in dolci stecche di torrone o in saporosi pane e salame di pronta consumazione nel vicino e casareccio ristoro dello sferisterio. Gioanin, incallito bookmaker, s'aggirava tra gli spettatori. Uno sguardo attento poteva far scoprire due mani che si toccavano e poi sparivano nelle pieghe delle giacche e dei cappotti. Era la prova che anche oggi, nonostante l'uomo dei baffi neri, la «traversa», male antico dei langaroli, continuava a primeggiare. «Se vince Bertola, andiamo tutti a festeggiarlo a Barolo. Mangeremo e berremo, boia fauss». E se perde? «Fa lo stesso, ci sarà sempre gran baldoria». Così si esprime, con trionfalismo contadino, un giovane dal volto di luna rossa, con in testa un cappello dalla lunga penna e tra le mani una fisarmonica nera. Si chiama Stefano Rabbino, si dichiara nato trentadue anni fa n Manforte d'Alba e amico dei cantanti di Sanremo. Fa l'accompagnatore di Felicin Bertola nelle sue trasferte. Quando il suo campione vince, lui suona e canta la «Monfrinota» ed altri inni popolari; quando Bertola perde suona lo stesso per consolarlo. E oggi, dopo la vittoria del suo beniamino, mentre scendeva la prima nebbiolina, per le vie di Cuneo sono stati in molti a sentire una melodia allegra di fisarmonica. Anche Stefano si sentiva campione italiano di pallone elastico, Edoardo Ballone Cuneo. Un momento di distrazione durante la «finalissima» di pallone elastico (Foto «La Stampa» - Piero Goletti)