La Juventus sempre in forcing Verona, trappola per il Napoli

La Juventus sempre in forcing Verona, trappola per il Napoli La Juventus sempre in forcing Verona, trappola per il Napoli Riprende il campionato, con la quarta giornata, dopo la sbornia internazionale della scorsa settimana fra Dusseldorf (Borussla-Juventus) e Varsavia (Polonia-Italia). La Juventus, con i suoi azzurri, prosegue il forcing Iniziato quindici giorni or sono contro la Fiorentina: a Cagliari la squadra di Parola può passare indenne, se i giocatori riusciranno a mantenere la concentrazione giusta (Anastasi per tutti ha assicurato che «non ci sono problemi' In tal senso) e non penseranno già troppo alla seconda partita con il Borussia, mercoledì sera al Comunale. Restando per ora ad un tema più generale, è interessante vedere come la partita di Varsavia e le polemiche che ha provocato influiranno, se Influiranno, sul football di casa. Rimarrà tutto come prima, crediamo, perché quello dello stadio del Decennale al cospetto di Deyna e colleghi è stato solo un episodio. Nessuno adotterà di nuovo le barricate se non costretto; ad onta degli elogi e delle teorie di chi guida (ma chi è?) il calcio azzurro, la trasferta in Polonia sarà ricordata come un pomeriggio in cui i calciatori italiani si sono accorti di poter essere anche degli atleti. Allenatori come Radice, che cercano di dare alla loro squadra un gioco a tutto campo con spiccate tendenze offensive, non faranno un passo indietro anche se si sono dichiarati entusiasti di quanto hanno visto a Varsavia. Agli entusiasti ad oltranza ha risposto in settimana Vinicio con alcuni pesanti ma esatti interventi nel quadro di un dibattito portato avanti da La Gazzetta dello Sport. Il trainer del Napoli ha magari scandalizzato i sostenitori del calcio all'italiana affermando che uno dei punti chiave del discorso sul non gioco che si pratica da noi è legato al fatto che la maggioranza dei nostri terzini dà «del lei» alla palla, nel senso che sa approssimativamente come trattarla. La causa è sì troppo facile da scovare: per anni abbiamo giocato secondo schemi che chiedevano ai difensori soprattutto di «spazzare» l'area di rigore. Incantati dalle veroniche di Sivori, Schiaffino, Altafini e altri campionissimi, non abbiamo badato che gli uomini degli altri ruoli si andavano sempre più deteriorando in un oscuro gregariato. E del resto ancora adesso chi cerca faticosamente di ricostituire una «mentalità italiana» un po' più aperta si scontra a viso aperto con chi come comoda panacea a tutti i mali propone solo e sempre la riapertura delle frontiere. Vinicio, che pure ha vissuto l'epoca gloriosa degli assi stranieri ed è stato «uno dei tanti», continua sulla sua strada che è quella della manovra, del lavoro del centrocampo a favore delle punte, di qual Savoldi che deve ancora raggiungere nel Napoli il massimo rendimento. Oggi per Vinicio e per gli azzurri ci sono le trappole predisposte da Valcareggi a Verona, su un campo difficile per chiunque. Le due capolista in trasferta, quindi, ma con le inseguitrici maggiormente impegnate a badare a se stesse che non a sperare in uno scivolone di chi è già davanti. E' ancora presto, del resto, per scendere sul livello delle rivalità più aspre. Molte formazioni debbono ancora conoscere a fondo se stesse, sapere sino a che punto possono forzare, rendere. Fra le squadre che si guardano allo specchio, hanno una certa urgenza di «conoscersi» il Torino 6 l'Inter, avversarie allo Stadio comunale, e la Fiorentina che dopo aver deluso in modo clamoroso nelle prime tre giornate (nei risultati, ma soprattutto nel gioco) cerca i due punti in casa contro II Perugia, confidando sulla crescente vena di Antognoni, fra I migliori a Varsavia come impegno, tenuta atletica e «bontà» di piedi. Di certo, Mazzone ha dei ragazzi più che validi. Deve farli diventare uomini, obbligarli a ragionare, riprendere la strada iniziata da Radice e non proseguita con la stessa incisività da Rocco. Il Torino, ancora senza Santin. forse ripresenterà Lombardo: l'Inter è la squadra giusta per fare da banco di prova all'aspirazione degli atleti di Radice, i quali sinora hanno raccolto meno di quanto non abbiano seminato, visto che a Bologna nella prima giornata non meritavano di certo la sconfitta. La squadra è rinnovata negli uomini e nello schema: il trainer (nuovo anche lui) chiede tempo ma non può trascurare il risultato immediato e già questo è un handicap quando si è an cora alla ricerca dei giusti auto matlsmi. Al centro delle discussioni, diciamo pure delle polemiche dopo la partita in nazionale A con la Finlandia e nella Under 23 contro il Chelsea è Eraldo Pecci, l'atleta che occupa un ruolo di primaria importanza nel centrocampo granata. La storia è curiosa, parte dalla campagna acquisti e dall'alta quotazione ricevuta al momento del passaggio dal Bologna al Torino. DI colpo ogni partita, ogni dichiarazione del ragazzo è diventata Importantissima. Persino un tecnico ormai fuori gioco come Herrera ha fatto sentire la sua parola provocando la ormai famosa frase di reazione: «£' meglio che Helenlo risparmi Il fiato'. Risposta neppur Irriverente, in perfetta sintonia con il frasario dei giovani d'oggi. Ma invece un calciatore giovane pare non aver diritto di vivere — almeno nelle opinioni personali — la vita di quelli del suo tempo (si è parlato anche della proibizione del jeans e dei capelli lunghi nel nuovo Milan della nostalgia). Per il Torino, è Importante che Pecci riesca a dividere la sua posizione di calciatore azzurro (che cosa ha mai fatto Bearzot a presentarlo come II Capello del domani...) da quella di centrocampista granata. Con la maglia del suo club ha già dimostrato di sapersi muovere bene, soprattutto di saper tenere con autorità il posto che gli hanno affidato, il prevedibile fango, oggi, non dovrebbe essergli nemico, anche se il terreno danneggerà certamente il gioco. L'Inter tenta il colpaccio, trascinata da un Mazzola In vena e da un Bonlnsegna che contro Castellini e colleghi è solito rovesciare la situazione: diventa lui il toro, e spesso piazza la cornata giusta. Bruno Perucca