I lettori discutono

I lettori discutono I lettori discutono La tv dimentica e boicotta Torino Samia primaverile ed autunnale. Giornate mediche internazionali di giugno, Salone delle vacanze e del campeggio a settembre, Esposizione della tecnica e della meccanica d'autunno: tutte manifestazioni di richiamo svoltesi a Torino nel giro di pochi mesi, con una serie di congressi, dibattiti, conferenze e tavole rotonde, con interventi di personalità straniere, senza che la Rai-tv se ne sia minimamente accorta e abbia dedicato ad essere alcuno spazio nei notiziari radiotelevisivi. Sembra che gli avvenimenti torinesi non interessino minimamente il monopolio radiotelevisivo italiano, tutto preso a fornirci, con ripetizioni barbose e ingrandimenti a volte grottescamente forzati, il bollettino lombardo, infarcito di cronaca meneghina, tipo quella della comparsa di odore di trielina nell'acqua potabile della città. Subito dopo vengono le notizie romane e di altri centri, ma da Torino niente, come se la nostra città non fosse più in Italia e il Piemonte risultasse già uno Stato straniero: una discriminazione non occasionale perché troppo sistematica, che danneggia la città più colpita in Italia dalla crisi economica. A Torino si chiudono aziende di ogni tipo, l'edilizia è paralizzata dalle diatribe politico-urbanistiche, in pochi mesi si sono persi trentacinquemila posti di lavoro, e di ciò la Rai-tv non ha mai fatto cenno. Ma se la milanese Leyland annuncia 1500 licenziamenti, apriti cielo: tutti ' giorni, in ogni notiziario teleradio Elio Sparano, De Giorgis, Viola, ecc. intervistano, commentano, drammatizzano, chiedono immediati interventi ed aiuti allo Stato: sembra che solo Milano abbia diritto a parlare per teleradio, ad essere ascoltata, e tenuta in esclusiva considerazione. Mentre la sorte degli operai torinesi della Emanuel (da un anno 3 mezzo a spasso), della Singer (duemila lavoratori licenziati per fine anno), della Nebiolo, del Valle di Susa ecc. non interessa per niente la Rai-tv. Siamo irritati di questo atteggiamento ostile della Rai-tv verso i lavoratori torinesi, verso Torino. Per sentire parlare di Torino occorre captare le trasmittenti svizzere e monegasche; ed allora perché non fare capo ad esse, e magari alla televisione francese come avviene in Valle d'Aosta, per avere notiziari locali esaurienti? O creare una emittente televisiva e radiofonica piemontese, riservando uno spazio anche al dialetto? Spartaco Teutoni, Torino Deputati assenti Chi erano? Perché? In un commento al voto socialista e comunista che alla Commissione Finanze della Camera ha messo in minoranza il governo con minaccia di dimissioni da parte del repubblicano Visentini, Giovanni Trovati scrive: « Due considerazioni si possono trarre: che i socialisti sempre più si staccano da questo governo, soprattutto quando il governo si trova in contrasto con le confederazioni sindacali; inoltre che è inutile parlare, come si la in casa democristiana, di confronto o di opposizione al pei, quando si permette che il governo sopravviva per decisione comunista, perché non si è presenti in Parlamento ». Coloro che non erano presenti in Parlamento, ossia alla Commissione Finanze, erano appunto otto democristiani su 19. Se ci fossero stati, il governo non sarebbe caduto in minoranza. Perché l'assenza degli otto? Nessun giornale, almeno quelli che ho visto io, lo spiega. Invece, per far capire come vanno le cose, bisognava dirlo a chiare lettere. Noi cittadini ed elettori abbiamo diritto di sapere chi erano i deputati assenti e per quale motivo. Altrimenti ciascuno può trarre le illazioni che vuole: assenze per manovra concordata con l'opposizione, assenze per urgenti impegni, assenze contro Visentini, assenze per noncuranza e menefreghismo. Le supposizioni non fondate portano al qualunquismo, e la colpa è anche dei giornali. Carlo Palmeri, Firenze Stipendi e oro Che le cose non siano allegre per nessuno è pacifico, ma ricorrere a tortuosi arzigogoli per voler dimostrare di stare peggio di altri, rasenta il grottesco. Il prof. M.G., preside di liceo a Bologna, che con lo stipendio attuale di 375.000 lire, a prescindere se lo stesso sia indegno o inadeguato, più competenze di 62.500 lire per « straordinari », che vengano pagati più o meno in ritardo sono pur sempre da mettere in bilancio, vuol dimostrare di percepire, in assoluto, meno dello stipendio di 300.000 lire del 1969 (il franco svizzero allora era quotato sulle 150 lire) , non mi sembra onesto. Comunque il suddetto professore stia sereno. Fortunato lui che a Bologna si equipara lo stipendio ai franchi svizzeri. Nella mia azienda a Torino invece lo ancorano all'oro, per cui mentre nel 1969 mi spettavano 240 gr mensili, oggi — 1975 — ne ricevo solamente 100 gr, con una diminuzione di salario del 60 % contro il suo lamentato 12,5 %. Franco Corbella, Torino Agenti feriti Sono un vice brigadiere del Corpo degli Agenti di Custodia in servizio presso la Casa di Reclusione di Fossimo e, precisamente uno di coloro che furono feriti nel tragico fatto avvenuto il 13 luglio 1973 quando un detenuto, nell'intento di evadere, sparò su tre agenti in servizio e ne tenne altri due in ostaggio per 13 ore. Come il caso di Fossano sono capitati altri fatti del genere in diversi carceri italiani e, per questo motivo vorrei lanciare la proposta di far emettere dallo Stato italiano un francobollo per onorare questo nostro benemerito Corpo degli Agenti di Custodia. Da parte mia, mi sono dato da fare per disegnare alcuni bozzetti da far prendere in esame per una eventuale stampa del francobollo. v. brg. Massaria Domenico, Fossano Civiltà in pericolo Mi riferisco alla lettera del sig. De Giorgi per aggiungere qualche notizia a quanto egli dice sul Tibet. Chi volesse approfondire la sua conoscenza del problema tibetano — trascurato dall'opinione pubblica mondiale perché le migliaia di profughi non hanno l'abitudine di dirottare aerei o di compiere gesti clamorosi, e i tre milioni di abitanti rimasti nel Tibet vivono praticamente in una base militare cinese — può abbonarsi alla rivista « Tibetan Review » o al « Tibet Journal », pubblicati in India. Mi permetto poi di suggerire un breve elenco di opere sul Tibet in lingua italiana, a parte ovviamente quelle note del Tucci: Dalai Lama, « La mia terra, il mio popolo », Garzanti; H. Harrer, « Sette anni nel Tibet », Garzanti; Norbu-Harrer, « Tibet patria perduta », Garzanti; Chogyam Trungpa, « Nato nel Tibet », Rusconi; A. David Neel, « Mistici e maghi del Tibet », Astrolabio; Anagarika Govinda, « I fondamenti del misticismo tibetano », Astrolabio. Giovanni Aimo, Mondovì