Sarebbe giunto dal Marocco l'ordine di assassinare nel carcere la Barbera di Guido Guidi

Sarebbe giunto dal Marocco l'ordine di assassinare nel carcere la Barbera La mafia sa attendere anche anni ma poi colpisce Sarebbe giunto dal Marocco l'ordine di assassinare nel carcere la Barbera Il delitto è la conclusione di una lotta decennale fra le cosche - Si presume inizi un'altra "guerra spietata" per vendicare il boss e per la sua successione - Le altre ipotesi del crimine (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 31 ottobre. Dopo i primi momenti di incertezza tutti gli esperti di questioni mafiose sono sempre più convinti che la decisione di aggredire ed uccidere Angelo La Barbera non è stata presa nel carcere di Perugia. «L'ordine — dicono — è venuto da molto lontano», forse dalla Sicilia, lasciano capire, molto probabilmente dall'Africa settentrionale: il riferimento ai due cugini Salvatore Greco detto l'ingegnere e Salvatore Greco detto «ciaschiteddu» è abbastanza palese. Polizia e carabinieri, ufficialmente, non azzardano giudizi nè assumono iniziative: per il momento il problema non rientra nella loro competenza territoriale. Ma chi da anni ha studiato e lavorato intorno alla mafia e ai suoi uomini più rappresentativi, sta cercando di muoversi con molta cautela, ma con grande attenzione. La morte di Angelo La Barbera, infatti, può essere la fine di una cosca e di un'epoca: ma anche l'inizio di un'altra guerra spietata. Non soltanto per vendicare il boss. Ammesso infatti che La Barbera avesse ancora in mano le fila di un vasto giro di affari (e su questo non esistono dubbi perché altrimenti non avrebbe avuto la possibilità di disporre in carcere di tanto danaro) ora sorge il problema, all'interno della mafia, di una sua successione. Le ipotesi comunque che godono maggiore credito negli ambienti palermitani sono tre: Angelo La Barbera è stato ucciso da chi poteva temere un suo ritorno dal carcere; Angelo La Barbera è stato soppresso da chi aveva giurato da anni di eliminarlo; Angelo La Barbera è stato fatto tacere perché era sul punto di parlare e coinvolgere uomini assolutamente estranei agli ambienti mafiosi e quindi insospettabili. Prima ipotesi — La sostiene sia pure a mezza bocca, la polizia e trova la sua chiave in una borgata palermitana, quella di Partanna, dove La Barbera ha dominato per anni indiscusso. In questi ultimi tempi, la zona avrebbe trovato un altro boss in ascensione (Rosario Riccobono), ma da tempo latitante, che potrebbe avere avuto interesse ad eliminare chi, uscendo dal carcere, avrebbe potuto dargli fastidio. E' un'ipotesi suggestiva: ma con scarso fondamento. Seconda ipotesi — Vendetta. E' sconcertante constatare, interpretando i numerosi delitti compiuti di recente nel Palermitano che si sintetizzano in due cifre relative soltanto all'ultimo anno: 46 omicidi e dieci uomini scomparsi di cui non è più stata trovata traccia e certissimamente non sono vivi, che la maggior parte dei colpiti appartenevano al clan di La Barbera. Da quest'analisi, cioè, si potrebbe desumere che è continuata spietata nel tempo la guerra che insanguinò Palermo degli anni ruggenti e cioè a cavallo del 1960 e che l'obiettivo costante è stato sempre la cosca di Angelo La Barbera. L'aggressione di Perugia potrebbe essere il completamento di un programma studiato e realizzato dai due Greco da oltre dieci anni al sicuro in Marocco dove guidano uno dei più vasti e ricchi traffici di droga. Soltanto chi non conosce costumi, mentalità e tradizioni mafiose può rimanere sorpreso di fronte al fatto che si pensi a una vendetta a distanza di tanto tempo. Un episodio avvenuto abbastanza di recente è più eloquente forse di qualsiasi discorso: la fine toccata a un certo Gioacchino Mansueto. Gioacchino Mansueto si trovò coinvolto in una terribile faida che insanguinò per sette anni la borgata di Tommaso Natale lungo l'Autostrada per l'aeroporto di Punta Raisi. Fu accusato di avere ucciso un certo Pietro Messina, ma venne anche prosciolto per insufficienza di prove. I giudici trovarono nei suoi confronti soltanto le prove per condannarlo a cinque anni e quattro mesi per associazione a delinquere. Poi, quando terminò di scontare la pena, un altro tribunale lo inviò per cinque anni al soggiorno obbligato. Gioacchino Mansueto rientrò a Tommaso Natale nella primavera del 1974 dopo oltre dieci armi ed era tranquillo di essere lasciato in pace per i suoi precedenti. Invece il 30 ottobre 1974 mentre stava andando al lavoro in una fabbrica di ceramiche venne abbattuto a colpi di lupara. Pensare che a sparare siano stati coloro i quali sapevano della sua reale responsabilità nella morte di Pietro Messina, è abbastanza facile: si può scampare da un tribunale ordinario, ma non da quello della mafia. Con questa premessa che serve a spiegare una mentalità e una psicologia attribuire la morte di La Barbera a una vendetta, sia pure antica di 12-13 anni, non è poi così assurdo. Angelo La Barbera era stato quello che intorno agli Anni Sessanta aveva dichiarato guerra alla cosca dei Greco e per tutta l'ultima parte della sua vita ne ha subito le conseguenze. Terza ipotesi — Impedire che Angelo La Barbera parlasse troppo. Che un mafioso, soprattutto un boss, diventi improvvisamente loquace è abbastanza improbabile: non esistono precedenti. Ma La Barbera in più di un'occasione si era lamentato di essere stato tradito da chi lo aveva strumentalizzato. Quando era all'isola di Linosa dove stava scontando la condanna al soggiorno obbligato, ad un giornalista, Francobaldo Chiocci in vena di confidenze, raccontò: ((Facciamo un esempio. A Palermo abbiamo acquistato un terreno, mettiamo a Punta Raisi, a tremila lire il metro quadrato. Poi in quella zona ci fanno l'aeroporto e il valore del terreno aumenta a trentamila lire al metro quadrato. Siamo tre soci: un uomo politico autorevole, un suo prestanome ed io. Dei tre chi è mafioso? Sono io, naturalmente; loro no, immacolati sono». Lo storico di questioni mafiose, Michele Pantaleone, l'altra sera, non appena arrivò la notizia che Angelo La Barbera era stato ucciso in carcere, commentò subito: «Chi minaccia rivelazioni che posso no coinvolgere uomini politici deve essere eliminato». E' un commento ardito: ma in questa benedetta terra siciliana dove, più che altrove, il bene ed il male non hanno mai un confine netto si tenga presente che tutto è possibile. Guido Guidi