Tra burle, intrighi e inganni nell'Inghilterra del Settecento

Tra burle, intrighi e inganni nell'Inghilterra del Settecento CRONACA DEGLI SPETTACOLI ALLATELEVISIONE Tra burle, intrighi e inganni nell'Inghilterra del Settecento Rispettabilissimo, Oliver Goldsmith, scrittore e commediografo inglese vissuto tra il 1728 e il 1774: rispettabilissimo e importante, ma, ahimè, di memoria televisiva non precisamente lieta. Nel lontano 1959 fu trasmesso, a puntate, il suo celebre romanzo « Il vicario di Wakefield ». Già avevamo sonnecchiato sulle pagine del libro che ci era stato consegnato, quand'eravamo ragazzi, con l'ammonimento « Ecco un'onesta, sana, rasserenante lettura! »; e Tonfammo poi decisamente alla riduzio¬ ne tv, con ogni probabilità degna e accurata, ma che ci risultò noiosa da morire, con quel buon dottore in teologia coinvolto in una serie di lacrimevoli disgrazie. Per cui, all'annuncio di una pièce di Goldsmith, che non conoscevamo, siamo stati colti dal Imore di finire anche stavolta a grandi sbadigli e a testa ciondolante sul petto. Errore! Ella si umilia per vincere, terza rappresentazione del bel ciclo « La commedia inglese del '700 », non è affatto una barba. Anzi. Così il sottotitolo « Gli equivoci di una notte » indicano la sua natura di intrigo: e l'intrigo è allegro, ingenuo magari, scontato, convenzionale, ma congegnato con abilità scenica tale da offrire di continuo scene francamente divertenti. Ma diremmo che lo spassoso meccanismo della commedia è meno importante di un altro elemento che ci sembra fondamentale in Ella si umilia per vincere: l'arguto spirito di osservazione con cui Goldsmith, lasciata da parte ogni tendenza al sentimentalismo di maniera che costituiva la caratteristica di quasi tutta la letteratura e la produzione teatrale di allora, ci fa vedere un interno di vita borghese dell'Inghilterra verso la fine del Settecento, con i rapporti tra parenti, tra uomo e donna, tra padrone e servi. Viene fuori, attraverso i consueti inganni, finzioni, burle ecc. ecc. un mondo ben preciso, una mentalità fortemente indicativa dell'epoca. Satira di costume? Forse non tanto, comunque una commedia giocosa — come dire? — di ingannevole aspetto: potremmo definirla molto tradizionale nelle linee esteriori, non così nella sostanza. Il suo successo, duecento anni or sono, fu enorme (e il povero Goldsmith non ne potè godere che scarsamente in quanto, stremato dal lavoro, minato dalla crapula e sovraccarico di debiti, morì pochi mesi dopo). Il successo dura tuttora in Inghilterra mentre in Italia Goldsmith commediografo è ignoto ai più. Dopo qualche grave sbandamento di partenza (veramente brutta la scena corale nella taverna), lo spettacolo diretto da Mario Landi ha preso via via quota e si è poi attestato su un piano di facile piacevolezza e di confidenziale comunicatività col pubblico (gli attori indirizzavano i loro « a parte » diret¬ tamente alla platea). Abbiamo visto con piacere facce nuove, giovani interpreti un po' acerbi ma di fresche doti: Massimo Dapporto, Antonio Garrani, figli d'arte, Daniele Formica, Enrica Bonaccorti e, in testa, Lia Tanzi, che era Kate Hardcastle, una attrice su cui si può contare, La rappresentazione ha dovuto però fare i conti con la concorrenza del « nazionale » dove si è ripresentato, dopo lungo silenzio, il rotocalco Stasera, sempre a cura di Mimmo Scarano. Era un'assenza che veniva di continuo lamentata dai telespettatori attraverso numerose lettere: lamentata persino da quelli che non risparmiavano alla trasmissione critiche anche severe. Ma è chiaro che il pubblico esige comunque l'attualità più documentata e ampia, e non s'accontenta delle veloci e superficiali notizie del telegiornale. Non possiamo dare un resoconto perché non c'è « anteprima » per i giornalisti; e non ci può essere « anteprima » proprio per il motivo dell'attualità, cioè della realizzazione definitiva del programma poco prima della sua andata in onda. u. bz.

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