Dalle atrocità al mito del capo di Piero Cerati

Dalle atrocità al mito del capo IL "CAUDILLO,, NEGLI ANNI DELLA GUERRA CIVILE Dalle atrocità al mito del capo Il segnale lo diede Radio Ceuta: « Su tutta la Spagna il cielo è senza nubi »; l'occasione fu l'assassinio del cattolico Calvo Sotelo, trucidato da alcuni sicari qualificatisi come « guardias de asalto », agenti di polizia: era il luglio del 1936. La rivolta avvenne in tutte le guarnigioni militari: gli ufficiali che rifiutarono di far lega con gli insorti furono passati per le armi; dove non v'erano caserme, la guardia civil e i falangisti imposero l'ordine. La « mente » del colpo di Stato era il generale Mola, Franco vi aderì all'ultimo momento, ma i suoi precedenti ne facevano il capo in assoluto. Nelle Canarie, dov'era stato inviato in « esilio », l'avevano accolto al grido di « boia delle Asturie »: con i massacri compiuti per domare la lotta dei minatori si era imposto come « uomo forte », inviato a ridare coraggio alla borghesia atterrita dai « rossi ». Franco, El Tercio, i mori d'Africa scriveranno una storia di atrocità in Spagna, ma nei primi giorni l'azione è affidata a personaggi destinati a scomparire o a diventare comprimari: il generale Queipo De Liano, che occupa Siviglia, gli altri ufficiali che si impossessano di Cadice, Cordova, Granada. La rivolta, però, incontra difficoltà: muore in un misterioso incidente aereo uno dei capi, Sanjurjo; il popolo armato dal nuovo governo schiaccia le forze dei generali Fanjul e Goded, a Madrid e Barcellona, città che « contano »; aviazione e marina si dichiarano per la Repubblica e i marinai trucidano gli ufficiali insorti. L'esercito d'Africa (35 mila uomini) è bloccato; Franco sinora è riuscito a portare sulla penisola soltanto 9 mila moros. Ma la sorte è favorevole al futuro « Caudillo ». Gli ha tolto di mezzo Sanjurjo (doveva essere lui il generalissimo), ora gli offre l'aiuto di Mussolini e Hitler: una decina di aerei Savoia Marchetti 81 e una cinquantina di Junker 52 dal primo agosto compiono il primo ponte aereo della storia militare, trasportando in Spagna 500 uomini al giorno e tonnellate di materiale bellico. Tangeri espelle le navi repubblicane, che avevano trovato riparo in quel porto, e lo stretto diventa libero: il 15 agosto, il primo convoglio franchista porta ad Algesiras 4 mila uomini e 4 batterle di cannoni. I trimotori dell'Ala Littoria scortano le navi e mettono in fuga l'incrociatore governativo «Alcalé, Zamora », che tentava di intervenire. Le truppe di Franco appena sbarcate (esercito del Sud) puntano su Madrid, dove sta convergendo il generale Mola con l'esercito del Nord. La città di Badajoz è messa a ferro e fuoco « per dare un esem¬ pio ai ribelli rossi ». Le scene di massacro sono orribili. A Granada, in un boschetto di pinastri selvaggi di Fuentegrande, i franchisti uccidono il poeta Garcia Lorca. Le truppe nazionaliste sono a 70 chilometri da Madrid, si dirigono a Toledo per aiutare il colonnello Moscardo, che con 1300 uomini resiste ai repubblicani nell'Alcazar. E' una manovra sbagliata, che costa ai franchisti la presa di Madrid: la propaganda penserà a cancellare questa macchia dalla strategia del « generalissimo », inventando il mito dell'assedio dell'Alcazar, i 17 anni di Luis Moscardo (ne aveva invece 24) fucilato come ostaggio, le atrocità dei «rossi». La guerra di Spagna è ormai un « affare » internazionale. Germania, Italia e Portogallo sostengono con volontari e armi « la crociata » franchista « per salvare il mondo dal bolscevismo ». Proposta inglese Il governo francese del socialista Leon Blum, su suggerimento inglese, spera di sbloccare la situazione proponendo la politica del « non intervento » straniero in Spagna: niente materiale bellico e nessun uomo ai due avversari. Tutti i Paesi si allineano alla proposta: le democrazie mantengono la parola, le dittature barano al gioco e favoriscono Franco. Il « generalissimo » intanto ottiene due successi: si vede riconosciuto dall'Europa il titolo di «belligerante» e non quello di ribelle (è una grossa conquista diplomatica, un errore o un cedimento dei Paesi liberi al fascismo), sconfigge la «concorrenza » del generale Mola grazie alle imprese dei suoi moros, alla propaganda per la presa dell'Alcazar, agli uomini che lo circondano: suo fratello Nicolas, Millan Astray, il generale Yagiien, Varela, il monarchico Kindelàn. Franco diventa « generalissimo » e capo del governo dello Stato spagnolo. L'investitura avviene a Burgos, ma egli la vuole a Madrid e per questo ha bisogno di materiale, uomini, soldi. La Germania nazista vede nella penisola iberica una palestra di addestramento per la prossima guerra mondiale che dovrà decidere del suo destino. Hitler non si lascia sfuggire l'occasione di sperimentare la sua aeronautica militare. Quando le brigate internazionali appaiono sul fronte di Madrid, i nazisti fondano la Legione Condor, che anticipa il bombardamento a tappeto di Coventry durante la seconda guerra mondiale con il massacro totale di Guernica. L'Italia è stremata dalla conquista dell'Etiopia, ma si getta nell'avventura spagnola, che le costerà 6 mila morti e non le darà alcun risultato tangibile. Il 1° agosto 1936 viene istituito al ministero degli Esteri di Roma l'Ufficio Spagna e alcuni giorni dopo aerei, materiali e volontari affluiscono in Spagna. Quando gli antifascisti in esilio fondano la Legione italiana per combattere a fianco dei repubblicani, l'Italia decide la formazione di un Comando truppe volontarie (esercito, reduci, camicie nere) che arriverà sino ai 50 mila effettivi. Gli italiani, fascisti e antifascisti, si troveranno di fronte in opposte trincee dall'8 al 24 marzo 1937 nella battaglia di Guadalajara. Anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani, democratici, libertari formano l'esercito spagnolo governativo: mancano spesso il coordinamento e la disciplina, il coraggio vi deve supplire. Il 7 novembre 1936, alle 12,30, Franco ordina l'attacco a Madrid da tre lati: Avila, Segovia e Toledo; i nazionalisti hanno il controllo degli aeroporti di Cuatros Vientos e Cerro de los Angeles: l'aviazione di Franco (appoggiata da fascisti e nazisti) è padrona del cielo, invano i caccia russi « Rata » (chiamati i « rincagnati » per la forma del motore) tentano d'opporsi. Il governo repubblicano di Largo Caballero si è trasferito a Valencia. Entrano in azione anche i carri armati di Mussolini. Si combatte per giorni e giorni al Ponte dei Francesi sul Manzanarre, alla casa del Campo, alla città universitaria, alla caserma Montana. Il «generalissimo» deve interrompere l'offensiva. E' il 1937, Franco è impegnato su tre fronti: contro i «rossi» governativi, contro gli amici della Repubblica in Europa e nel mondo, contro Hitler e Mussolini che «presentano il conto» e vogliono intromettersi nelle cose di Spagna, contro le fazioni di destra in polemica tra di loro (monarchici legittimisti, monarchici carlisti, esponenti della Ceda e falangisti). Nell'opera di «epurazione», il generalissimo ha al suo fianco un nuovo consigliere: l'avvocato Serrano-Suner, allievo dei gesuiti, marito d'una sorella di Franco. Tutti i gruppi politici vengono sciolti e nasce il partito unico, o movimiento, col nome di Falange Espanda Tradicionalista y de las Jons, che avrà come capo unico e indiscusso Franco, il Caudillo, cioè il duce, il fuehrer. Cadono le teste degli avversari politici e si profila un alleato decisivo: la Chiesa cattolica. Il 1° luglio 1937, il primate di Spagna, cardinal Goma, in una «Lettera collettiva ai vescovi spagnoli» trasforma la guerra dei nazionalisti in «crociata» per la salvezza della Spa- gna, della religione e della Chiesa perseguitate. In realtà, il Vaticano si era schierato subito a fianco di Franco. Soltanto i cattolici baschi erano rimasti fedeli alla Repubblica. Più difficile per il Caudillo trattare con tedeschi e italiani. I fascisti, poi, hanno addirittura un loro piano per occupare Madrid e 10 applicano: il 10 febbraio, le forze di Roatta e Queipo de Liano entrano in Malaga, mentre Varela e Mola attaccano Madrid. La capitale resiste grazie alle brigate internazionali del generale Kleber. I fascisti avanzano verso Guadalajara, ma sono fermati dagli italiani della Garibaldi, tra i quali vi sono Luigi Longo e Vittorio Vidali. Roatta, Coppi, Rossi, Nuvolari e Bergonzoli vengono respinti, 11 fronte si stabilizza. Mussolini è furioso, Franco soddisfatto: può mettere in disparte lo scomodo alleato italiano e incominciare la sua offensiva al Nord. I nazisti della Condor distruggono Guernica e il generale Mola perisce in un incidente aereo: scompare l'ultimo personaggio in grado di contestare il potere al Caudillo. Cadono le Asturie Cadono Santander e le Asturie. A Barcellona, anarchici e comunisti si scontrano con gli stalinisti e la Esquerra di Company; cade il governo Caballero e al suo posto sale Negrin, appoggiato dai comunisti. Il 1938 vede un'offensiva repubblicana su Teruel, ma le armate nazionaliste hanno partita vinta e dilagano verso il mare. Negrin fa proposte di pace e decide il ritiro delle brigate internazionali come segno di buona volontà. Se ne vanno 12.637 uomini, salutati a Barcellona dalla «Pasionaria»: «Voi siete la leggenda; siete l'esempio eroico della solidarietà». Anche i nazionalisti mandano a casa 10 mila dei 50 mila italiani. Ma il 14 gennaio 1939 cade Tarragona, il 26 Barcellona, il 10 le truppe franchiste sono alla frontiera francese. Cade anche Madrid, il 28 marzo. Due giorni dopo è la volta di Valencia, ultimo bastione repubblicano. Il 1° aprile 1939, radio Burgos trasmette il comunicato della vittoria di Franco: «Oggi, dopo aver fatto prigioniero l'esercito rosso e averlo disarmato, le truppe nazionaliste hanno raggiunto i loro ultimi obbiettivi militari. La guerra è terminata». Decine di migliaia di miliziani sono fatti prigionieri; mezzo milione di profughi ha trovato asilo in Francia. Le nazioni europee democratiche, ormai, trattano in segreto con Franco. Piero Cerati