Non si può pretendere che i Comuni lavorino se si tolgono loro i mezzi per sopravvivere di Carla Fontana

Non si può pretendere che i Comuni lavorino se si tolgono loro i mezzi per sopravvivere Torino chiede allo Stato un aiuto per cancellare i vecchi debiti Non si può pretendere che i Comuni lavorino se si tolgono loro i mezzi per sopravvivere La giunta è in difficoltà per la preparazione del bilancio 1976 • Il sindaco Novelli: "Dobbiamo prima sapere che fine farà il bilancio preventivo '75 fermo a Roma e come saranno ripianati i disavanzi dei tre anni precedenti" - Il vicepresidente della Regione, Libertini: "Una situazione assurda: i Comuni non hanno soldi, i nostri sono inutilizzati" - Stasera Consiglio Le cifre sono lì. nero su bianco, drammaticamente reali. Il Comune di Torino deve ripianare i disavanzi dei bilanci consuntivi del 1972, '73 e '74, ili tutto 172 miliardi e 478 milioni di lire. Ma non ha i soldi per farlo, né garanzie da offrire — secondo la legge — per ottenere crediti. Anzi, le banche hanno già concesso «anticipazioni di cassa» che ora a buon diritto reclamano indietro. Non è una sorpresa, né per gli amministratori vecchi e nuovi né per quanti seguono le vicende del Comune, perché il problema è stato affrontato in numerose occasioni in Consiglio comunale. Solo che ora «i nodi vengono al pettine» e se non interviene un fatto nuovo Torino rischia la paralisi. A dare esca alla polemica esplosa in questi giorni tra i nuovi e i vecchi amministra- tori è il fatto che i disavanzi I degli anni '72-'7.V74 non conipaiono nei bilanci preventivi. ì ma soltanto in quelli consuntivi. I bilanci di previsione erano cioè stati presentati a | suo tempo in pareggio fittizio. «Se non avessimo fatto cosi — spiegano ora, come al- J lora, l'ex sindaco Forcellana e | l'ex assessore al bilancio Valente, de — non avremmo potuto fare investimenti ver 170 miliardi di lire, come invece abbiamo fatto negli ultimi cinque anni». Infatti, la pre j seriazione di un bilancio in deficit comporta per i Coniu ni tutta una serie di controlli centrali e di eventuali «tagli» nelle spese. «E' vero — rispondono il sindaco Novelli, pei, e l'assessore al bilancio Borgogno, psi —. ma cos'i il Comune di Torino, per far fronte alle esigenze immediate, addirittura per pagare gli stipendi ni dipen¬ denti, ha dovuto ricorrere al-1 ple anticipazioni di cassa presso le banche per complessivi 188 miliardi e 15 milioni, sui quali paga interessi dal 15 al 21 per cento. Non solo; orti le banche chiedono di normalizzare la situazione e l'unico modo per eliminare queste anticipazioni e accendere mutui che il Comune non è in grado di stipulare non potendo offrire garanzie. A tutt'oggi possiamo gai-ftntire per quattro o cinque miliardi di lire e, a partire dal primo gennaio, per trenta». Quando i bilanci sono presentati in deficit, lo Stato interviene in misura del 50 per cento per il ripianamento, offrendo le garanzie e ammettendo al credito presso la rtcEadeds«ccvcvrmmnvCassa Depositi e Prestiti che ì Tapplica tassi variabili tra il 6 I e l'8 per cento. Il problema ora, è di sapere come si provvederà alla copertura di questi disavanzi per essere in ì grado di predisporre il bilanI ciò preventivo 1976 (si parla ' di altri 213 miliardi di defi! cit). j Le difficoltà per il bilancio del 1975 sono di altro genere: i già nel preventivo c'era un deficit di 135 miliardi, ma il do- ! cumento è ancora fermo alla , Commissione centrale per la I finanza locale. «Prima dobbiamo sapere quale fine farà il bilancio ' 1975 e come sistemeremo i di- i savanzi degli esercizi precedenti», insiste Novelli: «Oppure si vogliono bilanci fasulli anziché documenti realistici?». Per questo il sindaco e il vicesindaco sono andati a Roma, venerdì, dal ministro dell'Interno, Gui, presentandogli una sintesi della situazione finanziaria (per la verità, priva di ogni tono polemico verso i predecessori). Lincontro non e stato decisivo, anche se ha irlo qualche speranza. In compenso, pero, a Tonno ha sollevato un vespaio, e non è I escluso che stasera, in Consiglio comunale, se ne riparli. Sfrondando la polemica dai toni esasperati e dai risentimenti un po' politici e un po' personali, resta il dato di fatto incontestabile: i Comuni non sono più in grado di far fronte, finanziariamente, ai gravosi compiti caduti sulle loro spalle (il caso di Torino è ancora fra i meno catastrofici). Le responsabilità delle amministrazioni civiche sono I aumentate con l'incremento della popolazione e l'intensifi-1 carsi della domanda di servizi sociali, senza che lo Stato abbia aumentato i fondi. «Solo per fare un esempio — interviene Libertini, vicepresidente della Regione —: nel 1888 ai Comuni toccava il 30 per cento della spesa pub- blica. nel '74 questa è scesa al | 15 per cento! E' una cuoci lol- I I le». E non basta: l'Intendenza ' di Finanza, che devo assegnare i fondi dello Stato agli En- conteggi per mancanza di per- , sonale, tanto che il Comune di Xorino na deciso di mette. I [ «Non è più rinviabile la ri-1 forma della legge sulla finan- ' za locale», affermano Novelli ! ■ e Libertini, e su questo tutte ;.a , „Q ~S,Z,A" „™„™»«T,,„, Le foiz(Lp° ltiche concordano. ì*™ Llbertlni 11 meccanismo , di distribuzione dovrebbe es- j I sere automatico, con indici | re a disposizione sei impiegati. Un altro duro colpo è venuto dalla riforma tributaria, per cui la quasi totalità delle entrate comunali dipendono 'daUa ripartjzione fatta dall'E rarj0 statale prefissati, in modo da toglie re la discrezionalità dei con tributi e dirottare il flusso secondo i compiti effettivi degli Enti locali. 11 che comporta anche la parallela riforma della vecchia legge comunale e provinciale. Oggi i Comuni debbono provvedere a molti servizi che la legge considera «facoltativi» (l'esempio più i clamoroso è l'edilizia scolastica), ma che sono un bisogno, vitale per la cittadinanza e a i cui il Comune non può e non vuole sottrarsi. Ma le riforme non arrive- ! ranno certo domani ( anche se ! mercoledì una riunione interministeriale discuterà della finariza locale). I problemi, invece, sono di oggi. Quali prov-1 vedimenti immediati propone Torino? Risponde Novelli: «Prima di tutto, azzerare la situazione. Lo Stato si faccia carico dei 20 mila miliardi di deficit dei Comuni (il dato è del convegno dell'Arici a Viareggio/. Potrebbe anche distribuire il gettito fiscale ai Cornimi in misura sufficiente per consentirne l'utilizzo, in parte a copertura dei deficit precedenti e in parte a incremento delle entrate normali j di bilancio». Anche la Regione vuole «da- j re una mano». Afferma Libertini: «I Comuni non hanno soldi e la Regione non riesce\ a spendere i suoi. E' un assur- ! do. Purtroppo i nostri contributi non vengono utilizzati ; perché gli Enti locali non so- j no in grado di coprire la par- \ te della spesa che rimane a ' loro carico. Cosi ci orientiamo a "saltare il fosso": paghiamo tutto >ioi e. se vogliono, costruiamo anche noi». Il discorso si riferisce in particolare agli asili-nido e ad altre opere pubbliche. «Ovvia- ^ t è ,„ s0lu , né Vooiettìvo cui mìrìa. soltanto un interven , m emeroe„ga>K precisa Li. bertinif cne non dimentica la I crisi economica e la necessità di un urgente rilancio dell'attività produttiva. Carla Fontana I ì | J | Il vicepresidente della Regione Libertini e il sindaco Novelli

Persone citate: Arici, Borgogno, Gui, Libertini, Novelli

Luoghi citati: Comune Di Xorino, Comune Di Torino, Roma, Torino, Viareggio