Saragat: "Torno a smentire non fui avvisato del golpe" di Silvana Mazzocchi

Saragat: "Torno a smentire non fui avvisato del golpe" Vito Miceli tenta di bloccare l'istruttoria Saragat: "Torno a smentire non fui avvisato del golpe" I difensori del generale hanno chiesto che gli atti vengano trasmessi al Parlamento Roma, 19 ottobre. Era prevedibile. Ancora una volta il senatore Giuseppe Saragat ha smentito il generale Vito Miceli. «Dì fronte all'affermazione contenuta nella memoria difensiva — ha dichiarato Saragat in una nota diffusa nel pomeriggio — secondo la quale io sarei stato informato dall'allora capo del Sid del tentativo dì colpo di Stato ordito nella notte del 7-8 dicembre '70, ribadisco quanto ebbi già a dire tempo fa quando l'affermazione fu pubblicata la prima volta, e cioè che essa è assolutamente falsa». Ai primi dello scorso aprile, la stampa rese noti i contenu- ti degli interrogatori resi dal generale Vito Miceli alla ma- gistratura e le affermazioni dell'ex capo del Sid secondo le quali Saragat, Restivo e Ta- nassi sarebbero stati informa- ti nella loro qualità rispetti-vamente di capo dello Stato, ministro dell'Interno e ministro della Difesa dell'epoca, di tutto quanto il generale aveva raccolto sul tentativo golpista messo in atto da I Borghese. «Escludo nel modo ! più assoluto di aver avuto no- ' tizie sul golpe Borghese dal j generale Miceli — dichiarò il , senatore Saragat in quell'oc- casione e, a proposito di due incontri che Vito Miceli aveva sostenuto di aver avuto con I lui, aggiunse: «Non ho mai ri- [ cernito il generale Miceli». | «La prova del falso — ha ! dichiarato oggi il senatore Sa-1 ragat — oltre alla testimonianza di tutta la mia vita spesa per la causa della libertà e nella lotta contro il fascismo e il nazismo, risulta da un'accurata indagine degli uffici competenti». Il senatore j Giuseppe Saragat continua la sua nota ricordando di essere stato informato un'unica vol | ta di un tentativo di colpo di J stato, nella primavera del 1970, dall'onorevole Pietro In i grao del pei, nella villa di 1 Castelporziano nei pressi di Roma. «Lo ricevetti immediatamente — ha detto Saragat — e alla sua allarmante notizia misi in moto tutti i servizi di difesa. Risultò che si trat- tava di un falso allarme. Tut te le altre notizie, da quel giorno sino a oggi, di colpi di Stato progettati e falliti, le conobbi dalla lettura dei gior nali». Fin qui la reazione di Sara gat. Ma, agli atti del processo restano le affermazioni di Mi celi alle quali, evidentemente, la memoria difensiva si riferi sce- 11 generale disse ai magi stratl che' non sol° informo l'allora capo dello Stato, Saragat, ma che, quando gli venne chiesto chi fosse stato messo a parte di quelle notizie, egli rispose di aver informato il ministro dell'Interno Restivo. «E il Presidente ne prese atto», sostenne Miceli. Proceduralmente, il giudice istruttore Filippo Fiore, al quale la memoria della difesa di Miceli è rivolta, potrebbe tuttora procedere a un confronto tra l'ex capo del Sid e il senatore Saragat. In questo caso, automaticamente, gli atti dovrebbero essere rinviati alla commissione parlamentare inquirente. Se poi il ragio¬ namento degli avvocati Franco Coppi e Girolamo Bellavista si rivelerà fondato, potrebbero venir trasmessi alla Camera solo gli stralci riguardanti i tre uomini politici chiamati in causa da Vito Miceli. Indubbiamente lo «spettro» della commissione grava ora sull'intero processo, proprio mentre il giudice Fiore sta per emettere l'ordinanza di rinvio a giudizio degli imputati. Il tempo stringe: il 12 novembre prossimo scadono i termini di carcerazione preventiva per Sandro Rampazzo e per Eugenio Rizzato; il 15 verrà la volta di Giancarlo De Marchi; in gennaio anche il colonnello Amos Spiazzi potrebbe tornare libero e, via via, tutti gli altri. I primi a riottenere la libertà fanno tutti parte dell'organizzazione eversiva «La rosa dei venti» e sono accusati, oltre a reati minori, di «associazione sovversiva e cospirazione politica». Silvana Mazzocchi

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