Più botte che gioco nel derby genovese

Più botte che gioco nel derby genovese Sul campo di Marassi (1-1) segnano Magistrelli su rigore e Castronaro Più botte che gioco nel derby genovese Il Vicenza pareggia a Pescara (Dal nostro corrispondente) Pescara, 7 settembre, (a.b.) E' finita pari e patta tra Pescara e Vicenza, messe di fronte per il terzo turno di Coppa Italia. Il Pescara ha così sciupato una favorevole occasione, visto che gli avversari si erano presentati in campo privi di ben sei titolari. E' stata una partita povera di contenuto tecnico, anche perché le due squadre sono apparse in condizioni atletiche molto approssimative. La cronaca ha visto il Pescara subito proiettato in avanti, alla ricerca del gol, con i centrocampisti in posizione molto avanzata; ma è stato tuttavia il Vicenza a rendersi pericoloso per primo, con un pallone di Di Bartolomei che al 4', su punizione, ha sfiorato la traversa. L'insistenza del Pescara ha trovato comunque premio al 16', quando Repetto ha centrato l'angolino basso con un gran tiro, sferrato da oltre venti metri. Il vantaggio acquisito non ha frenato i locali, che in più circostanze sono andati vicini al raddoppio. Gradatamente la spinta del Pescara ha perso di vigore e il Vicenza ha così cominciato a farsi vivo in avanti. Al 41', preludio al pareggio, c'è infatti da registrare un gran tiro di Ballarin che Piloni è stato bravo ad arrestare in due tempi. Il pareggio è giunto, meritato, al 45', pochi attimi prima del fischio per l'intervallo. A segnarlo è stato Berti, con un tiro al volo, sferrato dal limite dell'area. La ripresa è stata senza storia, con il Pescara che tornava a premere con molta insistenza, però senza costrutto, né pericolosità, anche perché per i biancazzurri è diventato tutto più difficile dal 68' quando, per infortunio, è uscito Prunecchi, che fino a quel momento era parso l'unica punta di una certa incisività nello schieramento di Rosati. (Dal nostro corrispondente) Genova, 7 settembre. ■ Wo;i può essere un match, troppi calci -, ha commentato il et. Fulvio Bernardini presente in tribuna stampa, dopo pochi minuti di gioco. Ed ha avuto pienamente ragione, perché di calcio se n'è visto poco, in questo derby che di amichevole ha avuto soltanto il nome. Troppo nervosismo tra gli atleti in campo, come se la posta In palio fosse decisiva agli effetti di tutto un campionato; di qui calcioni e fallace) a non finire, più da parte del genoani anche se i blucerchiati non sono stati propriamente a guardare. Il tutto condito da un arbitraggio impreciso e indeciso. Il signor Reggiani ha ammonito quattro giocatori (Croci, Castronaro, Catania e Ferroni, tutti per gioco falloso) ma se avesse mostrato al momento giusto più tempestività e polso nelle sue decisioni, probabilmente la gara non sarebbe degenerata in episodi che a tratti hanno avuto il sapore della rissa. La premessa serve a far comprendere come siano andate le cose. La ricerca del risultato ha condizionato tutto, purtroppo In senso negativo. La Sampdoria, reduce dalla squillante affermazione in Coppa Italia sulla Roma, si presentava con il favore del pronostico, e probabilmente credeva di poter disporre con una certa facilità del Genoa, avversaria di campionato inferiore. Il Genoa, a sua volta, non era per niente deciso a vestire I panni della remissività, per cui ha subito impostato la gara sul plano di una accesa combattività per supplire alla migliore inquadratura tecnica e alla migliore condizione fisica dei blucerchiati. Molto agonismo, quindi, ma gioco latitante, anche se la Sampdoria ha subito rilevato una chiara superiorità a centrocampo, dove ha sfruttato II maggior dinamismo dei suoi giocatori, e un impianto di gioco più solido e razionala, per cui ha comandato la manovra per lunghi tratti. Il Genoa, nelle cui file si rivela più che mai necessaria la presenza di un vero e proprio regista del gioco, ha replicato con animosità ma anche con velleitarismo, per cui inizialmente la manovra si è svolta quasi esclusivamente a centrocampo. La superiorità della Sampdoria si è fatta più marcata dopo una ventina di minuti ed inlatti al 26' i blucerchiati avrebbero potuto passare in vantaggio: con Girardi che era uscito precipitosamente per respingere su Saltutti fuori porta, Valente ha tentato la conclusione fallendola, né meglio di lui ha saputo fare Magistrelli, che ha sbagliato l'aggancio successivo. Ma il gol è venuto due minuti dopo, allorché l'arbitro ha giustamente decretato il rigore per atterramento di Saltutti, lanciato in area ad opera di Rossetti: dagli undici metri Magistrelli ha trasformato spiazzando Girardi. DI rigori ve ne sarebbe stato un altro al 37', allorché identica situazione di prima si è presentata con Campidonlco che mandava a gambe levate Rossinelli, ma l'arbitro non se n'è dato per inteso ed ha fatto proseguire. Sul rovesciamento di fronte (38') il pareggio del Genoa: calcio d'angolo battuto da Conti, Cacciatori esce male e smanaccia la palla che carambola sulle teste di Pruzzo e Rossinelli e finisce a Castronaro, appostato al limite dell'area: tiro al volo a porta sguarnita ed è il gol dell'uno a uno. Giorgio Bidone Sampdoria: Cacciatori; Arnuzzo, Fossati (dal 61' Niccolino; Valente, Prini (Ferroni "dal 58'), Rossinelli, Tuttino; Bedln, Magistrelli, Orlandi, Saltutti. Genoa: Ghirardi; Rossetti, Croci; Campidonico, Rosato, Castronaro; Conti (Rizzo dal 46') Arcoleo, Bruzzo, Catania, Borici (Mariani dal 61'). Arbitro: Reggiani. Reti: Magistrelli al 25' su rigore; Castronaro al 38'.

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