II manager del volante (cervello ed entusiasmo)

II manager del volante (cervello ed entusiasmo) Niki, campione a ventisei anni II manager del volante (cervello ed entusiasmo) (Dal nostro inviato speciale) Monza, 7 settembre. Dopo John Surtees, Niki Lauda, nel mezzo undici lunghi anni pieni di gioie, di delusioni, di amarezze. « Miki Mouse », « Fra- ì tei Coniglietto », il « Computer », | tanto per citare qualcuno dei soprannomi affibbiati a Lauda, ha riportato a Maranello, ad Enzo Ferrari, il titolo più bello, quello di maggiore prestigio nell'automobilismo sportivo. E se il campionato del mondo di Formula 1 è destinato al pilota, al tempo stesso esso premia il costruttore, essendo inscindibile il binomio uomo-macchina. Ma qui parliamo dell'uomo, del giovanotto austriaco di buona famiglia dall'aria seria ed efficiente, dai modi educati quanto sbrigativi. Un manager che non ha una scrivania ma un volante, che parla di accelerazione e di pneumatici e non di schede perforate 0 di costi, che opera su una pista e non su un mercato: le applicazioni sono dilferenti, ma il metodo per affrontare e risolvere 1 problemi è quello di un dirigente industriale degli Anni Settanta., Molta intelligenza, molta diligenza, molto calcolo. Molto entusiasmo, anche, ma, forse, poca comunicatività. Nei giudizi è perentorio e sbrigativo, odia le domande sciocche che lamio perdere tempo inutilment' : quando è sul lavoro non c'è posto per altro. Un personaggio dlllicile, un uomo, per certi versi, scomodo. Un uomo, però, sincero, che risponde semplicemente, che non cerca di colorire, e sarebbe facile, le proprie Imprese. Gli ho chiesto: « Cosa significa per te il titolo mondiale, cosa cambierà nella tua vita? ». Avrebbe potuto dire mille cose, magari bellissime. Guardandomi negli occhi, come per dar maggiore iorza alle sue parole, ha risposto: « Niente di particolare, solo l'aver raggiunto un risultato che mi ero prefisso. Un risultato bello e piacevole per me e per la Ferrari, ma un risultato normale, perché frutto giusto e regolare di un lavoro. Tutto continuerà come prima, forse avrò più impegni, forse guadagnerò un po' di denaro in più. Tutto qui ». Mariella Reininghaus. la sua donna, 25 anni, fisico da indossatrice, dice che per Niki la massima manifestazione esteriore di irritazione è l'Irrigidirsi del volto, ma una volta — nelle prove del Gran Premio di Svezia — l'ho visto saltar fuori dalla sua Ferrari e battere i pugni sull'abitacolo dalla rabbia ed un'altra — In Germania — accalorarsi a questa mia domanda: « Dicono che sei un pilota-computer, che ne pensi? ». « Penso — rispose rosso in volto — che sia, come minimo, una definizione inesatta. Non sono una macchina. Nessuno mi ha programmato, io ho liberamente impostato i miei piani e scelto una certa strada, con tutti i sacrifici che comporta. Sono solo una persona che si è dedicata con impegno ad un certo lavoro e che cerca di svolgerlo nel modo migliore. Per essere sereno mi basta esser convinto di aver fatto il possibile, indipendentemente dal risultato ». Lauda ha cominciato a pianificare la sua vita dopo le prime corse, dopo essersi reso conto di avere del talento naturale migliorabile con l'esperienza. Nato a Vienna il 22 febbraio 1940. Niki Imparò a guidare nelle tenute del padre, proprietario di alcune cartiere nel dintorni della capitale « Ho cominciato con un trattore », ha conlessato agli amici della Ferrari. Aveva undici anni. A quindici comprò per 1500 scel¬ lini, guadagnati lavorando per il padre, una Volkswagen, la smontò e la studiò pezzo per pezzo. « Volevo capire come era costruita » E' un episodio che anticipa il Lauda d'oggi, il pilota che conosce ogni particolare della sua 312/T e che può tornire ai tecnici preziose indicazioni per la messa a punto e lo sviluppo della vettura. » Niki — sostiene l'ing. Mauro Forghieri, progettista della Ferrari — ha in questo campo un orecchio, un'abilità eccezionali ». Nel 1968 Lauda debutto con una piccola Mini, presto sostituita da una Porsche e, nel '69, da monoposto di Formula «Vee» e 3 e da una « sport » tre litri. Due anni dopo guidava già una Marci; di F. 2 e si accingeva al grande passo in Formula 1. Una carriera rapidissima malgrado l'opposizione della famiglia, » I miei — mi ha raccontato una volta — non volevano che corressi. Mio padre avrebbe preferito che svolgessi una qualche attività industriale, ma a me non piaceva. Mi hanno ostacolato in ogni modo, persino inducendo una banca a negarmi un prestito, lo mi sono rivolto ad un altro istituto e, nel '72, ho preso 35 mila sterline al tasso del 6 per cento, coperte da una assicurazione sulla vita. In questa maniera ho potuto avere una "formula uno" dalla March ». Una stagione con la March e, nel 1973, il pilota austriaco approdò alla BRM Insieme con Clay Regazzoni. Annata disastrosa per le monoposto britanniche ma non per Lauda, che si mise in vista per la cura con cui preparava la sua recalcitrante macchina e per le capacità di guida che sloggiava. Enzo Ferrari lo notò, Regazzoni — già chiamato a Maranello per sostituire Jackie lekx — lo raccomandò. Luca Montezemolo lo apprezzò per la serietà e l'intelligenza. E cosi Niki venne alla Ferrari, fornendo un contributo forse decisivo nella « riscossa - della nostra Casa: prima la 312-B3, poi la 312-T costituiscono il frutto di un lavoro di squadra che, probabilmente, non sarebbe stato così rapido ed efficace senza l'apporto del viennese. Ore, giorni, mesi di allenamenti, di collaudi, di prove nella pista che la Ferrari possiede a Fiorano, a due passi dallo stabilimento, e sul circuiti in giro per il mondo, secondo un programma ferreo stabilito da- quell'altro giovane manager che opera a Maranello, Montezemolo. « Un lavoro noioso, ma necessario — ha spesso detto Lauda —, perché così si pongono le basi di un successo ». Tutto calcolato, tutto programmato e, come logica Imponeva, ecco la Ferrari tornare nel 1974 sulla cresta dell'onda. Già l'anno scorso, in tondo. Lauda avrebbe potuto vincere il titolo mondiale. Invece, un po' per sfortuna, un po' per inesperienza, tu eliminato dalla battaglia che si ridusse ad un duello tra Regazzoni ed Emerson Fittipaldi. Vinse il brasiliano e Lauda giurò a se stesso di riuscire nell'impresa appena sfiorata. « Nella vita — ama sostenere Niki — bisogna sapersi evolvere, crescere Occorre migliorarsi, sfruttare l'esperienza. Se si sbaglia, non commettere più lo stesso errore. Nelle corse è lo stesso. Quest'anno non ho ripetuto certe ingenuità del '74 e in gara non ho fatto uno sbaglio. Ho lavorato bene, tutta la Ferrari ha lavorato bene ». Lauda parla sempre di « lavoro » e, In effetti, correre per lui non è un hobby o uno svago. « E' un mestiere, anche se mi piace —ha ripetuto in mille interviste. — Nel guidare c'è il lato divertente, ma pure tanta fatica e concentra¬ zione. Non c'è tempo per emozionarsi o per distrarsi. Al massimo c'è il piacere di condurre una vettura in modo perfetto nelle più difficili condizioni. Non è una professione per tutti. Bisogna saper calcolare il minimo particolare, estro e fantasia non contano niente, lo calcolo soprattutto il rischio. Mi spingo fin dove il mio calcolo può dirmi di andare. E, se è vero che le corse sono pericolose, il fatto di saperlo è un bel vantaggio ». // campione, dunque, si diverte ma non troppo a correre. E si stupisce dello stupore altrui per il fatto. « Le cose veramente divertenti — i solito dire — sono altre: stare con gli amici fuori dal mondo del lavoro, nuotare, sciare, volare ». La passione di Lauda sono gli aerei: sta prendendo il brevetto di pilota e già possiede un Cessna. Non beve alcolici, non fuma, la 20 minuti di - footing » al giorno per non superare I 65 kg del peso forma, dorme dieci ore per notte, gli piacciono I tortellini e l'Italia. Vive a Salisburgo con Mariella in una bella casa oppure in albergo a Modena quando « lavora » a//a Ferrari. E' un automobilista prudente, che rispetta i limiti di velocità e si allaccia le cinture di sicurezza. La sua macchina è una Fiat 131 Mlraiiorl. In Austria. Lauda è diventato più famoso di Toni Sailer o di Klammer. E' un idolo cui tutto è permesso. Per noi è solo il « superpilota » che è stato capace di sfruttare /'« arma » offertagli dalla Ferrari. Anche cosi, credo che i filosi di Maranello debbono dirgli grazie e volergli bene. m. fe.