Piazza Fontana: Valpreda chiede il processo a Milano di Guido Guidi

Piazza Fontana: Valpreda chiede il processo a Milano Presentata istanza alla Cassazione Piazza Fontana: Valpreda chiede il processo a Milano I motivi (ordine pubblico e legittima suspicione) che hanno portato il dibattimento a Catanzaro non esistono più - Un ritorno a Milano comporterebbe un ulteriore rinvio del giudizio Roma, 31 agosto. Pietro Valpreda chiede che il processo per la strage di piazza Fontana sia trasferito da Catanzaro e torni ad essere celebrato a Milano, che tutto sommato, è la sede naturale del dibattimento. Il « pasticciaccio » giuridico-giudiziario collegato agli attentati del 12 dicembre 1969 tende cioè a diventare (ammesso che questo sia possibile) sempre più complicato. Infatti la richiesta di Valpreda sulla quale la Cassazione ha stabilito di pronunciarsi a metà di novembre, seppure formalmente ineccepibile e sostanzialmente giusta comporta in modo automatico il trasferimento a Milano anche di altri due processi: quello PredaVentura e quello, ancora in istruttoria, al giornalista Guido Giannettini e al deputato missino Pino Rauti. Come dire che se la Corte suprema si trovasse d'accordo con la tesi di Valpreda il processo per l'esplosione alla Banca dell'Agricoltura di Milano potrebbe essere celebrato soltanto nel 1977: 8 anni dopo il delitto. Vediamo le ragioni per cui Valpreda (e con lui il suo amico Roberto Gargamelli, la zia Rachele Torri, la madre Eie Lovati e la sorella Maddalena) chiede che il «suo» processo sia trasferito da Catanzaro. Anzitutto non esistono più motivi validi (ordine pubblico e legittima suspicione) alla celebrazione del dibattimento fuori di Milano; inoltre — e tutto ciò viene sottolineato nell'istanza alla Cassazione presentata dagli avvocati Guido Calvi, Nicola Lombardi, Alberto Malagugini, Luca Boneschi, Francesco Fenghi, Marco Janni, Fausto Tarsitano e Giuseppe Zupo — il diritto degli imputati alla difesa è compromesso dall'enorme costo che comporta un processo a Catanzaro. Basti pensare che il solo viaggio aereo da Milano e per Milano costa oltre 100 mila lire e questo si traduce inevitabilmente in una ridotta presenza degli avvocati nell'aula giudiziaria. Non si dimentichi che le molte udienze già svolte per i tre precedenti processi, cominciati e interrotti, hanno inciso sulle scarse disponibilità finanziarie della difesa. Mai destino di un processo è stato così tormentato. Avrebbe dovuto essere celebrato nei primi mesi del 1972: ma dopo due settimane di udienze fu rinviato da Roma a Milano perché si stabilì che competenti territorialmente a giudicare dovessero essere i magistrati milanesi. Ma Milano fu ritenuta dalla Corte di cassazione una sede non adatta per motivi di ordine pubblico e di legittima suspicio ne, e così il processo fu tra sferito a Catanzaro. Il secondo dibattimento, ini ziato nel marzo 1974, fu interrotto tre mesi dopo perché si decise che era più opportuno unirlo al processo Freda-Ventura, la cui istruttoria si era conclusa nel frattempo a Milano. Dopo un anno terzo dibattimento interrotto dopo una settimana per attendere la conclusione dell'istruttoria che nel frattempo era stata iniziata nei confronti di Giannettini e Rauti e consentire così ai giudici della Corte d'Assise di procedere a un'indagine globale su tutta la vicenda. L'istruttoria nei confronti del giornalista e del deputato missini è ancora in corso: dovrebbe concludersi tra qualche mese, per arrivare al dibattimento (tre processi in uno: Valpreda, Freda- Ventura, Giannettini-Rauti ) all'inizio del 1976. Ora l'iniziativa di Valpreda rimette tutto in discussione. Sotto il profilo formale e sostanziale, come si è detto, la richiesta sembra ineccepibile. Il processo Valpreda non fu celebrato a Milano perché si ritenne che il capo luogo lombardo non fosse j una sede adatta per un sereno giudizio. «Ma negare oggi a Milano — si osserva nell'istanza rivolta alla Cassazione j — la serenità, l'obiettività, le I condizioni politiche, morali e organizzative per ospitare un processo di così vasta portata significherebbe ritenere che la magistratura milanese non è indipendente e sovrana, non è capace di reggere la giusta partecipazione popolare, la critica e il controllo della pubblica opinione. E' indubbio che Milano, oggi, non è più, semmai lo è stata, al centro dell'attenzione e delle gesta di gruppi provocatori e clandestini ». Ancora una considerazione che potrebbe pesare sulla decisione della Corte di Cassazione. Trasferire nuovamente il processo per la strage di piazza Fontana da Catanzaro a Milano comporterebbe un ulteriore rinvio del dibattimento e questo avrebbe come conseguenza che tutti gli imputati tornerebbero nel frattempo in libertà. Per Freda e Ventura, infatti, i termini della carcerazione preventiva scadono nel prossimo dicem sarebbe ancora iniziato. Guido Guidi bre; per Giannettini fra un anno, e certo per quell'epoca il processo — a Milano — non