Uccide a sangue freddo l'agente inerme di Marzio Fabbri

Uccide a sangue freddo l'agente inerme Il grave episodio a Milano dopo Y assalto ad una agenzia di banca Uccide a sangue freddo l'agente inerme Stordito da un colpo alla testa, era caduto a terra: il bandito gli ha esploso una raffica di mitra al viso - Un cittadino ha sparato contro l'auto dei rapinatori, ferendone uno, ma i malviventi sono riusciti a fuggire (Nostro servizio particolare) Milano, 30 ottobre. Un appuntato della « Volante », che aveva affrontato tre rapinatori di una banca a Milano, è stato ucciso da uno dei banditi con una raffica di mitra al volto. E' stato un omicidio a freddo: il poliziotto era già a terra, privo di sensi per un colpo infertogli col calcio dell'arma, quando il malvivente, presa con calma la mira, gli ha esploso la scarica in faccia. Un cittadino, impugnato il fucile che aveva in auto, ha centrato per tre volte la vettura dei banditi, ferendone uno, ma senza riuscire ad impedirne la fuga. E' cominciata allora una gigantesca caccia all'uomo condotta dalla « Volante », dai carabinieri e dai reparti della « Celere », che hanno compiuto veri e propri rastrellamenti. Sono stati impiegati cani ed elicotteri, putvoppo senza esito. I/appuntato ucciso è Aliano Bracci, nato 40 anni fa a Montegallo (Ascoli Piceno); lascia la moglie Maria Adriana Menotti, di 35 anni, e la figlia Manuela, di 7 anni. La tragica sequenza comincia alle 10,50 quando i banditi prendono d'assalto l'agenzia numero 10 della « Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde » di via Astesani, angolo via Bellerio, a nord della città, nella zona di Affori. Nell'istituto di credito entrano, uno dopo l'altro, tre banditi, calzamaglia scura sul viso e armi in pugno. In strada, a poche decine di metri di distanza, due complici li attendono: uno è al volante di una « Alfetta » grigia metallizzata (rubata una settimana fa a Bollate); l'altro è in piedi, di fianco alla macchina, a fare il palo. « Fuori i soldi o vi ammazziamo » grida il primo bandito; poi i complici fanno stendere a terra i 20 impiegati e 15 clienti. Mentre tutti sono sotto il tiro delle armi, uno dei malviventi salta il bancone, si avvicina alla cassaforte e si impadronisce di banconote per trenta milioni. Nessuno dei rapinatori si accorge, però, che un impiegato è riuscito ad azionare il segnale d'allarme, collegato direttamente alla Questura. Via radio vengono subito impartite istruzioni alle auto di pattuglia. La più vicina è la « volante » Cenisio. Capo equipaggio è l'appuntato Bracci; autista, l'agente Leonardo Di Girolamo, 20 anni. Il terzo poliziotto, che di solito completa l'equipaggio, non c'è: al mattino si era sentito male e aveva ot-1 tenuto qualche giorno di ri- ] dposo. j iL'auto della polizia arriva pdavanti alla banca quando i ' crapinatori se ne sono andati da pochi secondi. L'appuntato Bracci è il primo a balzare a terra, rivoltella in pugno. Sulla soglia un impiegato lo attende: « Sono fuggiti di là! », e gli indica via Bellerio. Da solo, Aliano Bracci prosegue l'inseguimento. Percorsi pochi metri vede l'« Alfetta » dei rapinatori: è ferma, i banditi sono ancora a terra. Il graduato spara un colpo in aria ma ncsmanstlibsnon può fare altro: nella fo-1 ga non si è accorto di avere | msuperato uno dei banditi,! quello col mitra. Il malvivente lo aggredisce alle spalle: con la canna dell'arma prima lo colpisce sulla mano facendogli cadere la pistola, poi alla nuca. L'appuntato Bracci crolla I privo di sensi. Ora non rap ! presenta più una minaccia per i banditi ma, spietato, il rapinatore gli punta la canna del mitragliatore al viso ed esplode una raffica. L'assassino fa per raggiungere i complici quando gli si para dinanzi un pensionato che ha seguito tutta la tragica scena (di questo coraggioso testimone, come degli altri, non daremo il nome per evitare rappresaglie): il malvivente se ne libera picchiandogli la canna del mitra sulla gola. L'agente Di Girolamo, che fino a questo momento non si è mosso dall'auto, appena ode i colpi d'arma da fuoco balza a terra impugnando la pistola e volta l'angolo della strada: «Aliano — racconterà piangendo — era sul marciapiede, aveva il viso sfiguralo e perdeva sangue. Ho sparato automaticamente contro quei maledetti ma avevo la vista annebbiata». La sparatoria è udita anche da un altro cittadino che è in un bar col padre e sta pre- parandosi ad una battuta di caccia in una riserva. Appe- na sente i colpi e capisce che cosa sta avvenendo corre in strada, apre il baule della macchina, ne estrae un fucile automatico calibro 12, mette nel serbatoio cinque colpi e spara ai rapinatori. Un proiettile infrange un finestrino dell'i' Alfetta », un altro spezza il fanalino, il terzo ferisce un bandito al fianco. Poi l'arma si inceppa e il malvivente, aiutato dai complici, riesce a salire sull'auto. si scatena la caccia all'uo- i mo. Affluiscono reparti della 1 , , l ■fSf^-iSP^i. c?™Sn,-ed i unità cinofile dei carabinieri; un elicottero volteggia sui tetti. Per i primi minuti si va a tentoni ma, in capo a mezz'ora, si trova l'auto del- la rapina, abbandonata a un ! chilometro e mezzo dalla j banca: i sedili sono sporchi ] di sangue. ! Poco dopo cominciano ad j arrivare al « 113» telefonate, di cittadini che segnalano la presenza dei rapinatori. Ore 11,45: «Sono saliti su una 500»; ore 12: «Tre uomini nascosti in un prato, dietro un muro »; ore 12,15: « Un bandito si è rifugiato nella chiesa di via Pavoni »; ore 12,25: « Sono nella scuola elementare; fate attenzione, i ci sono i bambini ». Tutte le segnalazioni sono sbagliate ma la morsa delle forze dell'ordine non s'allenta. Per due ore e mezzo si setaccia-1 no le strade, vengono per- ; quisiti palazzi e case, poi ci. si deve arrendere all'evidenza: l'accerchiamento è stato eluso e, almeno per il mo-1 mento, gli assassini sono | fuggiti. Nella frenesia dell'azione si J dimentica di avvertire la fa-1 miglia dell'appuntato. Il gior- j naie radio diffonde la notizia anche nell'appartamento di j Aliano Bracci e la moglie lo i sente. Si attacca al telefono: parla con un collega del mari to che, impacciato, non sa che cosa dire: «Non so niente, per \ favore aspetti, un ufficiale sta j venendo da lei». Maria AdriaI na Menotti capisce perché, at- j traverso la cornetta del telefono, si sente un grido e la comunicazione è interrotta. Quando da lei arriva il capitano Scarpis, della «celere», la donna è in stato di choc. Alla conferma della notizia sviene. Bisogna pensare alla bambina: va a scuola a poche centinaia di metri dal posto dove è stato ucciso suo padre. Alcuni i parenti portano la piccola a I | casa loro e per qualche gior-1 ; no non le diranno niente: | vuole essere la madre a spiegarle che cosa è accaduto. Cominciano le indagini. Si setacciano i pregiudicati, si i mostrano le foto segnaletiche. Un «identikit» di tre rapinatori è pronto: uno, 25 anni, 1,70 I di altezza, accento lombardo; il secondo 40-45 anni, meridionaie; il terzo, giovanissimo, I tremava. E' poco ma si tenta. ■ l In una conferenza stampa, ! i stasera, un funzionario ha panato dell'appuntato Bracci. «Entrato in polizia a 21 anni, sposato nel '64, trasferito nel '68 a Milano. Nel '71 premiato ! ver il coraggio mostrato in \ j fina operazione antirapina». ] «Scrivete che era un uomo ! buono e tranquillo» dice un j suo collega. «Quando andavo , a casa sua — aggiunge l'auti- sta Di Girolamo — mi parlava della pensione non troppo lontana, dell'intenzione di tornarsene a fare il contadino. Non voleva una carriera brillante, lavorava per la moglie e la figlia». Marzio Fabbri I i | ; i Milano. Agenti perquisiscono una casa diroccata alla ricerca degli assassini (Ap) L'appuntato Aliano Bracci

Luoghi citati: Aliano, Ascoli Piceno, Bollate, Milano, Montegallo