Consumatori sconfitti di Paolo Galimberti

Consumatori sconfitti PROMESSE MANCATE DELLA GESTIONE BREZNEV Consumatori sconfitti Nell'industria leggera, l'ultimo piano quinquennale è fallito: i beni di consumo rimangono scarsi e di cattiva qualità - Lo ammettono i giornali sovietici - La cattiva programmazione ha dei rischi politici (Dal nostro corrispondente) I Mosca, ottobre. In una città sovietica qual- i siasi, una brigata di lavoratori edili riceve una gratifi- ! ca per aver realizzato in an- \ ticipo il piano di costruzioni assegnatole. Ma gli operai respingono il premio perché il prodotto del loro lavoro è di qualità così scadente che essi se ne vergognano. Con il suo gesto compatto e simbolico, la brigata vuol denunciare l'assurda situazione del sistema produttivo, del quale essa è strumento e vittima: dirigenti impreparati, che dunque redigono progetti insensati; ritardi nelle torniture dei materiali di costruzione, che si rivelano spesso scadenti quando finalmente arrivano; remote autorità centrali, che giudicano soltanto secondo criteri quantitativi: pressioni da parte dei funzionari locali di partito, che vogliono crearsi benemerenze di fronte ai superiori mettendo all'occhiello la mostrina del piano realizzato in anticipo, non importa come. Ne deriva agli operai, tutti convinti comunisti, un grave turbamento della coscienza politica: « Sembra che occorra un mucchio di tempo per costruire il comunismo », mormora perplesso uno dei più giovani. Ma, alla fine, la brigata è costretta ad accettare la gratifica dall'intervento dei funzionari politici: carriere ed onori, da costoro costruiti sulle fondamenta della finzione o anche di una più innocente incompetenza, rischiano altrimenti di crollare per l'autocritica degli operai. Il film-accusa Da un punto di vista artistico, questa nuova pellicola sovietica (intitolata appunto Premija, « La gratifica») è un tentativo mal riuscito, pesante e senza alcuna tensione drammatica, di cinema-verità. Ma sul piano politico il lavoro ha il pregio di una denuncia documentata e veritiera: quelli che scorrono sullo schermo in due ore di proiezione sono mali reali dell'economia sovietica. Non tutti, ma certo alcuni dei più gravi. Non si tratta, però, di un film rivoluzionario o controcorrente, né poteva esserlo, poiché la trama è stata scritta da un segretario di cellula. Il messaggio proveniente da Premija — che, difatti, ha avuto una valanga di recensioni favorevoli — è lo stesso che compare sempre più sovente nelle pagine dei giornali sovietici e quasi ogni giorno in quelle ufficialissime della Pravda: bisogna lavorare di più e meglio, ed elevare il livello qualitativo della produzione. In un discorso pronunciato il 14 giugno al Palazzo dei congressi del Cremlino, e ritrasmesso dalla televisione da Brest fino a Vladivostok, Leonid Breznev disse: « Aumentare la qualità del lavoro è diventato il problema chiave per lo sviluppo della nostra economia. Ciò concerne la qualità dei nostri piani, la qualità delle attività manageriali, il rafforzamento della disciplina del lavoro e il miglioramento della produzione. Dobbiamo fare un uso più completo delle capacità produttive, mettere in pratica più rapidamente le tecnologie avanzate e ridurre lo spreco di materie prime. Non sono compiti facili, ma dobbiamo i riuscirci; sennò non ha alcun senso parlare di produttività dell'economia ». Lanciato sugli schermi di Mosca a poco più di cinque mesi dal congresso del partito, Premija è, al tempo stesso, una constatazione e un monito, né più né meno degli editoriali della Pravda, l'ultimo sul tema pubblicato l'altro giovedì. La constatazione del fallimento degli obiettivi del nono piano eco- nomico quinquennale è un monito affinché non si ripetano gli stessi errori con il decimo, che dovrà essere approvato dall'imminente congresso. L'8 aprile 1971, quando i cinquemila delegati del partito votarono all'unanimità le direttive economiche per il quinquennio 1971-75, Henry Shapiro. allora decano dei corrispondenti occidentali a Mosca, definì, in un dispaccio urgente all'agenzia Upi, il nono piano « a promise to put more butter on the tables and more cars in the garages » (una prò messa di mettere più burro sidle tavole e più automobili nelle autorimesse). Mai, però, in alcuno dei quattro anni già trascorsi, e sicuramente neppure in questo che sta per concludersi, gli impegni sono stati rispettati: ogni anno, l'Istituto centrale di statistica ha invariabilmente registrato un tasso d'aumento del «settore B» inferiore a quello del «settore A». Ma anche quando la produzione di certi articoli di consumo è stata abbondante, scarpe ed abiti, ad esempio, la qualità è risultata così scadente soprattutto in rapporto al prezzo (40 rubli per un paio di calzature o 150 per un vestito da uomo, quando il salario medio è di circa 140 rubli al mese) die i compratori se ne sono egualmente tenuti lontani, facendo accumulare nei magazzini immense quantità di merci invendute. « Di che vi lamentate compagno? Non vedete che quest'abito ha ricevuto l'attestato di buona qualità? », diceva, in una vignetta della Pravda, un commesso ad un cliente, che provava inorridito un abito: una gamba dei pantaloni si fermava sopra la caviglia, l'altra finiva sotto il tacco, le spalle erano asimmetriche e l'altezza delle tasche della giacca differente Ma, come nel film Premija, l'attestato di qualità viene dato da burocrati che neppure controllano il prodotto e che premiano chi produce di più, non meglio. Grano dagli Usa Ma, peggio ancora, spesso il problema è di qualità e quantità insieme e, negli ultimi cinque anni, la lista dei « clefizitnye tovary ». i beni mancanti, si è talvolta arricchita dì nuove voci. Nel 1972, anziché più burro sulle loro tavole, i sovietici hanno visto arrivare nei negozi grandi cartelli che li invitavano a non sprecare il pane «vsem produktam produkt» /il prodotto per eccellenza). Il raccolto era stato di 30 milioni di tonnellate inferiore ai bisogni alimentari della popolazione e alle quote necessa rie per l'allevamento. Per tutto l'inverno 1972-73. in molti centri, anche grandi come Krasnodar (circa 500 mi/a abitanti), non si vide la carne, ma soltanto scarse quantità di lardo. Quest'ali- no la storia si ripete, il rac- colto sarà ancora peggiore che nel '72, ma i dirigenti sono corsi per tempo ai ripari: già sono state importate 23 milioni di tonnellate di ■cereali, acquistati in America e un po' dovunque, per una spesa di quasi tre miliardi di dollari trovati in parte con la vendita di 130 tonnellate d'oro sul mercato mondiale. Brutte sorprese Negli ultimi quattro anni, la Pravda e le Izvestija — per limitarsi ai due maggiori quotidiani — hanno di volta in -volta denunciato la mancanza di forchette, piatti, bi- j beron, spilli, cravatte, calze i di cotone, accendisigari, pez- ' zi di ricambio per lavastovi- \ glie o lavabiancheria. Talvolta si tratta di difetti della distribuzione: così la Pravda scrisse, addirittura in un editoriale, che mentre a Mosca non si trovavano forchette da mesi, enormi quantità invendute si accumulavano in città di periferia, dove la domanda era un decimo di quella moscovita, ma le forniture eguali. Oppure, la spiegazione è ancora più incredibile: le Izvestija hanno raccontato che le fabbriche di accendisigari riescono ad inventare macchinette fantastiche e costosissime, con carillons incorporati ed altri ninnoli del genere, ma che raramente riescono ad accendere più d'un pacchetto di sigarette prima di rompersi. Quale ne sia la spiegazione, resta il fatto che la mancanza di beni di prima necessità, per periodi più o meno lunghi di tempo, si ripete. Dunque è una regola. LdUMfidLHLdUlsu| J i più che un'eccezione, e sono gli stessi giornali sovietici a denunciarla. Il caso più recente — e anche il più esemplare delle condizioni e della nuova mentalità del consumatore sovietico — è quello della carta igienica. La sua completa scomparsa dai negozi di Mosca ha suscitato discussioni, polemiche e perfino un senso di panico nella popolazione; la sua ricomparsa, dopo non so più quanti mesi, ha creato interminabili code davanti ai negozi (i russi conservano una mentalità di penuria, retaggio di tempi ben più duri, e quando nei negozi c'è qualche prodotto molto richiesto si scatena la corsa all'accaparramento nel timore che il giorno dopo non ci sia più). E questo della carta igienica è un caso probante per due ragioni. Primariamente perché esso dimostra che l'economia sovietica non è ancora in grado dì garantire una produzione e una fornitura regolari di beni che in Occidente sono considerati assolutamente banali. Le ragioni sono molte e neppure è possibile individuarle ed elencarle tutte. Ma principalmente sono due. una programmazione spesso sbagliata, perché troppo centralizzata e dogmatica, sia a livello produttivo che a livello distributivo; e la bassissima produttività del laDoro, che secondo stime oc- j cidentali e la metà di quel- I la americana. Dalle stesse \ statistiche ufficiali si ricava che nei primi sei mesi del 1974 ben 23 milioni di giornate lavorative sono andate perdute per assenteismo. Ma non sempre la bassa produttività del lavoro dipende dal «plochoe nastroenie», il cattivo umore dei lavoratori. Nel film Premija, la brigata-modello perde tre mezze giornate perché non ! e arrivato il cemento e una!- tra giornata a cercare in un magazzino uno stock di por- te, che nessuno ricorda se è '. arrivato, né dove è stato col- i locato. ! Secondariamente, le rea- \ zionì popolari alla mancan- I za di carta igienica provano che il consumatore sovietico (almeno nelle grandi città, che le campagne o le piccole città sperdute in Siberia meriterebbero un discorso a sé) è sempre meno disposto ad arrangiarsi. Ancora un po' d'anni fa, ha notato molto giustamente il corrispondente della Washington Post Peter Osnos, il russo medio avrebbe trova- to nella carta della Pravda un ottimo surrogato, per non dire un normale surrogalo, j Oggi non più. Un po' perche la gente dispone di quan- j tità sempre maggiori di sol- \ di fi salari sono aumentati del 20 per cento negli ultimi cinque anni); un po' perché I l'esempio occidentale comin- j ciu a far breccia nella way 1 of life del sovietico medio — ; sempre nelle grandi città, almeno — e anche nella sua mentalità. Ma soprattutto \ perché l'uomo della strada ha creduto alle promesse che gli sono state fatte quattro anni fa ed esige che siano I mantenute. Anche se forse qui non ci si arriverà mai, | perché maggiori sono al tem- i po stesso il controllo poliziesco e la passività politica della gente, la lezione dei ! moti polacchi del 1970 è un fantasma che aleggia sul | Cremlino e turba i sonni di Breznev e compagni. Paolo Galimberti ! I i ! \ Mosca. Sosta alla fontana dei magazzini « Gum » (Foto Grazia Neri)

Persone citate: Breznev, Grazia Neri, Henry Shapiro, Leonid Breznev

Luoghi citati: America, Brest, Mosca, Siberia, Usa